domenica 6 dicembre 2020

L'ANTICA CASA DI GAIO MARIO DIVENUTA ABBAZIA CISTERCENSE

 

Abbazia di Casamari, navata centrale della chiesa

Su una piccola collina rocciosa a guardia del torrente Amaseno, nel 1005 quattro pii ecclesiastici vollero edificare una chiesa dedicata ai Santi Giovanni e Paolo. Sul luogo sorgeva precedentemente un Municipio romano, Cereatae Marianae, così chiamato in onore della Dea dei raccolti e della fertilità Cerere e di Gaio Mario, celebre generale e politico. Proprio da quest'ultimo deriva l'attuale denominazione di Casamari.


Facciata della chiesa con l'ampia scalinata e l'atrio a tre archi.

Lì oggi, in un territorio incantevole in cui la bellezza però appare troppo spesso assediata dal grigiore del cemento sparso indiscriminatamente e irrispettosamente, brilla lo splendore dell'omonima abbazia.
Fondata nel 1035 dai benedettini, che ampliarono la chiesa originaria, fu completamente rinnovata nel XII secolo dai cistercensi, secondo i dettami tipici dell'ordine e sotto la direzione di Fra' Guglielmo da Milano. Dell'antica piccola chiesa costruita dai primi sacerdoti restano solo alcune colonne visibili di fronte all'abbazia.

L'imponente arcata d'ingresso, sormontata da un pregevole loggiato con quattro bifore


Si tratta di un gioiello architettonico oltre che storico, artistico e religioso, la cui grandezza è percepibile già dall'imponente arcata d'ingresso, sormontata da un pregevole loggiato con quattro bifore, ai piedi della collina. Oltrepassata quella soglia ci si trova ad ammirare la facciata della chiesa con l'ampia scalinata e l'atrio a tre archi.

 

Il silenzioso e suggestivo chiostro, circondato dagli edifici destinati ai monaci, con sedici eleganti bifore.


Al lato un passaggio conduce al silenzioso e suggestivo chiostro, circondato dagli edifici destinati ai monaci, con sedici eleganti bifore. Da vedere l'Aula Capitolare sorretta da possenti colonne cilindriche e illuminata da vetrate sapientemente decorate. 


l'Aula Capitolare sorretta da possenti colonne cilindriche  


l'Aula Capitolare è illuminata da vetrate sapientemente decorate.

Il luogo più importante di Casamari è la chiesa a croce latina e tre navate, con il transetto sempre a tre navate e sei cappelle. Ad essa si accede dal portico, attraverso un portale impreziosito da elaborate opere.

 

Il portale della chiesa abbaziale, impreziosito da numerose colonne e dalla lunetta intagliata a motivi vegetali,
sui quali spicca una figura stellata a otto bracci radiali

Come le numerose colonne e la lunetta intagliata a motivi vegetali sui quali spicca una figura stellata a otto bracci radiali. La medesima decorazione è ripetuta a destra e a sinistra della lunetta. Da notare poi il rosone a sei lobi, con al centro una piccola stella a otto punte. 


Prospettiva del transetto a tre navate e sei cappelle, con il baldacchino in marmo policromo e lanterne   


Due delle tre navate viste dal transetto


All'interno il senso di verticalità e ricerca delle altezze si coglie sin dal primo sguardo. Dalle imponenti volte a crociera alle ampie campate, fino ai magnifici pilastri cruciformi e alle monofore ad arco acuto che si aprono nelle pareti. Colpisce infine l'altare maggiore, sormontato da un baldacchino in marmo policromo e lanterne.


Il coro alle spalle del baldacchino in marmo, con il rosone a sei lobi, un elemento caratteristico della struttura.

L'antica casa di Mario da secoli rappresenta un fiore di cultura e spiritualità in una terra ricca di fascino e spunti per una visita alla ricerca della pienezza del vivere. Di quello stesso slancio verticale che pulsa nell'architettura cistercense.

Alcune delle sedici eleganti bifore decorate nel chiostro di Casamari









Luce ed ombra giocano attraverso le bifore del chiostro


lunedì 23 novembre 2020

ALETRIUM, MURA CICLOPICHE E ANTICHE LEGGENDE

Un tratto delle "mura ciclopiche" di Alatri risalenti al VI secolo a.c.

Tenere viva la fiamma della curiosità e del desiderio di conoscenza come ossigeno dell'anima è essenziale per un'esistenza piena. Attorno a noi, a poca distanza da casa, esiste un universo di bellezza da incontrare per alimentare quel fuoco.

 

La porta maggiore delle mura ciclopiche di Alatri, particolare del corridoio che immette all'Acropoli

A sud della Capitale ad esempio, tra l'Abruzzo e l'area pontina, si trova una terra dall'immensa ricchezza culturale e naturale: il Frusinate. Racchiusa tra  i monti, gli Ernici a nord e gli Ausoni-Aurunci a sud, la Ciociaria vanta paesaggi splendidi e borghi dal passato millenario la cui storia è avvolta nel mito.

 

Particolare dei giganteschi blocchi all'interno della porta maggiore, accesso all'acropoli di Alatri

Tra i luoghi più suggestivi di quel territorio c'è sicuramente Alatri. È l'antica Aletrium, uno dei principali centri degli antichi Ernici fondato, secondo la leggenda, dal Dio Saturno e celebre per le sue mura "ciclopiche", risalenti al VI secolo a.c, uniche al mondo per caratteristiche e stato di conservazione.

 

Strana figura visibile in un punto delle mura esterne di Alatri, forse simboleggiante il Dio Saturno, leggendario fondatore della città.

 

"Allorquando mi trovai dinanzi a quella nera costruzione titanica, conservata in ottimo stato quasi non contasse secoli e secoli ma soltanto anni, provai un'ammirazione per la forza umana assai maggiore di quella che mi aveva ispirato la vista del Colosseo". Queste parole dello storico tedesco Ferdinand Gregorovius, tratte da Passeggiate per l'Italia del 1858 e dedicate alle mura di Alatri, sono scritte su una targa tuttora affissa in un punto della cinta fortificata, lungo la salita che conduce all'Acropoli.


Alatri, mura ciclopiche. Particolare della porta dell'Aeropago. 


Stupefacente la maestosità della struttura: blocchi giganteschi sovrapposti a secco con precisione impeccabile. Alcuni dei giunti che uniscono i blocchi sono lunghi fino a 4 metri e alti più di 2. L'angolo sud-est della cinta, il punto più alto delle mura, supera i 15 metri.

 

La porta dell'Aeropago o porta maggiore, la più grande della cinta fortificata. Il più imponente degli accessi all'Acropoli di Alatri

Emblema di questo capolavoro di perfezione e grandezza sono le due porte di accesso all'Acropoli. La maggiore è quella dell'Aeropago, a sud. Essa è alta 4,50 metri e lunga 2,68. La sua peculiarità più evidente è l'enorme architrave monolitico lungo 6 metri, alto 1,8 e profondo 1,65. Per oltre 15 metri cubi e un peso di molte tonnellate. La porta maggiore immette in un corridoio coperto da altri architravi della medesima imponenza e fiancheggiato da blocchi poligonali.

 

La porta minore, secondo accesso all'Acropoli di Alatri. Detta porta dei Phalli per le singolari decorazioni ancora visibili sull'architrave

La porta minore, sul versante opposto della cinta, colpisce non tanto per la sua mole quanto per le decorazioni singolari che la denominano. Essa è detta infatti porta dei "Phalli". Il suo architrave, un monolito di 3,5 metri reca scolpiti tre membri maschili convergenti tutt'oggi visibili. Figure apotropaiche simbolo di virilità e procreazione.

 

I tre falli convergenti ancora visibili sull'architrave della porta minore, secondo accesso all'Acropoli di Alatri
 

Attraverso le due porte si accede all'Acropoli, costruita a forma trapezoidale livellando e terrazzando la sommità di un'altura. Al centro il Duomo di S.Paolo, in cui è custodita la reliquia dell'Ostia Incarnata.

 

Il Duomo di S.Paolo

A pochi passi dalle mura ciclopiche Alatri offre un'altra occasione di scoperta: la chiesa di S. Maria Maggiore nell'omonima piazza. L'edificio di fondazione romanica, modificato nel '200, venne eretto probabilmente sui resti di un tempio dedicato a Giove.

 

La chiesa gotico-romanica di S.Maria Maggiore, nell'omonima piazza al centro di Alatri
 

Bellissima la facciata con tre portali e soprattutto il grande rosone dal disegno particolare: una traforatura raccorda la cornice circolare a un quadrato interno, a sua volta unito con diagonali e mezzerie a un foro lobato centrale. Il modello d'insieme richiama il simbolo sacro della "Triplice cinta".

 

Il particolare disegno del grande rosone di S.Maria Maggiore

All'interno da ammirare il gruppo ligneo della Madonna di Costantinopoli (XIII sec.), il Trittico del Redentore di Antonio di Alatri e la Vergine col Bambino e San Salvatore.

 

Il gruppo ligneo della Madonna di Costantinopoli (XIII sec.)


Perdendosi nei suggestivi vicoli del centro poi si incontra la chiesa di S. Francesco, con l'interno barocco e facciata con campanile del XIII secolo. Senza dimenticare il Museo Civico di Palazzo Gottifredo, anch'esso del XIII secolo, da ammirare solo esternamente purtroppo, in quanto chiuso a causa del Covid.


Chiesa di S.Maria Maggiore, veduta dell'interno con archi ogivali

 

Non perdiamo la voglia di aprirci all'incontro con quanto di bello e nobile esiste vicino a noi. Di respirarlo. Quelle radici storico-culturali e artistiche d'Italia che meritano d'essere apprezzate e preservate. 

 

I grandi blocchi della porta maggiore di Alatri, accesso all'acropoli della città

giovedì 1 ottobre 2020

IL CONFINE D'ACQUA TRA GERMANIA E POLONIA, DA BAD MUSKAU ALLA REPUBBLICA CECA

Trojstyk granic, i tre confini. Il punto in cui si incontrano Polonia, Germania e Cechia

             

Quella parte di Sassonia che si stende lungo la riva ovest del Neiße, il fiume che costituisce per tutto il proprio percorso il confine con la Polonia, come tutte le terre di frontiera possiede quel particolare fascino che la vicinanza di culture, lingue, storie ed identità orgogliosamente diverse, ma unite dai secoli, sanno regalare.

 

Il palazzo rinascimentale del parco Puckler-Muskau a Bad Muskau, in Sassonia. Patrimonio Unesco
 

Cittadine sorte l'una di fronte all'altra, che si guardano dai due versanti della frontiera come sentinelle pacifiche dalle rispettive garitte, separate solo da una sottile lingua liquida. Zittau e Bogatynia, Gorlitz e Zgorzelec, queste ultime praticamente lo stesso agglomerato urbano distribuito in due Nazioni.

Mappa del parco di Bad Muskau, creato nel 1815-45 e condiviso da Germania e Polonia. Il confine è rappresentato dal fiume Nysa-Neiße


O Bad Muskau e Łęknica, unite dal verde del parco creato nel 1815-45 dallo scrittore e principe Hermann Von Puckler-Muskau, riserva naturale dal 1952 e patrimonio mondiale Unesco. Un'area estesa e ben tenuta, con l'immancabile Nysa/Neiße che scorre tra prati e colline. La parte principale si trova in Polonia ma il delizioso palazzo rinascimentale circondato da giardini all'inglese è in territorio tedesco. Tutto il parco è aperto al pubblico senza troppe divisioni. Gli elementi da cui si evince il passaggio da una Nazione all'altra sono i cartelli posti sui ponti che sormontano il fiume e i classici pali, dei colori delle rispettive bandiere, che punteggiano il confine lungo tutto il suo percorso.


Particolare delle decorazioni all'interno della St. Marienthal, abbazia cistercense (1230) di Ostritz, tra Gorlitz e Zittau, in Sassonia.
 

Il Neiße è protagonista della vita in questa parte di Sassonia, dirimpettaia della Slesia polacca, anche più a sud. Come nella piccola Ostritz, tra Gorlitz e Zittau, dove si trova l'oasi di spiritualità della St. Marienthal, abbazia cistercense del 1230 avvolta da edifici più recenti, tuttora abitati da monaci. Gli antichi altari e le ricche decorazioni sono un ennesimo tesoro da ammirare, ascoltando in sottofondo il suono del limes d'acqua risalendo il quale si giunge nel punto in cui le frontiere da due divengono tre.

 

Interno dell'abbazia cistercense di St. Marienthal ad Ostritz

 

Appena fuori Zittau, ultima cittadina tedesca a sud est, dopo alcuni minuti di piacevole cammino nel verde di un sentiero alberato e abbracciato dai prati, ci si trova nel punto in cui si intersecano Germania, Polonia e Repubblica Ceca.

 

Targa celebrativa nel punto in cui si incontrano i tre confini, tra le cittadine di Bogatynia (Pol), Hradek (Cz) e Zittau (De)

Il Nysa-Neiße qui è poco più che un ruscello. Polonia e Germania sono quindi ancora più vicine. A frapporsi tra Polonia e Cechia invece non v'è neppure quello. Solo un fossato di pochi centimetri. Un luogo suggestivo che parla di barriere solo apparentemente simboliche. Di comunanza nel rispetto delle identità storiche e culturali nonché delle rispettive sovranità. Di bandiere che rappresentano ancora le radici d'Europa.
 
Indicazione per i Tre Confini


martedì 1 settembre 2020

OYBIN, L'ABBAZIA CHE ISPIRÒ L'ARTE DI CASPAR FRIEDRICH


Abbazia di Oybin, particolare dell'interno
 

Lo scenario è quello delle fiabe. Oppure, ancor meglio, dei dipinti più belli. Come quelli di Caspar David Friedrich, tra i pittori più celebri della sua epoca, che seppe cogliere e tradurre in forme e colori nelle proprie opere l'immensa forza, poetica ed epica, della natura. Energia che attira a sé l'uomo, desideroso di unirsi ad essa.

I boschi attorno ad Oybin

Non stupisce che Friedrich, uno degli autori più significativi del romanticismo tedesco, si sia lasciato ispirare da quegli scorci magnifici ed eterei per alcuni suoi dipinti, come Il Sognatore (1835) e Rovine di chiesa, Oybin (1812).

 

Il borgo di Oybin sfoggia caratteristici edifici

 

Parliamo dell'abbazia gotica di Oybin, edificata su una collina verdeggiante nell'odierna Sassonia tedesca a pochi chilometri di distanza, però, dal confine polacco e ceco. Con le sue affascinanti rovine che evocano innumerevoli storie di secoli trascorsi e si innalzano oltre le cime degli alberi, essa rapisce subito lo sguardo.

Particolari formazioni rocciose punteggiano il paesaggio


La grandezza silenziosa ed evocativa d'un paesaggio incontaminato dal fascino ancestrale, unita alla potenza spirituale che un tale luogo sa trasmettere, porta il visitatore ad ammirare subito questa perla avvolta dal bosco. Già il cammino lungo il sentiero che dal pittoresco borgo con i suoi interessanti edifici tradizionali conduce alle rovine, prepara alla vista di ciò che sarà.

La cappella dell'abbazia vista dalla fortificazione meridionale

 

Uno stretto passaggio tagliato tra le rocce levigate e dalla singolare forma rettangolare porta all'arco d'ingresso della fortezza, all'interno della quale si trova l'abbazia. Le costruzioni sembrano nascere direttamente dalla pietra per poi librarsi verso l'alto alla ricerca del cielo e dell'aria.

La struttura sembra nascere dalla roccia


Natura e storia si fondono in questo quadro eterno e vivente dentro il quale si ha il privilegio di entrare. Una continua danza di ombre e luci plasma i profili e da ogni fenditura filtra il trascorrere del tempo che assume fattezze fisiche.

Prospettiva laterale

Ovvio che l'abbazia di Oybin esalti la fantasia di un artista. Ma non è necessario essere poeti o pittori, scultori o filosofi per apprezzare la maestosità e la purezza di un tale splendore. La sensibilità alla bellezza è un dono che viene fatto all'uomo. Esso può essere innato oppure allenato.

 

Stretti camminamenti tagliati nella roccia collegano l'abbazia al borgo
 

Nel primo caso sarà l'istinto a condurci ad Oybin, o negli infiniti Oybin del mondo. Nel secondo dovranno essere altri, già predisposti, a guidarci. Quale che sia l'inizio, una volta giunti sarà sicuramente una rivelazione. Il contagio della bellezza, in epoca di pandemia, è un ottimo vaccino. Il più efficace contro la vacuità interiore del nostro tempo.

Passaggio laterale alla chiesa

mercoledì 5 agosto 2020

GRAN SASSO, IL CUORE DI UNA TERRA TRA BELLEZZA E FERITE

Il profilo del Corno Grande, sul Gran Sasso
Il profilo del Corno Grande, sul Gran Sasso

Grandi spazi verdi nel silenzio dei monti e delle vallate. Scoprire l'Abruzzo significa trovarsi in un luogo che sembra giungere da un altrove lontano. Una di quelle terre esotiche figlie dei documentari o dei film, che rapiscono la mente solo guardandole attraverso uno schermo. Che desideriamo proprio in quanto irraggiungibili, inafferrabili. Ebbene, questa regione così vicina e bellissima, regala le stesse sensazioni di sbalordimento e magnificenza che caratterizzano i tesori unici al mondo.

La piana di Campo Imperatore

Area tormentata dal destino e da quella stessa natura che la rende meravigliosa e magnetica. Il continuo ribollire del sottosuolo infatti distrugge e crea. Scuote la vita annichilendola e rigenerandola al contempo, donando nuova energia e voglia di combattere alle creature che lì abitano. Ci si affaccia sempre volentieri in questo piccolo regno di boschi e vette, di borghi antichi immersi nella quiete e di ospitalità. Vi si torna perché qui, quasi paradossalmente, c'è serenità e pace.

La cinta muraria di Assergi, paesino delizioso ai piedi del Gran Sasso

Il massiccio del Gran Sasso è uno dei simboli della regione, con il profilo maestoso del Corno Grande che domina la piana di Campo Imperatore. Una sorta di grande sala del re alla cui estremità si trova l'imponente trono di pietra. E il viandante deve percorrere deferente quella distanza fino a rendere omaggio al sovrano della montagna.

Assergi, particolare della chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta (1150): portale romanico e rosone

Profili e paesaggi, quindi, ma anche profumi e sapori. Ogni viaggio culturale è anche un calarsi nell'identità enogastronomica locale. Scendendo gli aspri tornanti da Campo Imperatore verso Assergi non c'è niente di meglio di una tappa ristoratrice, fuor di metafora, in questo piccolo borgo adagiato alle pendici del grande monte. Le secolari mura risorte dopo il sisma abbracciano l'antico abitato ancora ferito. Una passeggiata tra gli stretti vicoli è il giusto epilogo di un pasto genuino a base di piatti tipici e intensi vitigni locali.

Rocca Calascio immersa nella nebbia. Fondata intorno all'anno mille nel XV secolo fu dotata delle quattro torri cilindriche

Rocca Calascio, antiche vestigia nella nebbia

Nei dintorni da non perdere una visita a Rocca Calascio, altro gioiello della zona. Dall'omonimo abitato recuperato negli ultimi anni nel rispetto dell'estetica originaria e votato all'accoglienza turistica, si sale alla rocca. Un vero monumento le cui quattro torri cilindriche e i camminamenti laterali trasmettono la forza dei secoli. Attorno un panorama impareggiabile riempie gli occhi. Anche in questa magìa è doveroso fare sosta per assaporare le molte prelibatezze che l'area ha da offrire.

L'Aquila, Basilica di S. Maria di Collemaggio, simbolo della città

Ineludibile infine una visita nel Capoluogo: L'Aquila. Simbolo per anni di dolore e sofferenza a causa del tremendo sisma del 2009, è tornata a splendere grazie alla tenacia e alla volontà. Il centro storico vede ancora gru e cantieri all'opera, ma molto è stato fatto. Dalla Fortezza spagnola alla Chiesa di S.Maria del Suffragio, meglio nota come chiesa delle Anime Sante. Fino al simbolo della città: la basilica di S.Maria di Collemaggio.

La fontana delle 99 cannelle, altro emblema de L'Aquila

La ricostruzione di quest'ultima, fedele a storia e tradizione, è quella de L'Aquila, e la sua rinascita è quella degli aquilani. Sbriciolata dal sisma con il crollo totale della cupola, delle volte e delle coperture del transetto, guardarla ora riempie il cuore. Un'opera momumentale l'ha restituita al mondo più solida e forte senza stravolgimenti estetici che l'avrebbero violentata.

La fortezza spagnola de L'Aquila, ancora soggetta a lavori di recupero

Lo stesso spirito di conservazione e fedeltà al modello ha caratterizzato la rinascita di un altro emblema del Capoluogo abruzzese come la basilica di S. Bernardino, che il terremoto aveva privato della cella campanaria e della cupola totalmente crollate. Senza dimenticare la Fortezza spagnola ancora soggetta a lavori e la celebre fontana delle 99 cannelle, ulteriore icona de L'Aquila con i suoi mascheroni che rappresentano i castelli che parteciparono alla fondazione della città.

Il profilo barocco della chiesa di S. Maria del Suffragio, più nota come chiesa delle Anime Sante.
Immafine iconica del terremoto oggi tornata a splendere


Un popolo che è riuscito a risorgere ancora, forte e gentile. Ed ora che nuove sventure si abbattono non solo sull'Abruzzo, dal Covid agli incendi, il segreto è sempre lottare e ricostruire con orgoglio e fedeltà verso le proprie radici. Ma questa è un'altra storia.

Prospetto della Basilica di S. Bernardino dove riposano le spoglie del francescano Bernardino da Siena. Uno dei più significativi monumenti rinascimentali d'Abruzzo.