giovedì 19 gennaio 2012

SOVRANITÀ LIMITATA

Un'immagine del sit-in organizzato il 18 gennaio
in piazza Montecitorio dai movimenti per l'acqua pubblica


Difendere il voto referendario, difendere la volontà espressa dalla maggioranza degli italiani, quasi 28 milioni di persone. Il sit-in promosso e organizzato dai movimenti per l'acqua pubblica e dalle tante realtà che ne hanno supportato gli sforzi nella lunga e difficile battaglia della scorsa primavera, si è svolto il 18 gennaio con questo spirito di fronte al Parlamento, in quella piazza Montecitorio che già aveva assistito ad altre mobilitazioni contro i progetti di liberalizzazione del servizio idrico e di ritorno al nucleare. Sembrava fatta, l'esito delle urne non lasciava spazio a interpretazioni o dibattiti. Di acqua in mano ai privati a fini di lucro, semplicemente, non se ne sarebbe più dovuto parlare. Punto.
Alcuni mesi più tardi, invece, un altro governo, altri rappresentanti delle sempre meno rappresentative istituzioni, ma le stesse idee di allora. Come se non fosse accaduto nulla. Come se la Democrazia esistesse solo per avallare decisioni già prese da pochi, all'insaputa, se possibile, o contro, comunque, la volontà dei molti. Uno stillicidio di dichiarazioni si sono susseguite nelle ultime settimane da parte di neoministri e sottosegretari del governo Monti. "Iniziando con le affermazioni di A. Catricalà, Sottosegretario alla Presidenza," scrive padre Alex Zanotelli in una recente lettera appello "che ha detto che l’acqua è uno dei settori da aprire al mercato. E C. Passera, Ministro allo Sviluppo Economico, ha affermato: 'Il referendum ha fatto saltare il meccanismo che rende obbligatoria la cessione ai privati del servizio di gestione dell’acqua, ma non ha mai impedito in sé la liberalizzazione del settore.' E ancora più spudoratamente il sottosegretario all’economia G. Polillo ha rincarato la dose: 'Il referendum sull’acqua è stato un mezzo imbroglio. Sia chiaro che l’acqua è e rimane un bene pubblico. E’ il servizio di distribuzione che va liberalizzato'. E non meno clamorosa è l’affermazione del Ministro dell’ambiente C. Clini: 'Il costo dell’acqua oggi in Italia non corrisponde al servizio reso…. La gestione dell’acqua come risorsa pubblica deve corrispondere alla valorizzazione del contenuto economico della gestione'.
E così di torna al punto di partenza, come in un triste gioco dell'oca in cui può vincere solo uno, il più forte, altrimenti si ricomincia daccapo. E infatti eccoci qui, alla vigilia di un nuovo giro di giostra, con il governo non votato da nessuno che dovrebbe presentare un decreto contenente un articolo, il 20, creato per aggirare il referendum e ignorarne l'esito, liberalizzando ugualmente il settore idrico. "Con l’art. 20 ('Aziende speciali e istituzioni')", si legge in un articolo pubblicato dal Forum Italiano dei movimenti per l'Acqua che riporta la bozza del decreto, "si attacca direttamente il risultato ottenuto dal referendum sull’acqua, che, grazie al rimando alla disciplina comunitaria (Sentenza Corte costituzionale 24/2011), aveva reso possibili le gestioni dirette degli enti locali attraverso enti di diritto pubblico, quali le aziende speciali: si dichiara infatti che le aziende speciali possono intervenire 'per la gestione di servizi diversi dai servizi di interesse economico generale' (presupponendo artatamente che il servizio idrico integrato sia tale) e le si assoggetta per la prima volta al patto di stabilità interno". Un attacco, inoltre, diretto alle esperienze come quella del Comune di Napoli, che ha trasformato la società per azioni a totale capitale pubblico (ARIN) in ABC (Acqua Bene Comune - Ente di diritto pubblico).
Insomma, chi vuole lucrare sull'acqua non si rassegna alla sovranità popolare, che a quanto pare è piena e riconosciuta solo quando non intralcia certi piani o strategie. "Per i potentati economico-finanziari italiani l’acqua è un boccone troppo ghiotto da farselo sfuggire" Conclude padre Zanotelli. "Per le grandi multinazionali europee dell’acqua (Veolia,Suez,Coca-Cola…) che da Bruxelles spingono il Governo Monti verso la privatizzazione, temono e tremano per la nostra vittoria referendaria, soprattutto il contagio in Europa".
Siamo tornati alla casella iniziale, quindi, e tutto inizia di nuovo. "Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi vinci", diceva Gandhi. Abbiamo vinto una volta, può succedere ancora.



"Il mio voto va rispettato", lo slogan del sit-in




Immagini dal sit-in promosso dai movimenti per l'acqua pubblica,
contro il progetto di liberalizzazione dei servizi idrici