sabato 31 agosto 2019

IL MONTE ISOLATO, SPLENDORE E FURIA DELLA SICILIA



Ovunque ci si trovi in quella parte di Sicilia compresa tra Catania e Taormina, territorio straripante di arte, storia e bellezza come il resto dell'isola d'altra parte, si ha quell'indimenticabile profilo dinanzi agli occhi. L'imponente ombra del vulcano più alto d'Europa, con i suoi 3.350 metri, e tra i più attivi del mondo per le continue manifestazioni eruttive: l'Etna o Mongibello, dall'arabo gebel ovvero "monte isolato", può essere a ragione considerato, al contempo, compagno di vita e spada di Damocle per tutti gli abitanti dell'area a causa della sua immane potenza. Forza generatrice di madre amorevole che rende fertile il terreno e splendido il paesaggio. Ma anche matrigna implacabile che non esita a minacciare con la sua imprevedibile energia.

Etna, dal rifugio Sapienza si ammirano panorami incredibili

Il fascino di questa montagna che troneggia, visibile anche dalla Calabria nelle giornate più limpide, rapisce all'istante. Appena ci si inerpica lungo la tortuosa strada che da Zafferana Etnea, delizioso borgo alle pendici meridionali del gigante, porta al rifugio Sapienza, ultimo avamposto umano prima della grande, solitaria distesa dai colori intensi e cupi. Irrinunciabile un'escursione in questi scenari fantastici tra crateri e colate secolari annerite dal tempo.



Più in basso, lontano, l'acceso contrasto tra l'azzurro del mare e l'urbanizzazione troppo spesso eccessiva e violenta della costa. Ma dietro di noi, in alto, non c'è che il potere ammaliante di una delle manifestazioni più affascinanti e terribili della creazione. Il vento che sferza il viso non impedisce di contemplare la poesia di quelle rocce nere, di quelle superfici la cui aridità, solo apparente, trasmette un forte senso di assoluto, di eternità.

Il tramonto sull'Etna

Vivere il tramonto sul Mongibello, sul monte isolato che colpì gli antichi dominatori arabi, è il perfetto coronamento di un'esperienza che va oltre la mera gita turistica. L'Etna è un universo a sè: dominatore di un territorio ma quasi separato da esso. La spietata semplicità di quegli scorci, infatti, appare distante più di quanto dica la geografia dal clamore e dagli orpelli di cui si nutre la vita sul livello del mare. Luogo altro, di venti freddi e colori scuri. L'isolato colosso che regna sulla Sicilia.

lunedì 5 agosto 2019

DAL COLLE DEL DIO FANCIULLO IL FORO EMILIO GUARDA IL MARE



La sensazione che si prova guardando verso il basso dal monte S.Angelo, che custodisce i maestosi resti del tempio di Giove Anxur e l'incantevole borgo medievale e romano di Terracina, è un misto di amarezza e fierezza.

Il borgo antico di Terracina (LT). L'area medievale abbraccia il foro romano.

La prima emozione deriva dall'impatto visivo negativo con il paesaggio sottostante. Ovvero l'immensa e spietata colata di cemento che si estende a perdita d'occhio lungo tutto il litorale della moderna cittadina laziale. La seconda emozione, opposta alla prima, è figlia del legame istintivo con quell'antica bellezza che sopravvive all'avanzata apparentemente inesorabile della devastazione. Ci si aggrappa a quel secondo pensiero per scacciare il primo e si cerca di non guardare troppo giù, rimanendo immersi nel silenzio dei millenni contemplando le potenti radici lasciate dalla storia.

Un tratto dell'Appia Antica incrocia il lastricato della piazza, che coincide con l'antico foro Emilio, dal nome del patrizio che fece edificare gran parte degli edifici del nucleo antico attorno al I secolo d.c.
Il tempio di Giove Anxur e il borgo antico di Terracina sono i simboli di un territorio le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Fu abitato prima dagli Ausoni, poi da Etruschi, Volsci e Romani. Appena sotto il tempio del Dio fanciullo l'area medievale del borgo abbraccia quella del Foro. La piazza è dominata dal duomo a sua volta edificato sulle struttre di un tempio pagano preesistente.

L'antico borgo di Terracina (LT), la gran parte del quale coincide con l'antico foro Emilio, dal nome del patrizio che fece edificare gran parte degli edifici del nucleo antico attorno al I secolo d.c.
Il lastricato della piazza è ancora il medesimo del foro romano, detto Emilio dal nome del patrizio che nel I secolo d.c. fece costruire la gran parte degli edifici. Perfettamente coservato anche un tratto della via Appia Antica che attraversa la piazza accanto ad un'area in cui proseguono gli scavi che stanno portando alla luce altri importanti reperti dell'età classica. 
Scorci inaspettati per fascino e valore culturale quelli che si godono sul monte Sant'Angelo. Basta non soffermarsi a guardare troppo in giù. Ci si può concentrare però ad ammirare il blu intenso del mare. Acque splendide che non hanno colpe dell'uso che l'uomo ha fatto di un territorio ricco di incredibili tesori, donati dagli Dei e dalla natura.