venerdì 12 novembre 2021

L'ANTICA FERENTUM ILLI E L'ABBAZIA DEI DUCHI LONGOBARDI, TESORI IN VALNERINA

 

L'abbazia di S.Pietro in Valle fondata nell'VIII secolo dal settimo duca longobardo di Spoleto Foroaldo II

Il parco fluviale del Nera, paradiso verde dell'Umbria in provincia di Terni, con le sue strette vallate protette da ripidi pendii montuosi avvolti dal delicato abbraccio dei boschi, non custodisce solo la scrosciante meraviglia della cascata delle Marmore ma molti altri tesori da scoprire: borghi antichi, rocche misteriose e solitarie abbazie nate dal mito e dal potere della fede.

La rocca di Precetto (XI-XII sec.) una delle due parti in cui è diviso dal fiume Nera il borgo di Ferentillo


A circa 15 minuti d'auto dal celebre salto d'acqua, risalendo la strada verso nord, troviamo il Comune più esterno del parco, Ferentillo. Suggestivo e inconfondibile il profilo di questo paesino diviso dalle acque placide in due entità: Matterella, ai piedi del monte Gabbio e Precetto, a quelli del monte Sant'Angelo sulla riva opposta. Tutt'attorno verde a perdita d'occhio, nella tonalità più chiara, quasi argentea, degli ulivi disposti in armoniosi terrazzamenti, e in quella più scura dei fitti boschi impenetrabili allo sguardo.

La rocca di Matterella (XI-XII sec.), sul versante opposto rispetto a Precetto.
Insieme costituiscono il nucleo di Ferentillo


La tradizione vuole che i primi abitanti dell'area fossero coloni dedotti dal re Liutprando nell'VIII secolo dall'antica cittadina di Ferentum, o Ferento, a 3 chilometri da Viterbo. Il nome attuale del borgo sul Nera quindi, deriverebbe dal latino Ferentum Illi, ossia "quelli di Ferento", dal luogo natìo di quei primi cittadini.

La rocca di Precetto dall'interno. Visibili molte parti delle fortificazioni con i classici merli guelfi


Simbolo di Ferentillo sono le sue rocche alto medievali edificate tra l'XI e il XII secolo, che dominano i due nuclei. Quella di Matterella, originariamente Mater-illae, "piccola madre" o "quella madre" era posta a controllo della Valnerina a sud e della Val Suppegna a nord. La rocca di Precetto sul lato opposto conserva ancora i contrafforti con i caratteristici merli guelfi. Entrambe facevano parte di un anello di fortificazioni a protezione dell'allora potente abbazia di S. Pietro in Valle, sita a pochi chilometri a nord.

Scorcio della Val Suppegna dall'abbazia di S. Pietro in Valle (VIII secolo)


Oggi quel luogo santo non possiede più la forza politica di un tempo ma conserva intatta, tuttavia, quella spirituale e artistico culturale. Scrigno di sapienza dal periodo longobrdo al Rinascimento ed oltre, questo diamante incastonato nella natura è simbolo della religiosità benedettina in Valnerina. Le vicende legate alla sua fondazione abbracciano storia e mito.

Chiesa abbaziale di S. Pietro in Valle, ciclo di affreschi nella parete di sinistra della navata (metà XII secolo). Scene dell'Antico e Nuovo Testamento. L'autore, ignoto, supera i canoni artistici bizantini (immobilismo, ieraticità) e anticipa le tendenze dell'arte romanica del XIII secolo


Protagonisti due dei trecento profughi siriaci, Lazzaro e Giovanni, che fuggirono nel VI secolo dalle persecuzioni ariane in Medio Oriente stabilendosi in una grotta in val Suppegna, nei pressi di un precedente insediamento romano. Nel 575 Giovanni morì lasciando Lazzaro, suo cugino, in solitudine. Fu allora che, secondo la leggenda, S. Pietro venne in sogno al duca longobardo di Spoleto Foroaldo I e gli suggerì di recarsi in Val Suppegna per incontrare un sant'uomo. Il duca, colpito dalla figura di Lazzaro, costruì il primo cenobio per ospitare lui e la comunità di monaci che poi si formò sotto la regola di S. Benedetto.


Chiesa abbaziale di S. Pietro in Valle, ciclo di affreschi nella parete di destra della navata (metà XII secolo). Scene dell'Antico e Nuovo Testamento. L'autore, ignoto, supera i canoni artistici bizantini (immobilismo, ieraticità) e anticipa le tendenze dell'arte romanica del XIII secolo


Più di un secolo dopo, nel 720, fu il settimo duca longobardo di Spoleto, Foroaldo II, ad entrare in quest'avvincente storia, ritirandosi proprio a S. Pietro in Valle dopo aver fondato l'abbazia. Ancora oggi sotto l'altare maggiore della chiesa abbaziale si trovano i meravigliosi sarcofagi contenenti le spoglie dei santi Lazzaro e Giovanni e di Foroaldo II.

Altare maggiore longobardo (VIII sec.) e abside della chiesa abbaziale di S.Pietro in Valle. Gli affreschi sono opera del Maestro di Eggi (XV sec.) e rappresentano il Cristo Pantocrate con Santi eremiti e S. Benedetto assiso in trono..


L'abbazia di S.Pietro in Valle crebbe in forza e prestigio nel corso dei secoli successivi. A testimonianza di questo gli innumerevoli tesori conservati all'interno delle sue mura. Un patrimonio unico dominato dal ciclo di affreschi di scuola romana della metà del XII secolo che adornano le pareti.

Chiesa abbaziale di S. Pietro in Valle, altare del transetto di sinistra. Due sarcofagi romani (III-IV sec.) sovrapposti: quello più in basso reca la figura del defunto sorretto da vittorie alate. Quello superiore reca l'immagine del defunto togato. All'interno le reliquie dei Santi Lazzaro e Giovanni.


Un racconto in immagini di storie del Vecchio e Nuovo Testamento di un autore ignoto che superò il bizantinismo, con le sue figure immobili e ieratiche, anticipando di oltre un secolo le tendenze dell'arte romanica del XIII secolo. Tanto che si ipotizza che il Cavallini e Giotto abbiano studiato gli affreschi di S.Pietro in Valle, che è stato sicuramente il cantiere pittorico più importante dell'Umbria fino alla costruzione della basilica di Assisi.


Chiesa abbaziale di S. Pietro in Valle, altare del transetto di destra. Sarcofago (II sec.) detto di Foroaldo II, il settimo duca longobardo di Spoleto morto nel 728 e lì sepolto. In marmo con cinque nicchie divise da colonnine tortili. Raffigurati un Satiro, una Menade, Dioniso con Negride, un Sileno.


Assolutamente degni di nota, poi, il magnifico altare longobardo, VIII secolo, gli affreschi dell'abside, XV secolo, con il Cristo Pantocrate e soprattutto i sarcofagi dell'altare maggiore e del transetto contenenti le reliquie dei santi eremiti e del duca di Spoleto Foroaldo II.

Madonna in trono con Arcangelo Michele e Gabriele (1452) nicchia dell'altare di destra nel transetto.


Luoghi di stupefacente bellezza e fascino vivono in Valnerina. Perle di natura e cultura, arte e storia che rappresentano l'anima profonda di una terra e delle sue comunità.