venerdì 22 settembre 2023

PONZA, AVVENTURE IN UN PARADISO GEOLOGICO E NATURALE

Costeggiando Punta della Guardia, oltre all'acqua cristallina e ai colori della roccia vulcanica si nota una suggestiva figura che ricorda vagamente un Moai, scolpita dal tempo sulla scogliera in alto a sinistra nel video.
(Foto e video Marco Bombagi)


"Il modo migliore di conoscere Ponza è visitarla dal mare", un suggerimento che molto frequentemente i visitatori si sentono ripetere mentre si accingono a trascorrere, o stiano già trascorrendo, qualche giorno di vacanza nella bellissima isola a largo delle coste pontine, nel Lazio meridionale. Che un luogo circondato dal mare, peraltro ricco di meraviglie geologiche e naturali come Ponza, possa offrire gli scorci migliori da una barca che ne circumnavighi le coste, magari durante una splendida gita, potrebbe sembrare un'ovvietà. Ma dopo essere andati alla scoperta del luogo sia via terra, lungo sentieri panoramici densi di fascino, sia sulle acque non si può non riconoscere le veridicità di quel suggerimento.

Riflessi turchesi nelle acque di Ponza nei pressi di Cala dell'Inferno


Ponza è un posto unico per bellezza di paesaggi e natura, con le sue scogliere frastagliate e taglienti e la sua caleidoscopica diversità geologica ovunque evidente. E poi innumerevoli grotte immerse nell'acqua scintillante color zaffiro e smeraldo, guglie di pietra e bastioni plasmati dal tempo e dagli elementi in figure suggestive, e piccole "calette" create dall'erosione che si svelano solo a chi le ammiri dal mare. Per poi, magari, raggiungerle a nuoto tra riflessi e tonalità stupefacenti.

L'isola di Gavi e Zannone da Punta Incenso e dal sentiero della Specola di S.Silverio


Sono molteplici le opportunità di visita in barca grazie tanto al passaparola quanto alle pubblicità e vale davvero la pena coglierle, anche perchè gli accompagnatori al timone dei natanti sono ponzesi orgogliosi ed esperti come Vitaliano Feola con la sua "Desideria", che amano far conoscere gli angoli più nascosti e straordinari portando il visitatore a nuotare o camminare in grotte primordiali e misteriose, ad ammirare relitti sommersi vivendo atmosfere da cercatori di tesori e raggiungendo spiagge nascoste e sperdute.

La Grotta Azzurra di Ponza svela la propria meraviglia


Da Cala Fonte, con la sua incredibile insenatura naturale, luogo perfetto per una giornata di mare e una serata vissuta godendo di un tramonto irrinunciabile, alle Grotte di Pilato, in cui addentrarsi con lo spirito degli esploratori senza timore del buio... Da Capo Bianco e Punta Bianca, i cui profili di bellezza metafisica brillano d'un bianco abbacinante, alla Grotta Azzurra, in cui ci si tuffa nel turchese delle profondità penetrate e dipinte dal sole in un viaggio fantastico. Senza dimenticare Punta della Guardia e la piscina del Faro, tra cormorani colti nell'attimo del tuffo e figure scolpite nell'alto delle scogliere.

Punta Bianca


I tesori di Ponza visti dal mare non si esauriscono certo in uno sparuto elenco, e nemmeno quelli che si possono cogliere da terra. Una gita trekking da non perdere infatti, in quella parte settentrionale dell'isola forse più quieta rispetto al sud più mondano, è quella che porta alla Specola di S. Silverio, lungo un sentiero che sale tra i bassi e profumati cespugli di macchia mediterranea per poi addentrarsi in un altopiano che regala una vista favolosa su Punta Incenso, l'isola di Gavi e quella di Zannone. Ma anche verso sud e il paesino di Ponza.


Nei meandri delle Grotte di Pilato

Dopo tutte queste avventure per mare e per monti, barche e vie scoscese, è necessario rifocillarsi come si conviene. Nelle vicinanze della Specola di S. Silverio, sempre nell'area settentrionale di Ponza, sono diversi i ristoranti tipici meritevoli d'essere scoperti per la bontà dei piatti e la passione di chi li prepara e assiste il cliente. Su tutti "Da Igino", appena sopra Cala Fonte: cucina ottima e vista impareggiabile. Ottimi anche "Angelino" e "Punta Incenso da Anna", a poca distanza. Ma il suggerimento è sempre quello di girovagare e sperimentare da sé, perché i luoghi in cui gustare prelibatezze sono ovunque.

Uno scorcio del caleidoscopico mosaico geologico di Ponza


Ponza è un'inesauribile miniera di tesori culturali e paesaggistici, storia, viaggio ed enogastronomia. Simbolo di tutto il bello che l'Italia ha da offrire e merita di essere rispettato e preservato, oltreché vissuto almeno una volta nella vita, come accade per certi luoghi sacri.

La Piscina del Faro regala scorci di incredibile bellezza,
e anche un cormorano colto nell'attimo del tuffo


martedì 1 agosto 2023

LE NECROPOLI DI PIAN DEL VESCOVO E DEL TERRONE, LA BELLEZZA DI BLERA

Blera, necropoli della Casetta (nei pressi della necropoli del Terrone)

Quella parte di Tuscia compresa tra il lago di Vico e i monti della Tolfa non esaurisce mai i propri tesori, a disposizione del visitatore desideroso di conoscenza. Una continua scoperta di splendore e avventura. Appena al di là dei confini del parco Marturanum infatti, con il suo infinito patrimonio archeologico e paesaggistico attorno al borgo di Barbarano Romano, le persone alla ricerca dell'immortale bellezza dei secoli incontrano sul proprio cammino Blera, altro grazioso borgo tufaceo arroccato su uno sperone a picco su profonde forre verdeggianti.

Blera, necropoli di Pian del Vescovo (VI sec. a.c.)


Una natura amena e selvaggia, meravigliosa caratteristica di tutta l'area. Come a Barbarano Romano anche a Blera ci si immerge nel mistero delle necropoli rupestri, che qui si chiamano Pian del Vescovo e Terrone, nascoste nel verde dei boschi incontaminati.

Blera, necropoli di Pian del Vescovo (VI sec. a.c.)


Quella di Pian del Vescovo è una delle più note necropoli rupestri di età arcaica, con un'estensione di circa un chilometro. Sorge lungo la stretta vallata del torrente Biedano che disegna un paesaggio frastagliato. Il sito fronteggiava l'antico centro abitato, ubicato sul vicino promontorio del Petrolo, ed era costeggiato alle falde da due strade etrusche, una delle quali poi, in età romana divenne la celebre Via Clodia.

Necropoli di Pian del Vescovo, una scala di collegamento tra le tombe


Le tombe sono scavate su più livelli, con scale che le collegano, e risalgono fino al VI sec. avanti Cristo. Molto affascinanti le tombe "a dado", scavate nel tufo all'interno di un blocco. Possono avere porte finte poste in alto e all'interno di esse viene ricreata un'abitazione con modanature e dromoi, corridoi di accesso dall'esterno. Ai lati del dado troviamo scale che portano ad una piatta terrazza superiore, dedicata al culto funerario.

Blera, necropoli del Terrone


A poche centinaia di metri in linea d'aria verso sud da Pian del Vescovo, sulle pendici di un colle che guarda Blera da est, si trova un altro simbolo del territorio come la necropoli del Terrone. Non ci sono sentieri che colleghino direttamente i due siti, quindi il visitatore deve risalire il promontorio del Petrolo da Pian del Vescovo verso Blera per poi ridiscendere sul fianco est dello sperone su cui sorge il borgo.

Tomba a tumulo, pianoro del Terrone


La necropoli del Terrone è caratterizzata da più ordini paralleli di tombe, in alto più antiche in basso più recenti, ricavate con il taglio del pendio tufaceo. Possono presentarsi nel tipo a semidado o a dado vero e proprio, staccato completamente dalla parete di fondo. Sono visibili le scale che conducono alla parte superiore dei monumenti funebri, sulle piatte terrazze utilizzate per il culto.

Necropoli del Terrone, interno di una tomba bicamerale


Risalendo poi il sentiero che si addentra nel bosco, verso il pianoro sovrastante, troviamo un grande tumulo con dromos e una tomba bicamerale, a poca di stanza dalla quale, verso ovest, è situato un vasto e suggestivo colombario con circa 800 loculi. Proseguendo sul sentiero del pianoro, infine, si incontra l'imponente mausoleo romano, ennesimo incredibile gioiello dell'area.

Pianoro del Terrone, colombario con circa 800 loculi


Tornando indietro e scendendo verso Blera si incrocia nuovamente il sentiero della necropoli del Terrone, raggiunta e superata la quale si arriva alla necropoli della Casetta con la famosa Grotta Pinta, altro complesso rupestre ben visibile anche dalle colline circostanti e facilmente raggiungibile. Uno spettacolo indimenticabile.

Pianoro del Terrone, Mausoleo romano


Non si esauriscono mai in Tuscia gli spunti per nuove gite e avventure nella natura e nella storia millenaria. Blera con il suo straordinario territorio rappresenta un'ennesima conferma dell'unicità e della ricchezza paesaggistica e culturale d'Italia, dove ogni lembo di terra svela gioielli d'incredibile valore.

Necropoli della Casetta, particolare della facciata e della scala di collegamento con la parte superiore dedicata al culto funerario

 

lunedì 3 luglio 2023

QUARTO DI BARBARANO, NATURA SELVAGGIA E PANORAMI INCANTATI

 

Mucca maremmana al pascolo a Quarto di Barbarano

Il Parco Marturanum, nel territorio del Comune di Barbarano Romano cuore della Tuscia viterbese, custodisce soprattutto nella parte immediatamente a nord del borgo innumerevoli tesori archeologici, come le celebri e magnifiche necropoli rupestri da S.Giuliano al Caiolo fino alla tomba Thansinas, estremo avamposto d'arte e spiritualità millenaria all'interno dei confini dell'area protetta. Non meno affascinante e preziosa però, è quell'ampia porzione di parco situata a sud dell'abitato, con i suoi pascoli e i suoi scorci fantastici arricchiti dalla bellezza e dall'unicità delle caratteristiche mucche maremmane, nobili abitanti e guardiane silenziose di quel piccolo paradiso selvaggio.

Quarto di Barbarano, panorama da Poggio Ventacolo verso i monti della Tolfa 


Siamo nel Quarto di Barbarano, area più estesa del parco Marturanum, in cui l'aspetto preponderante per il visitatore è paesaggistico più che archeologico. Certo non mancano anche qui importanti evidenze storico culturali come i tratti di antica Via Clodia affioranti lungo il sentiero 105, nel passaggio che unisce la località "Bandita" all'"Ortaccio". Ma senza dubbio a riempire lo sguardo e l'attenzione sono i panorami che, specie sull'altura di Poggio Ventacolo, spaziano per chilometri in direzione dei monti della Tolfa in un'esplosione di colori vividi tra cielo e terra, nella quiete e nei profumi di questo angolo incontaminato.

Tratto di antica Via Clodia


Un'avventura che inizia poco fuori Barbarano Romano, in località "Bandita", dopo aver lasciato l'auto sotto uno spicchio d'ombra che comunque non basterà a lasciare l'abitacolo ad una temperatura sopportabile al ritorno. Il segnale che indica il sentiero numero 105 è poco avanti e conduce subito nel bosco fino alla recinzione che pone gli animali al pascolo al riparo dalla strada vicina. Superato il cancello in legno si apre la vista sulla natura del Quarto di Barbarano: mucche dal manto bianco o marrone placide al pascolo tra alberi e bassi cespugli inondati dal sole estivo, tra colline verdi e sentieri che si perdono all'orizzonte.

Mucche al pascolo libero


Ben presto si incrocia la deviazione che porta lungo il percorso dell'antica via Clodia, a tratti affiorante dalla vegetazione. Il sentiero, prima in salita, prende successivamente a scendere con decisione fino all'incontro dei sentieri 105 e 103 che proseguono uniti fino alla località "Ortaccio". Qui si prosegue lungo il sentiero 103 verso Poggio Ventacolo, un'altura verdeggiante e boscosa, e poi in declivio fino a trovare il sentiero 138b proveniente da Civitella Cesi.

Uno dei sentieri che esplorano l'area di Quarto di Barbarano

 

È il giro di boa di questo percorso ad anello, il viaggio di ritorno lungo un pendio non eccessivamente ripido ma costante che inizia subito dopo aver oltrepassato il torrente Vesca. Non ci sono molti boschi su questo versante, piuttosto bassi cespugli fioriti e prati in cui la vista può spaziare tutt'attorno. A lenire la fatica del cammino piacevoli incontri con gli abitanti del luogo, le mucche maremmane al pascolo. Non sembrano molto spaventate alla vista dell'uomo ma la diffidenza le spinge a mantenere una certa distanza. Che non impedisce però di scattare qualche foto a ricordo dell'escursione che si sta per concludere.
Ripercorrendo i propri passi, infatti, si torna al punto di partenza dopo una mattinata di natura, paesaggi e bellezza nella poesia selvaggia di Quarto di Barbarano.


Mucca maremmana al pascolo

giovedì 23 marzo 2023

S.GIULIANO E IL CAIOLO, I SENTIERI DELL'ANTICA MARTURANUM

Il fosso di S.Giuliano, sul sentiero Cai 103


Il borgo di Barbarano Romano, con i suoi tesori custoditi nel Museo delle Necropoli Rupestri , può essere punto di partenza per diversi, fantastici percorsi alla scoperta degli incredibili luoghi di storia e mistero immersi nel verde dei boschi tutt'intorno. Un territorio da esplorare che svela le proprie meraviglie ad ogni passo e dona scorci indimenticabili a chi sa addentrarsi con curiosità e voglia d'avventura tra le braccia di sentieri che si perdono nei meandri del tempo.

La celebre decorazione del "Lupo e del Cervo" (IV sec. a.c.) su una parete esterna della Tomba del Cervo. Una scena di caccia o un'allegoria del conflitto tra Roma e l'Etruria


A pochi chilometri dal centro storico in direzione nord, infatti, lungo il sentiero Cai numero 103, ci si trova nell'area più ricca di testimonianze storico archeologiche del Parco Marturanum. Quella ricompresa tra l'antico insediamento di S.Giuliano, sull'omonima altura, e il pianoro del Caiolo.

Il tumulo Cima (VII sec.a.c.) con il suo dromos e gli ingressi laterali collegati al principale al centro.


Il primo tesoro in cui ci si imbatte arrivando dal borgo è il Tumulo Cima (VII sec. a.c.), il più grande dell'area con i suoi 25 metri di diametro. Vi si accede attraverso il maestoso dromos su cui si aprono ingressi a camere laterali collegate alla principale, sita al centro, che colpisce per il soffitto scolpito ad imitazione del legno delle abitazioni. Lungo la circonferenza del tumulo si aprono ingressi ad altre tombe realizzate in epoca successiva.

Tomba Costa (V sec. a.c.), con porta finta all'interno che rappresenta il passaggio dal mondo dei vivi all'aldilà.


Si inizia quindi a scendere un pendio boscoso punteggiato di antiche sepolture che si aprono nelle pareti tufacee. Tra le più interessanti la Tomba Costa (V sec. a.c.) a semidado con porta finta all'interno che rappresenta il passaggio dal mondo dei vivi all'aldilà.

la Tomba Gemini con i suoi ingressi affiancati


Poco più avanti, dopo aver proseguito ad un bivio verso ovest e aver superato la Tomba Gemini con i suoi ingressi affiancati e le decorazioni delle finte porte, si raggiunge la Tomba Rosi, a dado, (VI sec.a.c.). Dal vestibolo si aprono le porte di tre celle funerarie, ciascuna con due letti. Accanto alle porte, come nelle abitazioni, si aprono finestre che danno su ambienti più interni.

la Tomba Rosi (VI sec.a.c.)


Usciti dalla Tomba Rosi si torna indietro al bivio precedente e si prosegue in discesa verso nord in direzione del fosso della Chiusa Cima, un facile guado che porta sotto la collina di S.Giuliano. Per giungere all'antico abitato si va a sinistra verso ovest affrontando un tratto in salita fino al piano, posto su uno sperone a 350 metri d'altezza.

La chiesa medievale di S.Giuliano (XII sec) edificata su una preesistente struttura pagana


Ecco l'antica Marturanum etrusca. Al centro dell'area abitata fin dall'età del bronzo, troviamo la piccola e deliziosa chiesa medievale di S.Giuliano (XII sec) edificata su una preesistente struttura pagana. Affascinante incontro di materiali e stili diversi uniti dai secoli e dalle vicissitudini, l'edificio sacro è il risultato di molteplici interventi realizzati nel tempo. La visita prosegue con il bagno romano ad ovest della chiesa. Una ripida scala porta ad un'ampia vasca affacciata su una rupe spettacolare.

La ripida scala che porta al bagno romano ad ovest della chiesa di S. Giuliano


A questo punto si torna indietro al bivio che avevamo lasciato dopo il guado della Chiusa Cima e prendiamo stavolta verso nord, proseguendo verso il colle del Caiolo. Una classica tagliata etrusca ci avvolge fino ad un secondo guado, facile come il primo, quello del fosso di S.Giuliano.

la Tomba della Regina (V sec. a.c.)


Pochi passi ed ecco la Tomba della Regina (V sec. a.c.), monumento funerario a semidado, il più imponente della necropoli. La facciata è alta 10 metri e presenta due grandi porte doriche con ornamenti e decorazioni. All'interno due celle sepolcrali rettangolari con letti funebri (Klinai) e panchine per gli oggetti.

La parte superiore della Tomba del Cervo immersa nel paesaggio incantevole del parco Marturanum


Alla destra della tomba poi la via procede, ben segnalata ed attrezzata, sul crinale del colle del Caiolo in direzione di un'altra perla: la Tomba del Cervo, così denominata per la celebre decorazione del "Lupo e del Cervo" su una parete laterale della gradinata. Un bassorilievo raffigurante una scena di caccia, o forse l'allegoria del conflitto tra Roma e l'Etruria, e utilizzato come simbolo stesso del Parco Marturanum.

Particolare dell'interno delle tombe "a Portico",
scavate nella roccia con aperture laterali in alto rispetto alle sepolture


Datata tra il IV e il III secolo a.c. è completamente staccata dalla parete retrostante. La finta porta dorica, l'ampio dromos e l'ampia camera sotterranea sono gli elementi caratteristici. I sarcofagi ritrovati all'interno sono oggi conservati nel museo delle necropoli rupestri di Barbarano Romano.

Le tombe "Palazzine", allineate e poste su una sponda del fosso di S. Giuliano


L'area del Caiolo deve ancora svelare i propri incredibili tesori e per questo il cammino porta a ritroso. Superata la tomba della Regina si seguono le indicazioni del sentiero 103 verso le tombe "a Portico" e le "Palazzine" (VI-IV sec. a.c.).

il Tumulo della Cuccumella (VII sec. a.c.), monumento funerario circolare costruito con grandi blocchi regolari


Si tratta di tipologie architettoniche peculiari e tipiche del luogo, forse influenzate dalla cultura falisca. Le prime sono scavate nella rossa roccia e sono caratterizzate da aperture laterali poste in alto rispetto alle sepolture. Mentre le seconde sono allineate e poste su una sponda del fosso di S. Giuliano poco più a est.

Tumulo del Caiolo (VII sec.a.c.), interamente scavato con un breve dromos,
due camere e la volta sorretta da due pilastri.


Per raggiungere il Poggio del Caiolo, il pianoro sopra la parete nella quale sono scavate le tombe a Portico e le Palazzine, si sale attraverso il bosco. A poca distanza dal punto in cui terminano gli alberi si incontra il Tumulo della Cuccumella (VII sec. a.c.), monumento funerario circolare. Differentemente da altre sepolture, esso non è ricavato da un banco tufaceo ma costruito con grandi blocchi regolari che andavano a formare camere dalla volta sospesa.

Suggestivo ingresso della tomba dei Letti


Ci si avvia ora verso la parte bassa del piano per scoprire le tombe affacciate sulla rupe che guarda la collina di S.Giuliano e il vallone sottostante. Dopo la Tomba del Carro, in parte scavate e in parte costruita in blocchi, la discesa porta al Tumulo del Caiolo, interamente scavato con un breve dromos, due camere e la volta sorretta da due pilastri. A poca distanza la magnifica Tomba dei Letti, così chiamata per la presenza di due letti per bambini accanto a quelli dei genitori.

Particolare dell'interno della tomba dei Letti


Le aree di S.Giuliano e del Caiolo sono le più ricche di testimonianze archeologiche all'interno dei confini dello splendido Parco Marturanum. Pochi altri luoghi dell'Etruria possono vantare una simile varietà di monumenti e un paesaggio altrettanto incantevole e magico. Un angolo d'Italia che conserva il retaggio dei millenni, gemme di storia incastonate in un gioiello della natura.

I due letti per bambini accanto a quelli dei genitori. Particolare che dona il nome al sepolcro stesso.



martedì 28 febbraio 2023

BARBARANO ROMANO E IL PARCO MARTURANUM, LA MAGIA DELLA TUSCIA RUPESTRE

Museo delle necropoli rupestri di Barbarano Romano, Caiolo, Tomba del Sarcofago (IV-III sec. a.c.)
 

I meravigliosi luoghi che caratterizzano i territori della provincia viterbese rappresentano un'autentica fucina, inesauribile, di occasioni per assaporare e vivere arte, natura, cultura, bellezza. Paesaggi unici, millenni di storia e mito, scorci indimenticabili per tuffarsi in avventure all'insegna della conoscenza. Borghi suggestivi, boschi e alture verdeggianti, profonde forre scavate nel tufo e ripide pareti punteggiate di antiche tombe. Tale straordinarietà contribuisce a donare a queste terre l'aura di leggenda che da sempre le contraddistingue.

 

Museo delle necropoli rupestri di Barbarano Romano (VT), frammento di mosaico e veduta della sala
 

Una delle perle dell'area è senza dubbio il Parco regionale Marturanum, vasto polmone verde e scrigno di storia e natura del Lazio settentrionale. Istituito nel 1984 e ricadente interamente nel territorio del Comune di Barbarano Romano, ha come confini i monti della Tolfa a ovest e il lago di Vico ad est. Un angolo d'Italia il cui splendore rimane impresso della memoria di chi lo scopre, con i suoi panorami incontaminati e selvaggi e le sue antiche vestigia, che nulla hanno da invidiare a luoghi magari più noti e gettonati in giro per il mondo. 

 

Tomba del Trono, dromos VI sec. a.c.

Porta d'ingresso del parco è il delizioso borgo di Barbarano Romano (VT), arroccato su un'altura triangolare e protetto su due lati da rupi tufacee. Il sito è abitato sin dalla preistoria ma il nucleo attuale è di origine medievale, sviluppato tra il X e il XII secolo. La parte sud dell'abitato, naturalmente accessibile, era protetta da mura tutt'ora conservate e da una torre, dedicata al re Longobardo Desiderio, purtroppo crollata nel 1930. Cuore del paese è il "Museo delle Necropoli Rupestri" facente parte del SISC, Sistema Integrato dei Servizi Culturali dell'area etrusco-cimina, che pone in rete i diversi centri appartenenti alla Comunità Montana dei Cimini per la promozione e valorizzazione dell'immenso patrimonio culturale dell'area. 

 

Museo delle necropoli rupestri di Barbarano Romano (VT), leone in peperino rinvenuto nella tomba del Trono, inizi VI sec. a.c.

Il museo racconta non solo la storia della Tuscia rupestre, ma soprattutto le radici e l'identità del territorio. Dalle peculiarità dell'architettura funeraria ai molti reperti emersi dagli scavi nel corso del tempo. Tutto con la missione di esaltare il legame tra l'antico sito di San Giuliano,ai piedi dell'odierna Barbarano, e il territorio circostante con tutte le sue ricchezze. Il visitatore può cosi ammirare anfore e sarcofagi, statue e obelischi provenienti da tombe e necropoli. Un percorso nel tempo che non si limita alle sale museali però, ma che si allarga ai sentieri che scendono dal borgo per perdersi nel verde del parco sottostante le antiche mura. 

 

Tomba Margareth, colonne scanalate con capitelli etrusco-dorici e zoccolo quadrato VII-VI sec. a.c.
 

Barbarano Romano e il Parco regionale Marturanum, assieme agli altri straordinari luoghi della Tuscia, sono una meta preziosa per un viaggio che non si limita alla gita turistica, ma che è avventura ed elevazione culturale. E soprattutto scoperta di una dimensione diversa del vivere, più a misura d'uomo, che mai come ora merita d'essere riabbracciata.

 

Tomba Margareth, particolare decorazione a volute