mercoledì 5 agosto 2020

GRAN SASSO, IL CUORE DI UNA TERRA TRA BELLEZZA E FERITE

Il profilo del Corno Grande, sul Gran Sasso
Il profilo del Corno Grande, sul Gran Sasso

Grandi spazi verdi nel silenzio dei monti e delle vallate. Scoprire l'Abruzzo significa trovarsi in un luogo che sembra giungere da un altrove lontano. Una di quelle terre esotiche figlie dei documentari o dei film, che rapiscono la mente solo guardandole attraverso uno schermo. Che desideriamo proprio in quanto irraggiungibili, inafferrabili. Ebbene, questa regione così vicina e bellissima, regala le stesse sensazioni di sbalordimento e magnificenza che caratterizzano i tesori unici al mondo.

La piana di Campo Imperatore

Area tormentata dal destino e da quella stessa natura che la rende meravigliosa e magnetica. Il continuo ribollire del sottosuolo infatti distrugge e crea. Scuote la vita annichilendola e rigenerandola al contempo, donando nuova energia e voglia di combattere alle creature che lì abitano. Ci si affaccia sempre volentieri in questo piccolo regno di boschi e vette, di borghi antichi immersi nella quiete e di ospitalità. Vi si torna perché qui, quasi paradossalmente, c'è serenità e pace.

La cinta muraria di Assergi, paesino delizioso ai piedi del Gran Sasso

Il massiccio del Gran Sasso è uno dei simboli della regione, con il profilo maestoso del Corno Grande che domina la piana di Campo Imperatore. Una sorta di grande sala del re alla cui estremità si trova l'imponente trono di pietra. E il viandante deve percorrere deferente quella distanza fino a rendere omaggio al sovrano della montagna.

Assergi, particolare della chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta (1150): portale romanico e rosone

Profili e paesaggi, quindi, ma anche profumi e sapori. Ogni viaggio culturale è anche un calarsi nell'identità enogastronomica locale. Scendendo gli aspri tornanti da Campo Imperatore verso Assergi non c'è niente di meglio di una tappa ristoratrice, fuor di metafora, in questo piccolo borgo adagiato alle pendici del grande monte. Le secolari mura risorte dopo il sisma abbracciano l'antico abitato ancora ferito. Una passeggiata tra gli stretti vicoli è il giusto epilogo di un pasto genuino a base di piatti tipici e intensi vitigni locali.

Rocca Calascio immersa nella nebbia. Fondata intorno all'anno mille nel XV secolo fu dotata delle quattro torri cilindriche

Rocca Calascio, antiche vestigia nella nebbia

Nei dintorni da non perdere una visita a Rocca Calascio, altro gioiello della zona. Dall'omonimo abitato recuperato negli ultimi anni nel rispetto dell'estetica originaria e votato all'accoglienza turistica, si sale alla rocca. Un vero monumento le cui quattro torri cilindriche e i camminamenti laterali trasmettono la forza dei secoli. Attorno un panorama impareggiabile riempie gli occhi. Anche in questa magìa è doveroso fare sosta per assaporare le molte prelibatezze che l'area ha da offrire.

L'Aquila, Basilica di S. Maria di Collemaggio, simbolo della città

Ineludibile infine una visita nel Capoluogo: L'Aquila. Simbolo per anni di dolore e sofferenza a causa del tremendo sisma del 2009, è tornata a splendere grazie alla tenacia e alla volontà. Il centro storico vede ancora gru e cantieri all'opera, ma molto è stato fatto. Dalla Fortezza spagnola alla Chiesa di S.Maria del Suffragio, meglio nota come chiesa delle Anime Sante. Fino al simbolo della città: la basilica di S.Maria di Collemaggio.

La fontana delle 99 cannelle, altro emblema de L'Aquila

La ricostruzione di quest'ultima, fedele a storia e tradizione, è quella de L'Aquila, e la sua rinascita è quella degli aquilani. Sbriciolata dal sisma con il crollo totale della cupola, delle volte e delle coperture del transetto, guardarla ora riempie il cuore. Un'opera momumentale l'ha restituita al mondo più solida e forte senza stravolgimenti estetici che l'avrebbero violentata.

La fortezza spagnola de L'Aquila, ancora soggetta a lavori di recupero

Lo stesso spirito di conservazione e fedeltà al modello ha caratterizzato la rinascita di un altro emblema del Capoluogo abruzzese come la basilica di S. Bernardino, che il terremoto aveva privato della cella campanaria e della cupola totalmente crollate. Senza dimenticare la Fortezza spagnola ancora soggetta a lavori e la celebre fontana delle 99 cannelle, ulteriore icona de L'Aquila con i suoi mascheroni che rappresentano i castelli che parteciparono alla fondazione della città.

Il profilo barocco della chiesa di S. Maria del Suffragio, più nota come chiesa delle Anime Sante.
Immafine iconica del terremoto oggi tornata a splendere


Un popolo che è riuscito a risorgere ancora, forte e gentile. Ed ora che nuove sventure si abbattono non solo sull'Abruzzo, dal Covid agli incendi, il segreto è sempre lottare e ricostruire con orgoglio e fedeltà verso le proprie radici. Ma questa è un'altra storia.

Prospetto della Basilica di S. Bernardino dove riposano le spoglie del francescano Bernardino da Siena. Uno dei più significativi monumenti rinascimentali d'Abruzzo.