lunedì 15 dicembre 2008

TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO

Montasser Al Zaidi scaglia la scarpa contro Bush
( foto dal sito Yahoo.com)


"Mission accomplished" dichiarava George W. Bush il 1° maggio 2003 dal ponte della portaerei USS Abraham Lincoln, la guerra in Iraq era conclusa vittoriosamente per la autoproclamatasi "coalition of the willings". Cinque anni dopo, nel momento del congedo e a pochi giorni dall'insediamento del neo inquilino della Casa Bianca Barack Obama, il comandante in capo ormai deposto dagli elettori americani e dall'opinione pubblica mondiale, è protagonista di una scena grottesca proprio a Bagdad, in quell'Iraq liberato che avrebbe dovuto essere il fiore all'occhiello della sua politica estera.
Montasser al Zaidi, sciita di 28 anni, giornalista del canale tv al-Baghdadiya, che trasmette dal Cairo, ha scagliato una scarpa contro l'ex uomo più potente del mondo durante una conferenza stampa gridandogli "cane", uno degli insulti più gravi nel mondo arabo, dato che il cane è un animale impuro per i musulmani. Immagini che hanno fatto il giro del mondo in pochissimo tempo e che rappresentano il simbolo del fallimento neo-con.
La farsa che nasce dal dramma, dalla tragedia di un Paese dilaniato e terrorizzato, che nulla ha visto in questi anni delle promesse fattegli dall'occidente di redenzione salvifica e rinascita nel benessere e nelle libertà. La retorica post-bellica si è tradotta nel più classico dei governi corrotti, una specie di satrapia occidentalizzata. "Il rapporto interno degli esperti governativi di Washington, filtrato al NewYorkTimes," Scrive Vittorio Zucconi su La Repubblica del 15 dicembre "confermava quello che tutti sanno da tempo, che la ricostruzione dell`Iraq è stata una tragedia grottesca di incompetenza, ignoranza e corruzione". Un esecutivo posticcio e privo di rappresentanza, quindi, impossibilitato a sopravvivere senza la protezione del grande mentore, un occupante che non può andarsene senza veder naufragare, in un mare di sangue , quel titanic costruito dalla protervia e dall'arroganza.
"Il presidente" Prosegue Zucconi "della nazione che s`illudeva di essere accolta a colpi di fiori e caramelle come salvatrice, e di cavarsela con qualche milione di dollari di spese, deve muoversi in territorio ostile e sequestrare i telefonini ai pochi giornalisti portati al seguito, perché di nessuno è possibile fidarsi. Giustamente, come hanno mostrato gli oltre 50 morti nell`ultimo attacco a una riunione di capitribù e di boss locali, a Kirkuk, la settimana scorsa."
Ora toccherà a Obama impedire che la polveriera irachena deflagri incendiando tutto il Medio Oriente, proprio mentre l'Asia è gravemente destabilizzata, dall'India all'Afghanistan, fino al Pakistan e alle repubbliche ex sovietiche dell'area.
Ma gli errori dell'Occidente, in tutta la loro perniciosità, hanno provocato ferite difficilmente rimarginabili. Il fallimento delle dottrine demenziali della guerra preventiva e dell'esportazione della democrazia, come se questa fosse un pacco dono natalizio, deve far riflettere prima che sia troppo tardi. "Io sono lo spirito che vuole eternamente il male e opera eternamente il bene" dice Mefistofele nel Faust di Goethe e proprio questo sembra essere il paradosso dell'occidente che, secondo Massimo Fini, "nonostante si definisca in buona fede democratico e liberale, è fondamentalmente integralista e totalitario. Perchè non concepisce e non tollera l'altro da sè che, per ragioni che di volta in volta sono economiche o etiche o umanitarie, deve essere omologato al modello egemone che si considera, per dirla con il Candide di Voltaire, 'il migliore dei mondi possibili'.
Ebbene, tale mondo, nella persona di uno dei suoi simboli più forti, viene preso pubblicamente a scarpate. Dobbiamo ripensare a ciò che è accaduto in questi anni, in quanto non vorrei che la prossima calzatura fosse lanciata, tra qualche tempo, contro Barack Obama.