venerdì 12 giugno 2009

IL TEMPO NON È DENARO

Una meridiana, antico strumento di misurazione del tempo


La crisi continua a gravare sulle economie di tutto il mondo nonostante rassicurazioni e campagne anti-panico a profusione da parte dei governi, ma potrebbe anche rivelarsi un'occasione utile per riconsiderare il nostro stile di vita, riscoprendo un bene tanto prezioso quanto irrecuperabile una volta perduto: il tempo. Spogliato del superfluo, infatti, il cittadino diviene meno risorsa umana e più essere umano, recuperando spazi per sè e per le poche cose realmente importanti. Il mutamento è in corso e sta già incidendo nella società. Una piccola rivoluzione teorico-pratica che mira a trasformare le nostre esistenze, esortandoci a vivere per vivere e non per consumare.
"È chiaro che la posta in gioco non è solamente la ripresa economica" dice il sociologo spagnolo Manuel Castells alla rivista Internazionale del 5 giugno "ma la trasformazione del nostro modello socioeconomico. Non dobbiamo solo passare a un'economia della conoscenza, bisogna anche sottrarre alle regole del mercato una parte della vita quotidiana. [...] Lavorando meno e guadagnando meno, ma godendo di più delle cose belle della vita grazie alla nuova ricchezza di tempo disponibile".
Non un'utopia, ma una speranza che si fa realtà e il passaggio è più facile di quanto si possa immaginare. Il cambiamento avviene in via del tutto informale e spontanea, di là da qualsiasi legge dello Stato. Dal basso, si direbbe.
"Un italiano su tre ha già scambiato gratis il proprio tempo" scrive Vera Schiavazzi su La Repubblica del 9 giugno "e soprattutto le proprie capacità, con qualcun altro, e uno su due vorrebbe farlo. Nell'indagine promossa proprio dall'osservatorio nazionale delle Banche del Tempo c'è tutto il senso di un'esperienza che si diffonde a mano a mano che la crisi soffoca il mecato di tutto ciò che non è indispensabile". Imparare l'inglese in cambio di lavori di giardinaggio o piccola carpenteria, lezioni di yoga gratis a chi terrà nel mese di luglio l'amato boxer del proprio insegnante, oppure piatti prelibati in cambio di passaggi in auto. L'economia in bolletta stimola la fantasia, con la conseguente sostituzione del denaro, merce sempre più rara per molti, con altri strumenti di valutazione della ricchezza. "Il fenomeno delle scambio libero" prosegue l'articolo "soprattutto quello tra beni che è difficile misurare e che deve basarsi sulle relazioni personali, è la prova dell'incapacità dell'economia monetaria di risolvere da sola i suoi problemi. [...] Quando arriva la crisi io non compro più da te ciò che vorrei perchè ho troppa paura di restare senza denaro" sintetizza l'antropologo americano Mark Anspach "e di non poter più pagare le cose essenziali".
La soluzione diviene, allora, questa nuova forma di baratto, slegata da qualsiasi attribuzione di valore monetario ai beni che si scambiano, ma caratterizzata dalla conoscenza e dalla capacità dei soggetti di svolgere determinati compiti. Dal Patchwork des Savoirs francese al Neighbourhood time bank inglese, stanno nascendo reti per tutti quei beni "che non si possono pagare un tanto al chilo e per il costo dei quali ci siamo spesso lamentati" scrive ancora la Schiavazzi.
Utilizzando meno il denaro per ottenere beni o servizi di cui abbiamo bisogno, si risparmia non solo carta moneta, in un periodo di penuria della stessa, ma tempo. E si guadagna in relazioni interpersonali e possibilità di impiegare parti sempre più consistenti delle nostre giornate in attività maggiormente piacevoli e appaganti. "Prendendosi cura del proprio corpo anzichè comprare medicine" dice ancora Manuel Castells "scambiando musica e film in rete invece di pagare canoni medievali ai monopoli corporativi, e riscoprendo il piacere di una passeggiata al sole, e pazienza se arriviamo tardi". La rivoluzione del tempo evidenzia come l'uomo venga prima e vada oltre l'economia di mercato e ogni concezione utilitarista della vita. Come le ragioni delle persone possano aggirare le imposizioni del denaro.
"La verità è che non abbiamo molte alternative" conclude Castells "Bisognerà imparare a conciliare gli ultimi rantoli di una vecchia economia irragionevole, gli albori di una nuova economia dell'innovazione e l'espansione di un terzo settore in cui, invece di vivere per pagare il consumo, vivremo direttamente la nostra vita, senza intermediazione monetaria".
Il crack finanziario internazionale che ha fatto deflagrare le contraddizioni di un'economia fatua e slegata dalla realtà ha aperto, però, anche nuovi scenari e opportunità di rinnovamento. Possiamo scegliere se riedificare il gigante dai piedi d'argilla così com'era prima della tempesta perfetta dei subprime, oppure mutare strada, ponendo al centro della nostra vita la vita stessa e comprendendo che il denaro è uno strumento nelle mani dell'uomo e non il fine della sua esistenza.