tag:blogger.com,1999:blog-50721383866328461022010-03-08T18:32:49.698+01:00Any given SaturdayDienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.comBlogger40125tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-30057221621403189942010-03-06T13:13:00.021+01:002010-03-08T18:32:49.707+01:002010-03-08T18:32:49.707+01:00VOTO A PERDERE<div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/S5JyQmynD0I/AAAAAAAABIo/hjGSwZ_7P-4/s1600-h/2006_Italian_pollbox.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px; height: 294px;" src="http://2.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/S5JyQmynD0I/AAAAAAAABIo/hjGSwZ_7P-4/s320/2006_Italian_pollbox.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5445540529060646722" border="0" /></a>Un'urna elettorale (wikipedia.org)<br /><br /><br /><div style="text-align: justify;">Il 28 marzo gli italiani si recheranno a votare per le elezioni regionali in un contesto economico politico e sociale molto teso. Entrate fiscali e pil in calo, debito e disoccupazione in ascesa e prospettive di crescita piuttosto fosche. Fioccano da tempo, inoltre, inchieste giudiziarie che coinvolgerebbero esponenti politici di ambo gli schieramenti, imprenditori e funzionari pubblici ed elementi della malavita locale e organizzata. Tutti legati, secondo quanto emerso in special modo dalle intercettazioni telefoniche, da una spiccata sete di denaro, pubblico naturalmente. Se si considera, infine, la vicenda grottesca della mancata presentazione, per le stesse consultazioni del 28 marzo, di alcune liste, poi riammesse per decreto legge, legate a partiti politici di spicco, emerge un quadro sconfortante di delegittimazione e inaffidabilità che investe in maniera preoccupante, ormai, la stessa democrazia rappresentativa nel nostro Paese. Tale situazione di inabissamento etico della politica, ormai patologia in Italia, non risparmia però le altre Nazioni.<br />"Ormai in Occidente la politica è un prodotto come tanti altri" scrive Loretta Napoleoni su <span style="font-style: italic;">Internazionale </span>del 5 marzo "viene venduto attraverso gli spot pubblicitari, con l'aiuto di uomini e donne (poche) che recitano un copione scritto dalla raffinata macchina della propaganda. Gli acquirenti naturalmente siamo noi, i cittadini consumatori. Lo scopo? I soldi più che il potere". Prodotto, vendere, spot, consumatore. Un linguaggio più consono al marketing che alla gestione della Cosa Pubblica, e non è un caso. "I partiti somigliano sempre più a un'azienda e sempre meno a un'organizzazione che ha un programma politico" aggiunge la Napoleoni "Questo spiega perchè nel 1999 la Enron ha finanziato metà della campagna elettorale di George W. Bush. In cambio, una volta eletto, Bush ha concesso al gruppo energetico la tanto desiderata <span style="font-style: italic;">deregulation </span>del settore. Il principio della democrazia-mercato è quindi il classico <span style="font-style: italic;">do ut des, </span>anche quando il baratto costringe il partito a contraddire il suo programma".<br />E i numeri solo lì a testimoniare il progressivo abbandono della politica s.p.a. da parte dei cittadini: "Tra il 1978 e il 1999 i partiti francesi hanno perso il 64,5% degli iscritti", prosegue l'economista italiana su <span style="font-style: italic;">Internazionale </span>"pari a circa un milione di persone, mentre il numero dei tesserati nei partiti italiani e britannici si è dimezzato". Con l'inevitabile conseguenza che "Il partito azienda è ormai una struttura politica ed economica 'personale' che tutela esclusivamente gli interessi dei politici e dei loro sponsor".<br />Un'analisi impietosa che non può che far riflettere sul ruolo che gli aventi diritto al voto hanno oggi e sulla strada che, ormai da tempo, le democrazie rappresentative hanno scelto di percorrere. Un sentiero che conduce lontano dai cittadini. "I partiti in competizione per il potere" scrive Massimo Fini nel suo provocatorio articolo<span style="font-style: italic;"> La truffa democratica </span> pubblicato su <span style="font-style: italic;">Il fatto quotidiano </span>del 27 febbraio "hanno bisogno del consenso, e non bastandogli la propaganda e il controllo, diretto e indiretto dei media (che, non a caso, sono chiamati spudoratamente 'gli strumenti del consenso', senza nemmeno più rendersi conto di quanto ciò li squalifichi), se lo comprano. E per comprarselo hanno bisogno di soldi, che si procurano con le tangenti, gli affari illegali e ruberie di vario genere".<br />È stata la stessa Corte dei Conti, d'altra parte, a richiamare recentemente l'attenzione dell'opinione pubblica italiana sull'aumento delle denunce per corruzione relative al 2009. Un +229% che ha spinto Tullio Lazzaro, presidente della magistratura contabile, a lanciare un vero grido d'allarme.<br />La politica, per essere realmente legittimata, deve essere credibile agli occhi dei cittadini. Condizione imprescindibile per questo è l'onestà nell'operare per perseguire l'interesse della collettività. Fino a quel momento non ha senso parlare di rappresentatività.<br /><br /><br /></div></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-3005722162140318994?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-91817086399318464022010-02-06T17:35:00.027+01:002010-02-08T15:05:12.735+01:002010-02-08T15:05:12.735+01:00TUTTO IL MONDO È PIGS<div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/S22dWSxMBOI/AAAAAAAABIc/wknfXloYu_8/s1600-h/PIGSmap.png"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 313px; height: 320px;" src="http://1.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/S22dWSxMBOI/AAAAAAAABIc/wknfXloYu_8/s320/PIGSmap.png" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5435173331626886370" border="0" /></a> Europa meridionale (con i conti) in rosso (en. wikipedia.org)<br /><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div></div><div style="text-align: center;"><br /><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;">Portogallo, Italia, Grecia, Spagna. Pigs, considerando solo le iniziali di questi Paesi dell'Europa meridionale. Un acronimo coniato alcuni anni fa da economisti britannici e statunitensi che va a formare una parola inglese dal significato inequivocabile: pigs, porci, maiali. I suddetti suini sarebbero le Nazioni mediterranee dell'Unione europea con i bilanci storicamente e cronicamente in rosso. Politica fiscale deficitaria, debito pubblico tanto grande da costituire un pericolo per la stessa stabilità dell'eurozona e prospettive plumbee di sviluppo. Questo il ritratto impietoso dei pigs dipinto dagli esperti di mezzo mondo.<br />È la Grecia a dare le maggiori preoccupazioni, al punto che recentemente la commissione europea ha deciso di mettere Atene sotto semi-tutela per un debito pubblico di 300 miliardi di euro. Una situazione drammatica, comune anche al Portogallo, altro imputato del Club Med, ulteriore ironico appellativo utilizzato per descrivere i pigs. L'economia lusitana è infatti caratterizzata da un rapporto debito/pil pari al 76,6%. Altissimo per un Paese di 10 milioni di abitanti. Senza dimenticare la Spagna, entrata in recessione nel 2008, con un debito pubblico schizzato negli ultimi 2 anni dal 36,2% al 55,2% del pil e destinato, secondo Madrid, a raggiungere il 74,3% nel 2012. Un tracollo. Politiche da lacrime e sangue sembrano l'unica via d'uscita per tamponare le falle, sperando nella ripresa. E l'Italia non è certo da meno, anche se per ora non è sotto i riflettori nella stessa misura di ellenici, portoghesi e spagnoli. Il debito pubblico del Belpaese si attesta infatti al 115% sul Pil, con la cifra esorbitante di 1.800 miliardi di euro. Sei volte quello della Grecia, 40 punti percentuali in più rispetto al rapporto debito/pil del Portogallo e 60 in più rispetto a quello degli spagnoli. D'accordo, la Grecia ha 11 milioni di abitanti, il Portogallo 10 e noi 60, e la nostra economia non è certo quella dei competitors del sud Europa, ma le cifre sono ugualmente preoccupanti.<br />Ma non sono solo i pigs a risentire gravemente della crisi. Gli Usa hanno perso altri 20 mila occupati a gennaio, a fronte di un aumento atteso di 5 mila unità e il tasso di disoccupazione supera il 10% con picchi del 15 in alcuni Stati. Intanto le banche hanno ridotto il credito lasciando in difficoltà milioni di persone e tante piccole e medie aziende destinate a fallire, lasciando altri disoccupati sulla strada. "Obama vuole recuperare i fondi concessi ai grandi istituti per creare banche comunitarie che offrano prestiti su scala locale" scrive Manuel Castells su <span style="font-style: italic;">Internazionale </span>del 5 febbraio "Vuole introdurre incentivi fiscali per le aziende che assumono e riattivare gli investimenti per le infrastrutture. Ma la vera difficoltà [...] sta nel dover remare contro la corrente di interessi profondamente radicati nel sistema. In campo economico" scrive ancora Castells "Wall Street ha sempre dettato le sue politiche tutelando prima di tutto i propri interessi".<br /><div style="text-align: justify;">In grave difficoltà anche il Giappone, dove la crisi ha fatto scendere i salari del 3,9% nel solo 2009, il terzo anno di fila con segno negativo. Per non parlare dell'Irlanda, ex tigre celtica sull'orlo del default e, soprattutto, del Regno Unito, su cui circolano notizie da tregenda. Dal Telegraph del 20 gennaio 2009, articolo di Lain Martin ripreso dal blog Crisis.blogosfere.it: "<span style="font-style: italic;">Il Paese guarda il precipizio. Siamo a rischio della peggiore umiliazione, con Londra che diventa una Reykjavik sul Tamigi e l'Inghilterra che finisce sott'acqua. Grazie all'arroganza alla presuntuosa incompetenza seriale del governo e di un gruppo di banchieri, la possibilità di una bancarotta nazionale non è irrealistica</span>". L'Independent del giorno successivo con Sean O'Grady, rincara: "<span style="font-style: italic;">Uno dei principali investitori mondiali dà voce alle preoccupazioni del mercato. Jim Rogers, cofondatore della Quantum con George Soros, dichiara a Bloomberg: 'Vi consiglio urgentemente di vendere tutte le sterline che avete. È finita. Odio dirlo, ma non metterei più denaro nel Regno Unito'". </span>E per concludere degnamente, il Guardian del 19 gennaio: "<span style="font-style: italic;">In privato" </span>scrive Patrick Wintour<span style="font-style: italic;"> "qualcosa di molto somigliante alla disperazione sta cominciando a serpeggiare nel governo. Dopo aver visto lo scivolone delle banche, un Ministro del Gabinetto inglese non scherzava quando ha detto: 'Le banche sono fottute, noi siamo fottuti, il Paese è fottuto'". </span>Quando si dice aplomb britannico...<br />E mentre il Fondo Monetario Internazionale, per il prossimo biennio, parla di "ripresa molle" nell'eurozona, "con tanta disoccupazione e consumi limitati", l'Ucraina, altro Paese dilaniato dalla crisi e in bancarotta, con l'elezione del filorusso Viktor Yanukovich alla presidenza della Repubblica, saluta la rivoluzione arancione del 2004 e con essa l'Europa e la Nato, tornando tra le braccia di Putin.<br />I pigs sono in buona compagnia a ben vedere, ma non è il caso di bearsi delle comuni disgrazie. Bisogna piuttosto affrontare i problemi alla radice riformando il sistema economico finanziario nel suo complesso. "Non solo sistema politico," scrive ancora Castells su <span style="font-style: italic;">Internazionale</span> "ma anche sistema di istituzioni e di interessi che si intrecciano perchè tutto sia sotto controllo, indipendentemente da chi sia al governo". Con buona pace della Democrazia rappresentativa.<br /><br /></div></div></div></div><br /><object width="560" height="340"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/lImU3co64i0&hl=it_IT&fs=1&"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/lImU3co64i0&hl=it_IT&fs=1&" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="400" height="340"></embed></object><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-9181708639931846402?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-6471614079720656772010-01-19T16:17:00.009+01:002010-01-19T16:34:54.681+01:002010-01-19T16:34:54.681+01:00RUGBY, UNO SPORT TRA STORIA E MITO<div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/S1XOR9OqpfI/AAAAAAAABIE/Wwz2o7hjuOo/s1600-h/clip_image002.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 284px; height: 228px;" src="http://1.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/S1XOR9OqpfI/AAAAAAAABIE/Wwz2o7hjuOo/s320/clip_image002.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5428471733754177010" border="0" /></a>La statua di William Webb Ellis nella Public School di Rugby<br /><br /><p style="text-align: justify;" class="MsoBodyText"><span style="">Tutto ebbe inizio con una corsa. Quella di William Webb Ellis, studente della public School di Rugby, cittadina inglese del </span><span style="">Warwickshire</span><span style="">, considerato il creatore di una tra le discipline più affascinanti del mondo. Un pomeriggio di novembre del 1823, infatti, g</span><span style="">li allievi dell’istituto stavano giocando una partita di pallone tra classi nel <i>Big Side</i>, il terreno di gioco della scuola. Il giovane William, all’improvviso, "<i>con grande disprezzo delle regole del football così com'era giocato a quell'epoca, prese il pallone tra le braccia e corse con quello, dando origine alla principale caratteristica del gioco del rugby</i>". Recita così la targa ancora oggi conservata </span><span style="">nel cortile del College, accanto alla statua di Ellis.<br />La celebrazione di un mito, la storia di un ragazzo di 16 anni povero e di origini irlandesi, alunno in una scuola per ricchi rampolli dell’aristocrazia britannica solo grazie al sussidio concesso dall’esercito inglese, dopo la morte in battaglia del padre James. Sempre ai margini, l’inventore del Rugby. Poi il destino di manifestò sotto forma di gesto rivoluzionario, creatore. Una bella favola di ribellione e libertà. E forse null’altro. L’unica fonte che conferma la storia della folle corsa nel Big Side, infatti, è Matthew Holbeche Bloxam, antiquario e compagno di scuola per qualche anno di Ellis, che per rispondere a una lettera pubblicata sul <i>The Standard</i>, nella quale ci si interrogava sulle origini dello sport ovale, pubblicò un articolo sul <i>Meteor</i>, il giornale della public school di Rugby. L’articolo ricordava l’eretica impresa: “</span><i><span style="">Nella seconda metà del 1823,</span></i><span style=""> <i>circa 57 anni fa, fu provocato, senza alcuna premeditazione, quel cambiamento delle regole che distinse il gioco della scuola di Rugby da tutti gli altri. Un ragazzo di nome Ellis - William Webb Ellis - </i>[…]<i> mentre giocava nel Bigside a football in quella metà dell'anno, raccolse la palla tra sue braccia. Stando così le cose, secondo le regole di allora, avrebbe dovuto correre verso l'indietro fin dove avesse voluto, senza lasciare la palla, perché gli avversari potevano soltanto avanzare fino al punto in cui aveva afferrato il pallone, e non potevano attaccare fino a quando lui non avesse calciato la palla o l'avesse piazzata a terra in modo tale che un suo compagno potesse calciarla. </i>[…]<i> Ellis, per la prima volta, trasgredì questa regola e, impadronendosi della palla, anziché arretrare, <b>corse in avanti con la palla in mano verso la linea di meta avversaria</b> […]”</i></span><span style="">.<br />Molti, tuttavia, nutrivano dubbi sulla veridicità della testimonianza così, nel 1895, sette anni dopo la morte del vecchio antiquario, <st1:personname productid="la Old Rugbeian" st="on">la Old Rugbeian</st1:personname> Society, associazione composta da ex allievi della scuola, decise di effettuare ricerche sulla questione. Ne venne fuori che ben pochi, tra coloro che avevano frequentato <st1:personname productid="la Rugby School" st="on">la Rugby School</st1:personname> all'epoca di William Webb Ellis, si ricordavano di lui e inoltre nessuno aveva mai sentito parlare di quella corsa con la palla in mano. È certo, inoltre, che Ellis non ebbe più nulla a che fare con gli sviluppi del rugby successivamente al misterioso gesto del 1823, tanto che in realtà egli praticò il cricket e dopo la scuola divenne sacerdote. Fu un certo Jem Mackie, con un simile gesto negli anni '<st1:metricconverter productid="30, a" st="on">30, a</st1:metricconverter> ottenere una radicale modifica delle regole: la corsa in avanti con il pallone in mano, infatti, fu comunemente accettata dal 1839 e legalizzata nel 1841. Nonostante i meriti di Mackie, però, William Webb Ellis diventerà una leggenda. Il giovane orfano di origini irlandesi, morì il 24 gennaio <st1:metricconverter productid="1872 a" st="on">1872 a</st1:metricconverter> Mentone, in Francia. La sua tomba venne ritrovata solo nell’ottobre 1959, nel cimitero del Vecchio Castello della cittadina sulle Alpi Marittime e divenne subito luogo di pellegrinaggio per gli appassionati di rugby.</span><br />Una disciplina sempre al confine tra verità storica e fiaba, quindi, nata nel mito e cresciuta in esso fino ai giorni nostri. Oltre la corsa del giovane Ellis, infatti, troviamo la leggenda del <i style="">Cucchiaio di legno</i>, riconoscimento simbolico che viene ironicamente assegnato alla squadra che arriva ultima in ogni edizione del Sei Nazioni, antico torneo a cui partecipa dal 2000 anche l’Italia. Storia romantica quella del celebre cimelio, che fu assegnato per la prima volta all'Irlanda e al Galles<i> ex aequo</i> nel 1883. <span style="">Fino al 1904, infatti, l'utensile esisteva veramente: William Bolton, giocatore inglese, introdusse la tradizione per "gratificare" i colleghi irlandesi, sempre sconfitti. Il cucchiaio, acquistato da Bolton durante una vacanza in Svizzera nel cantone dei Grigioni, era simile a quello che i produttori elvetici di formaggio utilizzavano per girare il caglio. Dal 1904, però, per ignote vicissitudini, di tale “premio” si sono perse le tracce. <span style="">Una delle innumerevoli leggende che avvolgono il mondo ovale vuole che il Cucchiaio di Legno sia oggi conservato in un austero maniero scozzese nelle isole Orcadi.</span><br />Non meno affascinante, poi, è la storia della <i style="">Calcutta cup</i>, uno dei trofei più antichi al mondo, assegnato per la prima volta nel <st1:metricconverter productid="1879. A" st="on">1879. A</st1:metricconverter> quei tempi</span><span style="">, nella città sul delta del Gange, si trovava una guarnigione composta da molti ufficiali inglesi che pensarono di costituire un club in cui ritrovarsi.</span><span style=""> Nel</span><span style=""> dicembre 1877, cinque anni dopo la sua fondazione, il Calcutta Football Club venne sciolto e i dirigenti ebbero l’idea di fondere le monete della cassa sociale per destinarle a un oggetto d'arte che ricordasse gli anni in Asia. Per questo si offrivano 60 sterline al fine di realizzare una coppa da mettere in palio annualmente. <st1:personname productid="La Rugby Union" st="on">La Rugby Union</st1:personname> nella madrepatria acconsentì e così vennero fuse le rupie in argento e plasmato il trofeo che </span><span style="">ogni anno </span><span style="">viene assegnato all'interno del Sei Nazioni, esclusivamente tra Inghilterra e Scozia.<br />Il presente si nutre di passato, così come la realtà si alimenta di mito. </span>"Il rugby è trenta uomini che inseguono un sacco di vento" diceva poeticamente <span style="">Willie John Mc Bride, ex nazionale irlandese, e </span><span style="">sembra essere questa la chiave di lettura di uno sport al contempo moderno e romantico.</span></p><br /><br /><object width="560" height="340"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/4-Er3LQFbro&hl=it_IT&fs=1&"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/4-Er3LQFbro&hl=it_IT&fs=1&" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="400" height="340"></embed></object><br /><br /></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-647161407972065677?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-73751380187204298962009-12-06T18:07:00.022+01:002009-12-09T15:15:45.292+01:002009-12-09T15:15:45.292+01:00RIPARTE IL CIRCO DEL NULLA<div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/Sxvv0dWLB7I/AAAAAAAABGU/YoHkDC786-4/s1600-h/Wall_Street_Sign.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px; height: 240px;" src="http://2.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/Sxvv0dWLB7I/AAAAAAAABGU/YoHkDC786-4/s320/Wall_Street_Sign.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5412183061725644722" border="0" /></a>Wall Street - foto di Ramy Majouji<br /></div><br /><br /><div style="text-align: justify;">Tutto come prima, anzi, peggio. Non sono passati che pochi mesi da quando gruppi silenziosi di banchieri venivano immortalati dagli obiettivi di tutto il mondo mentre sciamavano mesti fuori dai propri uffici, con i celebri scatoloni di cartone tra le mani. Era l'alba del grande terremoto finanziario, la crisi che, partita dagli ormai noti mutui sub prime e dall'esplosione della bolla immobiliare, in poche settimane aveva messo in ginocchio le economie di tutto il mondo. Solo pochi mesi, ma sembra un secolo. Si è aperta una nuova età dell'oro, infatti, per i maghi delle borse.<br />"Si torna a scommettere, si torna a far festa, si torna a guadagnare un sacco di soldi" spiega Der Spiegel in un'inchiesta pubblicata su <span style="font-style: italic;">Internazionale </span>del 4 dicembre "E tutto grazie ai miliardi immessi nei mercati dalle banche centrali e dai governi per arginare le conseguenze della crisi. [...] Finora le venti economie più grandi del mondo hanno stanziato 1.500 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti hanno speso di più con la formidabile cifra di 841 miliardi. L'Europa ha investito circa 600 miliardi". Un'enorme quantitativo di denaro immesso sul mercato per tamponare le falle, denaro che crea ulteriore debito pubblico e incatena sempre più gli Stati alle banche, che, in molti casi, hanno ripreso a speculare più di prima, forti della subalternità dei governi e della politica. Come exit stategy non c'è male.<br />E così, mentre negli Usa "ogni mese circa 300 mila persone perdono il lavoro" e in Gran Bretagna, scrive il quotidiano <span style="font-style: italic;">The Indipendent</span>, "si sono raggiunti i livelli di ineguaglianza sociale dell'età vittoriana", dal versante dell'economia finanziaria giungono notizie di ben altro tenore: "Nel terzo trimestre del 2009" si legge ancora su <span style="font-style: italic;">Internazionale </span>"la Goldman Sachs ha annunciato utili per 3,2 miliardi di dollari grazie a un volume di scambi raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2008. La JPMorgan Chase ha guadagnato 3,6 miliardi di dollari, la Morgan Stanley 760 milioni. [...] Quando va tutto bene, lo Stato non deve intervenire e i guadagni vanno ai banchieri. Ma se qualcosa va storto, tocca al contribuente pagare il conto". È il capitalismo, bellezza.<br />Non è un caso che, tra i Paesi occidentali, proprio gli Stati Uniti e il Regno Unito siano i più colpiti, dato che entrambi, già da due decadi, "hanno abbandonato l'industria manufatturiera e ora dipendono dalle banche". Una scelta tra realtà e finzione finanziaria. "Oggi la speculazione monetaria" prosegue <span style="font-style: italic;">Internazionale</span> "è venti volte il volume degli scambi commerciali. [...] L'attività finanziaria è scollegata dalla realtà e ha la forza di distruggere la ricchezza di interi settori industriali, anzi, di interi Paesi".<br />Denaro che non corrisponde ad alcun bene o prodotto, ad alcun oggetto o servizio, e che esiste solo sotto forma di numero su un display o sullo schermo di un pc. "Al fenomeno della finanziarizzazione del denaro" scrive Massimo Fini nel suo <span style="font-style: italic;">Il denaro "sterco del demonio" </span>"si accompagna quello della sua progressiva smaterializzazione. Il denaro perde i residui contatti con la materia in cui si era via via incarnato". Moneta virtuale per un'economia virtuale che domina una politica a sovranità virtuale. "[...] I governi non riescono a trovare un accordo per imporre regole più severe alle attività finanziarie," scrivono gli autori dell'inchiesta<span style="font-style: italic;"> </span>"anche se sanno che le banche d'affari rappresentano un rischio per la collettività. Lo Stato dovrebbe ridimensionarle, ma non ne ha il coraggio. Anzi, le ha appena salvate". E la triste mascherata continua.<br /></div><br /><br /><object width="425" height="344"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/8Z6qQ66eS9k&hl=it_IT&fs=1&"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/8Z6qQ66eS9k&hl=it_IT&fs=1&" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-7375138018720429896?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-51912001764668718232009-11-02T15:09:00.024+01:002009-11-02T23:18:34.815+01:002009-11-02T23:18:34.815+01:00TORNA IL GRANDE RUGBY. ROMA A RISCHIO?<div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://3.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/Su7qJYNl1uI/AAAAAAAABGE/0p4PnPKk5MQ/s1600-h/RugbyBallItaly.png"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px; height: 240px;" src="http://3.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/Su7qJYNl1uI/AAAAAAAABGE/0p4PnPKk5MQ/s320/RugbyBallItaly.png" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5399510450102982370" border="0" /></a>L'italrugby si appresta ad affrontare le potenze ovali del sud nei test match autunnali<br /></div><br /><br /><div style="text-align: justify;">Arriva novembre, il mese dei test match per la nazionale italiana di rugby e c'è molta attesa per l'arrivo nel Belpaese delle potenze del sud. Gli All Blacks neozelandesi entreranno in campo il 14 a Milano, gli Springboks sudafricani il 21 a Udine e i giganti samoani il 28 ad Ascoli. Non è il primo confronto tra il nostro mondo ovale e quello ben più glorioso degli squadroni australi, ma a segnare una svolta è la location della sfida ai <span style="font-style: italic;">tuttineri</span>. Per la prima volta, infatti, ad aprire le proprie porte al rugby sarà la Scala del calcio, lo stadio Giuseppe Meazza in San Siro.<br />Gli spalti che solitamente contemplano le gesta di Pato ed Eto'o, di Inzaghi e Milito, vedranno le imponenti sagome di Ali Williams e Sergio Parisse, Richie McCaw e Mirco Bergamasco. E il pubblico pare aver gradito il cambio della guardia, a dispetto degli scettici di qualche tempo fa, frettolosamente saltati sul carro dei vincitori a battaglia vinta . "Per l'esordio contro i neozelandesi" scrive Enrico Borra sulla rivista Rugby! di ottobre, "San Siro si appresta a registrare uno storico tutto esaurito e chiunque oggi si riempie la bocca con parole tipo <span style="font-style: italic;">prevedibile </span>o, addirittura, <span style="font-style: italic;">scontato</span> è un gran bugiardo. Solo qualche mese fa c'era ancora chi giudicava <span style="font-style: italic;">una pazzia</span> la scelta [...] di portare la palla ovale alla Scala del calcio".<br />Sarà un evento senza precedenti, quindi, ma non dobbiamo dimenticare gli altri due importanti appuntamenti, con il Sudafrica campione del mondo in carica e Samoa, che ci precede nel ranking internazionale Irb, dominato proprio dagli Springboks. Gli azzurri sono infatti dodicesimi, mentre gli isolani occupano l'undicesima piazza. Sarà con queste due squadre, in special modo Samoa, che i ragazzi di coach Nick Mallett dovranno testare i propri miglioramenti. "Contro gli All Blacks sarà un grande show" aggiunge Borra "una splendida pubblicità per il nostro movimento e, comunque vada, un successo mediatico e d'immagine senza precedenti. Springboks e Samoa ci forniranno invece preziose indicazioni sullo stato di salute della nostra nazionale". Prove cruciali per l'italrugby, che porteranno allo stadio decine di migliaia di appassionali. Dopo il sold out di San Siro, infatti, è lecito attendersi il pienone anche al Friuli e al Del Duca.<br />Procede speditamente anche la prevendita per le gare interne azzurre del 6 Nazioni 2010 che, come da tradizione, si terranno allo stadio Flaminio di Roma. "La Federazione Italiana Rugby " si legge sul sito ufficiale della Fir "informa che, [...] sono stati venduti 19 mila biglietti per il match contro il XV della rosa" la gara con l'Inghilterra in programma il 14 febbraio "e 18 mila tagliandi per la sfida agli highlanders scozzesi" in programma il 27 febbraio "per un totale di 37 mila biglietti staccati a 5 mesi dall'undicesima edizione del torneo". Cifre lusinghiere cha lasciano facilmente pronosticare il tutto esaurito anche nella Capitale, ma ciò non toglie che si stiano addensando pesanti nubi sopra i sette colli.<br />Le tribune stracolme a San Siro e, probabilmente, al Friuli rilanciano la candidatura, da parte delle aree a più alto tasso di passione rugbystica del Paese, a ospitare il celebre <span style="font-style: italic;">championship</span>. Specie di fronte a una Roma ovale che attende da tempo immemore l'adeguamento strutturale del Flaminio, ormai troppo piccolo rispetto alla richiesta di biglietti, e indebolita dalla recente bocciatura da parte della Federazione dei Praetorians, la selezione capitolina candidata all'ingresso in Celtic League, il campionato che vede affrontarsi squadre gallesi, scozzesi e irlandesi. "L'esclusione dei Pretoriani" in favore di Treviso "dalla corsa alla Celtic League" scrive ancora Enrico Borra su Rugby! "potrebbe, si vocifera, minare il già delicato rapporto tra Fir, Regione Lazio e Comune di Roma, con la conseguenza indiretta di far emigrare il Sei Nazioni dal Flaminio, attuale casa degli Azzurri di Mallett. [...] I lavori promessi ogni anno al Presidente Dondi dalle Istituzioni arrivano con il contagocce solo dopo le ormai <span style="font-style: italic;">tadizionali minacce di migrazione </span>e ci sono almeno altre 4 piazze che farebbero follie per poter godere del privilegio di ospitare il torneo. [...] Certo, si perderebbe la Capitale, ma la convinzione è che un eventuale spostamento [...] sarebbe un danno più per Roma che per il nostro movimento".<br />Il concetto è molto chiaro: o si decide di puntare concretamente sul rugby a Roma, realizzando i lavori di ampliamento e adeguamento del Flaminio, o si lasci il 6 Nazioni a contesti più adeguati. Non è più accettabile infatti, che i tifosi in arrivo da mezza Europa per il torneo più antico e prestigioso di questo sport, debbano arrampicarsi su impalcature mobili in stile lavori condominiali. Questa soluzione delle curve-lego, montate ad hoc sopra le gradinate preesistenti per ottenere una manciata di posti in più, rischia di essere, oltre che insufficiente a far fronte alla domanda di biglietti, anche penosa. Servono lavori veri e strutture vere. Un impegno vero.<br /><br /></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-5191200176466871823?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-85147041042598092262009-10-02T15:19:00.031+02:002009-10-05T19:34:36.344+02:002009-10-05T19:34:36.344+02:00FRENO D'EMERGENZA<div style="text-align: center;"><br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://3.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SsYA3tFUBGI/AAAAAAAABF8/aoKxF5CS_9o/s1600-h/Instrumental_Temperature_Record.png"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px; height: 237px;" src="http://3.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SsYA3tFUBGI/AAAAAAAABF8/aoKxF5CS_9o/s320/Instrumental_Temperature_Record.png" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5387994961190061154" border="0" /></a>Febbre alta<br /><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div></div><div style="text-align: justify;">Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, in visita il 4 settembre scorso al centro scientifico di Ny-Aalesund al Polo nord, non aveva rinunciato a toni apocalittici per descrivere la velocità con cui i ghiacci artici si stanno sciogliendo. "Abbiamo il piede sull’acceleratore e ci stiamo dirigendo verso l’abisso. Abbiamo scatenato forze potenti e imprevedibili il cui impatto è già visibile. L’ho osservato con i miei occhi". Pochi giorni dopo da New York, il 23 settembre, in occasione della conferenza Onu sul clima, lo stesso Ban Ki-moon ha ribadito la propria preoccupazione rispetto al tema dell'ambiente, paragonando la minaccia del surriscaldamento del globo a una vera guerra.<br />Bisogna agire in fretta, ma fino a questo momento, però, le divergenze tra Nazioni più sviluppate ed economie in ascesa hanno impedito l'adozione di qualsiasi provvedimento. Le prime, infatti, imputano alle seconde le maggiori responsabilità per i disastri legati all'effetto serra, mentre le potenze emergenti rivendicano le stesse possibilità che, per due secoli, l'occidente ha avuto in materia di sviluppo incurante dell'ambiente. A meno di tre mesi dal summit di Copenhagen, che dovrà superare il protocollo di Kyoto del 1997, non c'è più tempo per i balletti.<br />"L'IPCC" (organo delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici) "dice che i Paesi industrializzati" scrive Mark Hertsgaard su <span style="font-style: italic;">L'Espresso </span>del 2 ottobre "devono tagliare le emissioni dal 25 al 40% entro il 2020 se l'umanità vuole evitare le più catastrofiche conseguenze [...]. Lo studio del WBGU, invece," ( organo di consulenza sui temi ambientali del governo tedesco) "ci dice che gli Usa dovrebbero diminuire le emissioni del 100% entro il 2020." Altro che diminuzioni, quindi, secondo i tedeschi gli Stati Uniti dovrebbero azzerare l'inquinamento atmosferico entro i prossimi 10 anni. E non sarebbero soli in questa lotta improba contro se stessi. "La Germania, l'Italia e gli altri Paesi industrializzati" prosegue Hertsgaard "devono fare lo stesso tra il 2025 e il 2030. La Cina ha tempo solo fino al 2035 e il mondo intero deve liberarsi dalle emissioni di carbonio entro il 2050". In sintesi, le economie del mondo devono divenire a impatto zero entro i prossimi 10/20 anni se "l'umanità vuole evitare le più catastrofiche conseguenze del cambiamento climatico". L'unica via per evitare di cadere, riprendendo l'espressione di Ban Ki-Moon di fronte ai ghiacci non-più eterni, nell'"abisso".<br />Nei giorni in cui il segretario generale Onu esprimeva i propri timori sul futuro del pianeta, dall'Italia giungevano le sinistre immagini scattate da un robot, sceso nelle acque al largo della cittadina calabrese di Cetraro. Gli scatti riprendevano una nave piena di fusti simili a quelli usati per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi tossici. Insieme alle foto, dalle acque emergeva una terribile realtà. "Si sospetta che decine di navi cariche di sostanze nocive" scrive Michael Leonardi sul giornale web americano <span style="font-style: italic;">Counterpunch</span>, articolo ripreso dalla rivista <span style="font-style: italic;">Internazionale</span> del 2 ottobre, "siano state affondate al largo di Italia, Spagna e Grecia, ma anche delle coste africane e asiatiche, dall'ecomafia internazionale guidata dalla 'ndrangheta calabrese". Nella zona di Cetraro sono moltissimi i casi di tumore alla tiroide e anche se non c'è certezza su cosa contengano quei misteriosi fusti in fondo al mare, la sola presenza della Cunski, questo il probabile nome del natante affondato in Calabria, conferma quanto detto dal pentito Francesco Fonti, che già nel 2005 "ha raccontato" aggiunge Leonardi "il suo coinvolgimento nell'affondamento di tre navi", tra cui la Cunski, appunto.<br />Uno scempio consumatosi lentamente, in decenni di silenzio e immobilismo. E ora si fanno largo anche terribili sospetti di connivenze. "Rimane una forte preoccupazione" scrive ancora Leonardi "per i legami dei politici italiani di ieri e oggi con l'ecomafia internazionale. [...] Francesco Fonti ha confessato che nel 1992, quando è stato coinvolto nell'affondamento di queste tre navi, aveva contatti con agenti del Sismi, il Servizio per le informazioni e la sicurezza militare". La classe politica italiana, quindi, non sarebbe stata in grado nè di impedire la sistematica distruzione dei propri ecosistemi marini, nè di garantire la salute di molti suoi cittadini, ammalatisi di cancro a causa dell'inquinamento da sostanze tossiche e radioattive. E l'Italia è tra i Paesi che dovranno, nei prossimi anni, tagliare drasticamente le emissioni di gas serra e puntare deciso sulle rinnovabili per evitare "l'abisso". Non c'è da stare molto allegri.<br />Confidiamo che le elites mondiali scelgano responsabilmente e agiscano per garantire un futuro alle generazioni che verranno, seguendo se non la propria coscienza almeno l'istinto di sopravvivenza.<br /><br /><br /><object width="425" height="344"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/OQELcu7EcT4&hl=it&fs=1&"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/OQELcu7EcT4&hl=it&fs=1&" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object><br /><br /><br /></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-8514704104259809226?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-47371943627230871892009-09-01T16:11:00.011+02:002009-09-05T19:38:30.755+02:002009-09-05T19:38:30.755+02:00NEL CUORE D'EUROPA<div style="text-align: center;"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Da Grindelwald a Budapest, dall'Eiger al Danubio, passando per Berna. Storia fotografica di una vacanza al centro del Vecchio Continente.<br /><br /><object width="425" height="344"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/qubn9QEo6hc&hl=it&fs=1&"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/qubn9QEo6hc&hl=it&fs=1&" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object><br /></div></div><div style="text-align: center;"><br /></div><br /><div style="text-align: center;"><a href="http://picasaweb.google.it/mbombagi/Estate2009SvizzeraGrindelwaldEUngheriaBudapest#slideshow/5376489768989705090">ESTATE 2009 - SLIDESHOW</a><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-4737194362723087189?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-51867572387287311952009-07-06T13:57:00.050+02:002009-07-14T17:51:50.992+02:002009-07-14T17:51:50.992+02:00TESORO DA CUSTODIRE<div style="TEXT-ALIGN: center"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SlHnJyxvysI/AAAAAAAAA6o/BSTwpbXdcsA/s1600-h/Tre_Cime_Di_Lavaredo_1.JPG"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5355315587355495106" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 320px; CURSOR: pointer; HEIGHT: 240px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="http://2.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SlHnJyxvysI/AAAAAAAAA6o/BSTwpbXdcsA/s320/Tre_Cime_Di_Lavaredo_1.JPG" border="0" /></a>Le Tre cime di Lavaredo, uno dei simboli delle Dolomiti, ora patrimonio dell'Unesco </div><br /><div style="TEXT-ALIGN: center"></div><div style="TEXT-ALIGN: justify"></div><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: justify">L'umanità celebra le Dolomiti, ora bisognerà proteggere le Dolomiti dall'umanità. Lo scorso 26 giugno, in occasione del suo 33° congresso a Siviglia, l'Unesco, l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura, ha inserito i <em>Monti Pallidi</em> nella lista delle meraviglie del mondo, le perle più preziose di Madre Natura. Un elenco che comprende non più di 199 siti sulla Terra e di cui, in Italia, solo le Isole Eolie fanno parte dal 2000. Un'area di 142 mila ettari , più altri 90 mila di zona cuscinetto esterna, divisi in 5 province. Si va da Bolzano a Udine, passando per Trento, Belluno e Pordenone, in un viaggio lungo 3 Regioni. Dopo la conquista e il riconoscimento, quindi, inizia il vero lavoro, quello di valorizzazione nella preservazione. Sviluppo e tutela per un territorio stupendo e fragile, un cristallo tanto prezioso quanto delicato.<br />"La pubblicità regalata dall'Unesco" scive Paolo Conti sul <span style="FONT-STYLE: italic">Corriere della Sera </span>del 27 giugno "può diventare per paradosso uno strumento di distruzione se non si è virtuosi e non si sa gestire il territorio. Ovvero: più turisti, colate di cemento, deroghe ai piani regolatori in nome delle nuove necessità e dell'occupazione. Con un risultato già scritto: la cancellazione delle Dolomiti per aver deturpato un bene, e un panorama sfigurato per sempre, poiché l'edilizia incontrollata è purtroppo uno sfregio permanente". Tali abusi non produrrebbero solo la perdita della medaglia, ma soprattutto la morte del territorio e del candore di luoghi già ora preda di speculazione e turismo irrispettoso. L'Italia, sfortunatamente, non è un esempio di rettitudine in materia di salvaguardia delle proprie straordinarie peculiarità paesistiche. Dall'inquietante progetto relativo alla costruzione della tangenziale di Cortina D'Ampezzo, alle seconde e terze case che proliferano nelle località maggiormente in voga, raggiunte spesso dai vacanzieri con grosse auto invasive e inquinanti. </div><div style="TEXT-ALIGN: justify">"Proibire i dannati suv" sostiene, sempre sulle colonne del <em>Corriere, </em>Mauro Corona, scrittore, scultore e alpinista che vive a Erto, paesino delle Dolomiti friulane. "Quando va a piedi, il turista si seleziona da solo per gradi di camminata. Deve arrivare in zona, ma quando è lì deve bloccare la macchina e buttare le chiavi nel torrente. Quando ritorni l'auto deve avere sopra un dito di polvere. E basta anche con gli impianti di risalita, non ne servono più". Non ha senso lo sviluppo se questo si crea sul cadavere dell'area e di chi vi abita. Tale crescita economica, infatti, sarebbe drammaticamente effimera dato che, una volta violata la purezza dei paesaggi, verrebbe meno anche l'attrattiva e, quindi, turismo e denaro. "Ho visto altre montagne del mondo" conclude Corona "ma queste sono misteriose, sono affettuose, fanno capire anche a chi viene da lontano che è parte di questo ambiente. Ti rilassano".<br /></div><div style="TEXT-ALIGN: justify">I timori che si verifichino gravi speculazioni ai danni dei <em>Monti Pallidi </em>sono fondati, specie se si considera l'altissimo numero di abusi edilizi sulle coste italiane, altro patrimonio del nostro Paese. "Due reati a chilometro lungo i 7.400 chilometri di costa", denunciano Legambiente e Goletta Verde attraverso il loro ultimo rapporto dal nome emblematico, <em>Mare Monstrum</em>. "Solo nel 2009, e siamo ancora a metà anno" scrive Michele Manno, citando il rapporto, sul <em>Corriere della Sera</em> del 27 giugno "si sono registrate 3.674 infrazioni e sono scattati 1.569 sequestri e 4.697 denunce. Tra le regioni che hanno il triste primato figurano la Campania (2.776 infrazioni accertate a vario titolo), la Sicilia (2.286), la Puglia (1.577) e la Calabria (1.435). [...] Stupisce la Sardegna, l'isola che dovrebbe essere un paradiso si piazza al quinto posto con ben 1.301 infrazioni accertate". Una triste prassi del Belpaese, quindi, quella della devastazione ambientale sistematica, che non lascia ben sperare per il destino della neo perla dell'Unesco.<br /></div><div style="TEXT-ALIGN: justify">Prima di disperare, però, attendiamo di vedere come procederanno gli Enti pubblici preposti nella gestione di quella che rimane una straordinaria opportunità e, soprattutto, quanto le popolazioni locali, che vivono le Dolomiti quotidianamente, vigileranno su quell'inestimabile tesoro che altri ammirano solo da lontano o si limitano a contemplare da turisti per qualche giorno. "[...] Le Dolomiti non sono comparabili con alcuna altra montagna al mondo" esulta Reinhold Messner, alpinista ed esploratore. "Mi auguro che possano essere viste con nuovi occhi, come forma del Creato, come immensa ricchezza per tutti e non come pura attrazione da cartolina, per attirare solo un turismo di massa".<br /></div><div style="TEXT-ALIGN: justify">L'obiettivo è quello di interpretare al meglio la vetrina offerta dall'Unesco, non per promuovere semplicemente un prodotto, ma per educare le persone alla bellezza metafisica dei <span style="FONT-STYLE: italic">Monti Pallidi</span>. Aulici ed eterei. Unici al mondo.<br /><br /><embed src="http://www.youtube.com/v/-oEEjCCiDHk&hl=" fs="1&" width="425" height="344" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true"></embed></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-5186757238728731195?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-69146930589806548192009-06-12T11:27:00.019+02:002009-06-17T18:09:41.047+02:002009-06-17T18:09:41.047+02:00IL TEMPO NON È DENARO<div style="TEXT-ALIGN: center"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SjIhAtYG-FI/AAAAAAAAA1o/qMgu23mCW5s/s1600-h/meridiana.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5346372003706632274" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 320px; CURSOR: pointer; HEIGHT: 263px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SjIhAtYG-FI/AAAAAAAAA1o/qMgu23mCW5s/s320/meridiana.jpg" border="0" /></a>Una meridiana, antico strumento di misurazione del tempo<br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: justify">La crisi continua a gravare sulle economie di tutto il mondo nonostante rassicurazioni e campagne anti-panico a profusione da parte dei governi, ma potrebbe anche rivelarsi un'occasione utile per riconsiderare il nostro stile di vita, riscoprendo un bene tanto prezioso quanto irrecuperabile una volta perduto: il tempo. Spogliato del superfluo, infatti, il cittadino diviene meno risorsa umana e più essere umano, recuperando spazi per sè e per le poche cose realmente importanti. Il mutamento è in corso e sta già incidendo nella società. Una piccola rivoluzione teorico-pratica che mira a trasformare le nostre esistenze, esortandoci a vivere per vivere e non per consumare.<br />"È chiaro che la posta in gioco non è solamente la ripresa economica" dice il sociologo spagnolo Manuel Castells alla rivista <span style="FONT-STYLE: italic">Internazionale </span>del 5 giugno "ma la trasformazione del nostro modello socioeconomico. Non dobbiamo solo passare a un'economia della conoscenza, bisogna anche sottrarre alle regole del mercato una parte della vita quotidiana. [...] Lavorando meno e guadagnando meno, ma godendo di più delle cose belle della vita grazie alla nuova ricchezza di tempo disponibile".<br />Non un'utopia, ma una speranza che si fa realtà e il passaggio è più facile di quanto si possa immaginare. Il cambiamento avviene in via del tutto informale e spontanea, di là da qualsiasi legge dello Stato. Dal basso, si direbbe.<br />"Un italiano su tre ha già scambiato gratis il proprio tempo" scrive Vera Schiavazzi su <span style="FONT-STYLE: italic">La Repubblica </span>del 9 giugno "e soprattutto le proprie capacità, con qualcun altro, e uno su due vorrebbe farlo. Nell'indagine promossa proprio dall'osservatorio nazionale delle Banche del Tempo c'è tutto il senso di un'esperienza che si diffonde a mano a mano che la crisi soffoca il mecato di tutto ciò che non è indispensabile". Imparare l'inglese in cambio di lavori di giardinaggio o piccola carpenteria, lezioni di yoga gratis a chi terrà nel mese di luglio l'amato boxer del proprio insegnante, oppure piatti prelibati in cambio di passaggi in auto. L'economia in bolletta stimola la fantasia, con la conseguente sostituzione del denaro, merce sempre più rara per molti, con altri strumenti di valutazione della ricchezza. "Il fenomeno delle scambio libero" prosegue l'articolo "soprattutto quello tra beni che è difficile misurare e che deve basarsi sulle relazioni personali, è la prova dell'incapacità dell'economia monetaria di risolvere da sola i suoi problemi. [...] Quando arriva la crisi io non compro più da te ciò che vorrei perchè ho troppa paura di restare senza denaro" sintetizza l'antropologo americano Mark Anspach "e di non poter più pagare le cose essenziali".<br />La soluzione diviene, allora, questa nuova forma di baratto, slegata da qualsiasi attribuzione di valore monetario ai beni che si scambiano, ma caratterizzata dalla conoscenza e dalla capacità dei soggetti di svolgere determinati compiti. Dal <span style="FONT-STYLE: italic">Patchwork des Savoirs </span>francese al <span style="FONT-STYLE: italic">Neighbourhood time bank </span>inglese, stanno nascendo reti per tutti quei beni "che non si possono pagare un tanto al chilo e per il costo dei quali ci siamo spesso lamentati" scrive ancora la Schiavazzi.<br />Utilizzando meno il denaro per ottenere beni o servizi di cui abbiamo bisogno, si risparmia non solo carta moneta, in un periodo di penuria della stessa, ma tempo. E si guadagna in relazioni interpersonali e possibilità di impiegare parti sempre più consistenti delle nostre giornate in attività maggiormente piacevoli e appaganti. "Prendendosi cura del proprio corpo anzichè comprare medicine" dice ancora Manuel Castells "scambiando musica e film in rete invece di pagare canoni medievali ai monopoli corporativi, e riscoprendo il piacere di una passeggiata al sole, e pazienza se arriviamo tardi". La rivoluzione del tempo evidenzia come l'uomo venga prima e vada oltre l'economia di mercato e ogni concezione utilitarista della vita. Come le ragioni delle persone possano aggirare le imposizioni del denaro.<br />"La verità è che non abbiamo molte alternative" conclude Castells "Bisognerà imparare a conciliare gli ultimi rantoli di una vecchia economia irragionevole, gli albori di una nuova economia dell'innovazione e l'espansione di un terzo settore in cui, invece di vivere per pagare il consumo, vivremo direttamente la nostra vita, senza intermediazione monetaria".<br />Il crack finanziario internazionale che ha fatto deflagrare le contraddizioni di un'economia fatua e slegata dalla realtà ha aperto, però, anche nuovi scenari e opportunità di rinnovamento. Possiamo scegliere se riedificare il gigante dai piedi d'argilla così com'era prima della tempesta perfetta dei <span style="FONT-STYLE: italic">subprime, </span>oppure mutare strada, ponendo al centro della nostra vita la vita stessa e comprendendo che il denaro è uno strumento nelle mani dell'uomo e non il fine della sua esistenza.<br /><br /></div></div><embed src="http://www.youtube.com/v/hMRJMuZg5q0&hl=" fs="1&" width="425" height="344" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true"></embed><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-6914693058980654819?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-62888825145664980192009-05-22T15:37:00.039+02:002009-05-27T01:40:30.404+02:002009-05-27T01:40:30.404+02:00CREARE UN FUTURO SOSTENIBILE<a href="http://1.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SharNMEIZsI/AAAAAAAAA1g/B_zveYCvDYU/s1600-h/rinnovanile.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5338642651359504066" style="margin: 0px auto 10px; display: block; width: 320px; height: 135px; text-align: center;" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SharNMEIZsI/AAAAAAAAA1g/B_zveYCvDYU/s320/rinnovanile.jpg" border="0" /></a><br /><div></div><br /><div align="justify">I cambiamenti climatici in atto, figli di problematiche ambientali sempre più pressanti, stanno imponendo alle nazioni di tutto il mondo una riflessione profonda sul futuro stesso delle nostre società, prima ancora che su quello della fredda economia. Molti Paesi hanno perciò scelto di cambiare strategie di sviluppo abbandonando la via del mero sfruttamento delle risorse, per affrontare la sfida delle energie rinnovabili.</div><div align="justify">In Europa, un autentico modello di intraprendenza in materia di rispetto per l'ambiente è l'Austria, che nel 2006 ha ricavato il 63% della sua elettricità da fonti rinnovabili a fronte di una media europea che si attesta al 14,65%, ma non dobbiamo dimenticare i Paesi scandinavi storicamente virtuosi. Molti non sapranno tuttavia, che nella lista dei Paesi più impegnati nello sviluppo sostenibile c'è il Portogallo, una delle aree più economicamente arretrate del continente, fino a oggi.</div><div align="justify">"Nel 2006 il Portogallo ha ricavato da fonti rinnovabili il 30% dell'energia elettrica consumata" scrive Peter Wise sul Financial Times, articolo ripreso dalla rivista Internazionale del 22 maggio "L'obiettivo per il 2010 è arrivare al 39%". Un obiettivo non proibitivo considerati gli sforzi che sono stati fatti dai lusitani per sviluppare eolico, fotovoltaico, idroelettrico e biogas. 120 turbine eoliche nella regione settentrionale dell'Alto Minho in pochi anni hanno trasformato quell'area depressa in una realtà all'avanguardia della green revolution. "Oggi l'Alto Minho" prosegue Wise "è sede della più grande centrale eolica sulla terraferma d'Europa, e partecipa a un piano per trasformare uno dei paesi più poveri del continente in un leader mondiale dell'energia rinnovabile".</div><div align="justify">Il Portogallo è privo di risorse energetiche primarie ma dispone di tre grandi ricchezze: il vento, il sole e l'oceano. Un potenziale immenso per anni rimasto inespresso. Negli ultimi tempi, però, tutto è cambiato, anche le ambizioni. "Entro il 2020" aggiunge Internazionale "più del 60% dell'elettricità e circa il 31% dell'energia prodotta nel paese, arriverà da fonti rinnovabili. L'obiettivo dell'Ue nello stesso arco di tempo è del 20. [...] gli Usa arriveranno a ricavare il 12% della loro energia da fonti pulite quando il Portogallo sarà già oltre il 50". Non solo eolico, però. Andando a sud-est di Lisbona, infatti, troviamo la cittadina di Amareleja dove si registrano le temperature più alte del Paese, un luogo in cui il sole e onnipresente e dove 2.520 pannelli solari della grandezza di un appartamento si nutrono di luce. Senza trascurare, infine, la forza dell'oceano che dona ai lusitani l'ulteriore opportunità di produrre energia pulita dalle onde.</div><div align="justify">Green economy, tuttavia, non vuol dire solo rispetto per l'ambiente e per il futuro dei nostri figli, ma, nell'immediato, soprattutto posti di lavoro in tempi di crisi mondiale. "Negli ultimi 4 anni il Portogallo" si legge su Internazionale "ha creato 10mila posti di lavoro nel settore dell'energia pulita e altri 22 mila dovrebbero aggiungersi nei prossimi 12 anni, grazie a un investimento programmato di 14 miliardi di euro". Puntare sulle rinnovabili paga, quindi, e ad incassare sono i cittadini delle aree interessate dagli investimenti, come quelli dell'Alto Minho riconvertito all'eolico, le cui amministrazioni locali hanno visto raddoppiare i proventi degli affitti che le aziende energetiche corrispondono per i terreni utilizzati, ricavi che gli stessi enti pubblici investono nel territorio sotto forma di restauri, nuove infrastrutture e opere per la collettività. "In una regione sperduta" conclude Wise "ancora imbevuta dello spirito di un passato antico, le turbine che si stagliano nella nebbia sulle cime delle montagne dell'Alto Minho sono simboli di futuro".</div><div align="justify"></div><div align="justify">E l'Italia? Purtroppo lo stivale resta indietro in questo settore, avendo prodotto nel 2006 solo il 14,82% dell'elettricità consumata da fonti rinnovabili. nel 2010 tale percentuale dovrebbe salire al 25, ma non sarà così, e poco consola che tali numeri rientrino nella media europea. In più il Belpaese ha fatto una scelta ben precisa, quella nucleare, siglando, come sappiamo, l'accordo con la Francia per la costruzione di 4 centrali nei prossimi anni. Siamo agli antipodi rispetto al Portogallo e all'idea di green revolution. Una decisione controversa, che molti giudicano "di retroguardia" come, l'economista americano e premio Nobel Jeremy Rifkin. Risolvere la crisi ambientale ed energetica con il nucleare, infatti, è "Come curare malattie nuovissime con la penicillina" dice Rifkin in un'intervista rilasciata a La Repubblica nel giugno 2008, ben prima, quindi, del patto Berlusconi-Sarkozy. </div><div align="justify">"Oggi sono in funzione nel mondo 439 centrali nucleari" prosegue Rifkin "e producono circa il 5% dell'energia totale. Nei prossimi 20 anni molte di queste centrali andranno rimpiazzate. E nessuno dei top manager del settore energetico crede che lo saranno in una misura maggiore della metà. Ma anche se lo fossero tutte si tratterebbe di un risparmio del 5%. Ora, per avere un qualche impatto nel ridurre il riscaldamento del pianeta, si dovrebbe ridurre del 20% il Co2, un risultato che certo non può venire da qui". Il nucleare quindi non riduce le emissioni e non risolve il problema dello sfruttamento delle risorse, dato che l'uranio, come il petrolio, prima o poi comincerà a scarseggiare. Poi c'è il problema scorie, difficilissime da smaltire: "Gli Stati Uniti hanno straordinari scienziati" dice ancora il Nobel "e hanno investito 8 miliardi di dollari in 18 anni per stoccare i residui all'interno delle montagne Yucca dove avrebbero dovuto restare al sicuro per quasi 10 mila anni. Bene, hanno già cominciato a contaminare l'area nonostante i calcoli, i fondi e i super-ingegneri. Davvero l'Italia crede di poter far meglio di noi? L'esperienza di Napoli non autorizza troppo ottimismo. E questa volta i rifiuti sarebbero nucleari, con conseguenze inimmaginabili". </div><div align="justify">Ricapitolando: niente riduzione delle emissioni, niente risparmio energetico, incubo ecoballe radioattive. Ma non è finita, rimane la questione acqua: "Non c'è abbastanza acqua nel mondo per gestire impianti nucleari. Temo che non sia noto a tutti che circa il 40% dell'acqua potabile francese serve a raffreddare i reattori. L'estate di alcuni anni fa, quando molti anziani morirono per il caldo, uno dei danni collaterali che passarono sotto silenzio fu che scarseggiò l'acqua per raffreddare gli impianti. Come conseguenza fu ridotta l'erogazione di energia elettrica. E morirono ancora più anziani per mancanza di aria condizionata". </div><div align="justify">La soluzione, quindi, non può che essere ciò che Rifkin chiama "La terza rivoluzione industriale", un sistema in cui ognuno autoproduca energia per scambiarla con gli altri attraverso reti intelligenti. "Bisogna cominciare a costruire abitazioni che abbiano al loro interno le tecnologie per produrre energie rinnovabili, come il fotovoltaico. Non è un'opzione, ma un obbligo comunitario. Poi serviranno batterie a idrogeno per immagazzinare questa energia. E una rete intelligente per distribuirla". Un cammino difficile che, però, altri Paesi hanno deciso di percorrere. Una via che anche l'Italia, volendolo, potrebbe intraprendere. Conclude Rifkin: " Voi (l'Italia) siete messi meglio di tutti: avete il sole dappertutto, il vento in molte località, in Toscana c'è anche il geotermico, in Trentino si possono sfruttare le biomasse. Eppure, con tutto questo ben di Dio, siete indietro rispetto a Germania, Scandinavia e Spagna per quel che riguarda le rinnovabili".</div><div align="justify">Potremmo, quindi, dovremmo, ma non lo facciamo. Abbiamo deciso diversamente rispetto al Portogallo e ad altre Nazioni virtuose e coraggiose, rinunciando in modo miope e autolesionistico a porre le basi per un futuro sostenibile, davvero. I nostri figli ringrazieranno. <br /></div><div align="justify"></div><br /><object width="560" height="340"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/-dZ6rNeWA1o&hl=it&fs=1"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/-dZ6rNeWA1o&hl=it&fs=1" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="400" height="400"></embed></object><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-6288882514566498019?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-10045265427750673482009-04-25T14:34:00.009+02:002009-05-10T23:54:39.275+02:002009-05-10T23:54:39.275+02:00TERZO MILLENNIO "INDIGENO"<div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SfM16wFLdwI/AAAAAAAAA1Q/NE13tbzxzj8/s1600-h/Konfuzius.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 190px; height: 320px;" src="http://4.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SfM16wFLdwI/AAAAAAAAA1Q/NE13tbzxzj8/s320/Konfuzius.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5328662067564738306" border="0" /></a>Una Statua di Confucio<br /></div><div style="text-align: center;"><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div></div><div style="text-align: center;"><br /><div style="text-align: justify;">La Cina riscopre se stessa, avanza guardandosi indietro. Dopo decadi di oblio ideologico ritorna infatti in auge Kong FuZi, il saggio Confucio, filosofo cinese il cui pensiero diede origine ad un'intera cultura che influenzò costumi e storia di varie Nazioni asiatiche, il confucianesimo appunto. Prima osteggiato poi combattuto e cancellato dalla rivoluzione culturale maoista con il placet delle elites dell'epoca, ora risorge proprio nel momento in cui sembra tramontare l'Era della supremazia culturale occidentale, in profonda crisi assieme al suo modello di sviluppo economico e sociale.<br />"La recessione dimostra che gli Stati Uniti non possono più offrire al mondo una leadership adeguata", scrive Federico Rampini su Repubblica del 15 aprile riferendosi alle parole di Wang Xiaodong, uno degli autori del saggio <span style="font-style: italic;">La Cina scontenta</span>, best-seller e autentico fenomeno editoriale, specialmente tra gli sponenti del ceto medio cinese. "Oggi l'ideologia su cui poggia il neo-espansionismo cinese non è più rivoluzionaria, sovversiva e antagonista. Al posto di Mao c'è Confucio, il filosofo vissuto dal 551 al 479 avanti Cristo, che la classe dirigente cinese rivaluta come il guardiano dell'ordine sociale e della stabilità". Le ragioni di questo mutamento sono da attribuire alla morte delle grandi ideologie novecentesche, il cui vuoto è stato colmato dalla riscoperta, da parte dei popoli, delle proprie tradizioni, ciò che Samuel Huntington, nel celebre e controverso libro <span style="font-style: italic;">Lo scontro delle civiltà,</span> definì indigenizzazione delle culture:<br />"Indigenizzazione è stata la parola d'ordine in tutto il mondo non occidentale negli anni ottanta e novanta", scrive Huntington in un passaggio del suo saggio "La rinascita dell'Islam e la re-islamizzazione sono temi centrali nelle società musulmane. In India la tendenza prevalente è il rifiuto degli usi e costumi occidentali e <span style="font-style: italic;">l'induizzazione </span>della politica e della società. In Asia orientale i governi promuovono il confucianesimo e i leader politici e intellettuali parlano di <span style="font-style: italic;">asianizzare </span>i propri Paesi. A metà anni ottanta il Giappone fu ossessionato dal <span style="font-style: italic;">Nihonjinron, </span>o teoria del Giappone e del giapponese. [...] Con la fine della Guerra Fredda la Russia è tornata a essere un Paese <span style="font-style: italic;">in bilico</span>, con il riemergere del classico scontro tra occidentalisti e slavofili". L'indigenizzazione, inoltre, non pare essersi fermata negli anni novanta, considerato che, oltre alla già citata Cina con Confucio e all'avanzata in America latina di leader che fanno esplicito riferimento alle peculiarità culturali e storiche dei propri Stati, come Chavez e Morales, in Russia, per fare un nuovo esempio, il <span style="font-style: italic;">putinismo</span> ha contribuito al rilancio del nazionalismo, anche in economia, e della religione cristiano-ortodossa, ora ben più seguita che in passato.<br />Già, le religioni. Le grandi vittime della prima metà del XX secolo, quando, come scrive ancora Huntington "le elites intellettuali hanno di norma creduto che la modernizzazione economica e sociale dovesse portare alla scomparsa della religione come elemento significativo dell'esistenza umana", si sono prese la propria rivincita, la <span style="font-style: italic;">Revanche de Dieu </span>che, aggiunge l'autore nel suo saggio "ha significato il ritorno e il rinvigorimento delle religioni tradizionali delle rispettive comunità, nonchè l'attribuzione ad esse di nuovi significati". Un processo di relativizzazione politico-culturale quindi, avviatosi parallelamente alla sconfitta di quei grandi capisaldi ideologici che avevano caratterizzato il mondo, che porta l'occidente ora a perdere terreno laddove, prima, aveva una forte influenza, come in oriente.<br />"Ora la Cina ha acquistato nuova coscienza di sè" fa notare Rampini "e rimette in discussione la validità delle pretese occidentali. È una società segnata dal confucianesimo, dove il gruppo conta più dell'individuo, dove le relazioni sociali sono <span style="font-style: italic;">organiche</span>, strutturate sull'obbedienza gerarchica e sul perseguimento di obiettivi collettivi. Questo tipo di società" aggiunge Rampini "va governata come una famiglia, con il rispetto dell'autorità paterna, e d'altra parte carica sul paterfamilias la responsabilità di garantire il benessere dei propri familiari". Niente più complessi di inferiorità, quindi, una nuova rivoluzione culturale è in atto da tempo e non solo nella Repubblica Popolare. L'attuale crisi economica, poi, unitamente alle difficoltà che l'occidente sta incontrando nell'esportare la democrazia, stanno spingendo verso ulteriori cambiamenti.<br />"Voi occidentali definite la Democrazia secondo il principio che ogni cittadino debba avere il diritto al voto" disse Zhang Weiwei al Marshall forum di Monaco di Baviera, in un passaggio citato dall'articolo di Repubblica "e nel suffragio universale diversi partiti devono competere per l'alternanza al governo. Fino ad oggi è impossibile trovare un solo caso di un Paese emergente che sia riuscito a modernizzarsi con successo dopo aver adottato questo modello di democrazia. Che cosa succederebbe oggi in Cina se adottassimo una democrazia del vostro tipo? Ammesso che il Paese non sprofondi nella guerra civile potremmo eleggere un governo di contadini, visto che questi sono la stragrande maggioranza della popolazione? Non ho nulla contro di loro" conclude Zhang "ma è chiaro che non sarebbero capaci di guidarci nella modernizzazione". Un progresso che non passa più nè dall'imposizione di modelli importati da altrove, nè dall'assenza di punti di riferimento riconducibili alla propria storia o cultura.<br />Paradossalmente nell'epoca della globalizzazione economica, che riserva dispiaceri a loro volta globali, si assiste alla localizzazione politica e storico-culturale. Il mondo di domani sembrerebbe destinato ad essere un pò più piccolo e antico, in un'idea di futuro come prosecuzione del passato, senza cesure. "Sarebbe quasi fanciullesco" fa osservare Fernand Braudel "pensare che la modernizzazione metta fine alla pluralità di culture storiche incarnate per secoli nelle grandi civiltà del pianeta. Al contrario" conclude "la modernizzazione rafforza tali culture e riduce il potere relativo dell'occidente. Sotto molti importanti aspetti, il mondo sta diventando più moderno e meno occidentale".<br />Sta ai leader mondiali in generale e occidentali in particolare, decidere ora se tale processo debba o meno sfociare in quello scontro di civiltà che nessuno auspica.<br /><br /><br /><img src="file:///H:/Temp/moz-screenshot.jpg" alt="" /> </div></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-1004526542775067348?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-59667160440731416002009-03-07T12:10:00.022+01:002009-03-09T17:28:37.870+01:002009-03-09T17:28:37.870+01:00DIAMOCI UN TAGLIO<div align="center"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SbJXpMw0QrI/AAAAAAAAA1A/x69s0mevNFU/s1600-h/48ea2c1e401a9_zoom.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5310403275935466162" style="DISPLAY: block; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 320px; HEIGHT: 229px; TEXT-ALIGN: center" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SbJXpMw0QrI/AAAAAAAAA1A/x69s0mevNFU/s320/48ea2c1e401a9_zoom.jpg" border="0" /></a>Un operatore di borsa ( foto da <span style="TEXT-DECORATION: underline">media.panorama.it)</span><br /><br /><br /></div><div align="center"></div><div align="center"></div><div align="center"></div><div align="center"></div><div align="center"></div><div align="center"></div><div align="center"></div><div align="justify">La Banca Centrale Europea ha rivisto ulteriormente al ribasso il costo del denaro, portandolo dal 2% all' 1,50%, nel tentativo di contrastare il "grave rallentamento dell'attività economica, sia a livello globale sia nell'area euro, che ha trovato conferme nei dati delle indagini preliminari dei primi mesi del 2009", come si legge su Repubblica.it. Scorrendo le pagine dei quotidiani di questi giorni non c'è da stare allegri e i dati che giungono da Usa ed Europa non spingono certo a lanciarsi in rosei voli pindarici sul futuro.</div><div align="justify">L'economia Usa è sull'orlo del collasso e lo stesso presidente Obama ha parlato di "dati atroci". Come dargli torto, dopotutto? "Solo a febbraio c'è stata una perdita di 651.000 posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è salito all'8,1%, ai massimi da 25 anni" scrive il sito web si Repubblica "e la General Motors affonda in Borsa dove cede quasi il 20% sulla scia delle indiscrezioni che prefigurano una possibile bancarotta".</div><div align="justify">E da noi? Tra un Venerdì nero e l'altro le previsioni sul Pil di eurolandia sono drammatiche: "la Bce prevede ora che la flessione sarà quest’anno mediamente del 2,7% (-3,2/-2,2%)," aggiunge l'articolo "quando solo nel dicembre scorso stimava un -0,5%. Nell’ultimo trimestre del 2008 il Pil dei Sedici è calato dell’1,5%: il peggior risultato dal 1995. Per il 2010 si immagina, a questo punto, una crescita zero (tra meno 0,7 e più 0,7%)".</div><div align="justify">Consumi e produzione crollano, quindi, insieme alla fiducia delle Borse i cui valori vanno in picchiata ad ogni tentativo, da parte di governi e organismi internazionali, di riprendere per i capelli la crisi. Il mega piano infrastrutturale <em>made in Berlusconi</em> è stato accolto a braccia aperte da Piazza Affari, con una debacle che ha sfiorato il -5%, proprio mentre dall'Inghilterra arrivava la notizia dell'ennesima nazionalizzazione nel settore bancario. Dopo Northern Rock, Bradford & Bingley e Royal Bank Of Scotland, infatti, ora è la volta di Lloyds Tsb, passata dal 43 al 65% di controllo pubblico.</div><div align="justify">La crisi che sta scuotendo le nostre società, oltre che far riflettere sulle nefandezze di un capitalismo cannibale e privo di umanità, prima che di regole, deve dare una spinta verso il rinnovamento, puntando sull'ambiente e su un'economia sostenibile. "Dobbiamo puntare su soluzioni di lungo periodo" scrive Leo Hickman sul <em>Guardian</em>, ripreso dalla rivista <em>Internazionale </em>nell'articolo <em>Solo l'ambientalismo potrà salvarci </em>"e dobbiamo smettere di inseguire profitti e obiettivi di breve termine, che causano soprattutto danni". Sviluppando le tecnologie pulite infatti, si possono creare milioni di posti di lavoro e salvare contemporaneamente il futuro del pianeta e quello dei nostri figli. "Tanti piccoli cambiamenti sono già in atto" prosegue l'articolo "Sempre più persone decidono di usare la bicicletta o i mezzi di trasporto pubblici, e molti hanno iniziato a comprare meno cose".</div><div align="justify">Ma soprattutto, scrive Hickman, si sta diffondendo l'abitudine di coltivare un orto in casa. "La domanda di terreni coltivabili è cresciuta a tal punto in Gran Bretagna che la National Trust, l'ente che gestisce alcuni immobili e le proprietà fondiarie più importanti ha annunciato un'importante novità: permetterà ai cittadini di coltivare ortaggi e verdure su alcune delle sue proprietà". Di questi tempi, a quanto pare, è meglio avere in casa dei pomodori piuttosto che l'equivalente in denaro per acquistarli. D'altra parte il denaro non si mangia...<br /><br /><object height="344" width="425"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/FRy8RdfS9rA&hl=it&fs=1"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/FRy8RdfS9rA&hl=it&fs=1" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-5966716044073141600?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-53408767270293363582009-02-16T17:53:00.009+01:002009-02-16T23:46:37.791+01:002009-02-16T23:46:37.791+01:00STATO DI INSOLVENZA<div style="text-align: center;"><div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SZmas0g_CzI/AAAAAAAAA0Q/qtfy7FH3pGk/s1600-h/20090213_suau-.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px; height: 214px;" src="http://2.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SZmas0g_CzI/AAAAAAAAA0Q/qtfy7FH3pGk/s320/20090213_suau-.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5303440131007384370" border="0" /></a>Sceriffo Usa in una casa pignorata,<br />la foto di Anthony Suau vincitrice del<br />World Press Photo Award 2009. Emblema dei nostri tempi. <span style="font-style: italic;">( Foto Ap)</span><br /></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div></div><div style="text-align: justify;">La crisi globale non accenna ad allentare la propria morsa sulle economie di tutto il mondo e le imponenti somme messe a disposizione dai governi per soccorrere le banche sono già andate in fumo. Ora, come se non fossero trascorsi diversi mesi dalla deflagrazione dell'emergenza, urgono nuovi interventi per i <span style="font-style: italic;">bailouts</span>, i salvataggi degli istituti di credito. Questo vuol dire che lo Stato libera le banche facendosi carico con soldi pubblici dei rischi assunti in precedenza da queste. "Nessuno però sa" si legge su <span style="font-style: italic;">Internazionale </span>del 13 febbraio "quanto sia alto il prezzo da pagare e se alla fine lo Stato sarà davvero in grado di pagarlo". Il problema, infatti, è che le somme che i contribuenti di tutto il mondo dovranno sborsare sono gigantesche, nell'ordine di migliaia di miliardi e comincia a serpeggiare la plumbea prospettiva di veri e propri fallimenti per le Nazioni.<br />In poche parole servono montagne di denaro per rimettere in piedi non solo le banche ma anche l'economia reale, soldi che dovranno essere trovati dai governi, molti dei quali, però, devono fare i conti già ora con debiti cospicui. "Anche gli Stati possono fallire" prosegue l'articolo tratto da <span style="font-style: italic;">Der Spiegel </span>"per esempio quando hanno debiti così alti da non riuscire a pagare gli interessi. Ma se anche lo Stato andrà in crisi, chi lo salverà? Se nessuno sarà più disposto a fargli credito, sarà costretto a fallire".<br />E non sono solo gli Usa a patire questa situazione, anche la Gran Bretagna, con un settore immobiliare al collasso, famiglie pesantemente indebitate e mondo finanziario impossibilitato a riprendersi. Per non parlare dei <span style="font-style: italic;">Pigs</span>, in inglese porci, come causticamente venivano definiti proprio oltremanica i Paesi latini dai bilanci dissestati: Portogallo, Italia, Grecia e Spagna. Poker a cui deve aggiungersi l'Irlanda, altra Nazione coinvolta drammaticamente nella crisi. Proprio il Belpaese, però, sembra in grande difficolta: "A dicembre" continua <span style="font-style: italic;">Internazionale </span>"il ministro del lavoro Maurizio Sacconi ha messo in guardia dal pericolo di una completa bancarotta dello Stato se i Btp" i buoni del Tesoro "restassero invenduti. <span style="font-style: italic;">'Ci potrebbero essere problemi nel pagamento di stipendi e pensioni, e finiremmo come l'Argentina</span>" le inquietanti parole del ministro.<br />Debiti in ascesa ed economie in picchiata, quindi, con lo spettro di un'uscita dalla moneta unica da parte dei Paesi più indebitati, prospettiva per ora fortemente respinta da Bruxelles. Per ora: "Prendiamo per esempio la Grecia" si legge ancora nell'articolo tratto da <span style="font-style: italic;">Der Spiegel</span> "che nei prossimi due anni ha bisogno di 48 miliardi per saldare i vecchi debiti e nel frattempo deve tappare nuovi buchi di bilancio. Se si dichiarasse insolvente, eviterebbe conseguenze peggiori grazie all'appartenenza alla zona euro. La moneta unica si svaluterebbe un pò, ma dal momento che l'economia greca non ha una grande valenza in Europa, le ripercussioni sarebbero contenute. Anche le conseguenze per la Grecia sarebbero limitate: grazie all'euro, che comunque è una valuta forte [...] non ci sarebbero ripercussioni sull'economia reale, nè aumenti della disoccupazione".<br />Il problema, a quel punto, sarebbe però l'effetto domino su tutti gli altri Paesi in difficoltà, che opterebbero in massa per la soluzione-greca. "La moneta unica può reggere la bancarotta di uno Stato" conclude <span style="font-style: italic;">Internazionale</span> "ma non una serie di fallimenti". Sarebbe la fine dell'euro, e con esso dell'Europa come la conosciamo ora.<br /><br /></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-5340876727029336358?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-92033771529040789242009-01-18T17:33:00.007+01:002009-01-18T21:45:14.323+01:002009-01-18T21:45:14.323+01:00ISRAELE TRA CONFLITTO E DEMOGRAFIA<div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://3.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SXOSzztSI_I/AAAAAAAAAzs/dy8ROP_IivQ/s1600-h/httpwww.itongadol.com.arimgmedio-oriente.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px; height: 202px;" src="http://3.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SXOSzztSI_I/AAAAAAAAAzs/dy8ROP_IivQ/s320/httpwww.itongadol.com.arimgmedio-oriente.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5292735405841589234" border="0" /></a>La mappa dell'area mediorientale ( dal sito www.itongadol.com)<br /><br /></div><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: center;"><br /></div><br />Il goveno di Israele, nella notte tra il 17 e il 18 gennaio 2009 ha ordinato un cessate il fuoco unilaterale facendo tacere le armi dopo 22 giorni di offensiva militare nella Striscia di Gaza, per l'operazione denominata "Piombo fuso". Non è dato sapere se tale tregua sarà duratura o meno, ma appare necessario, ora, tracciare una linea e analizzare la situazione creatasi sul campo per poter tornare quantomeno a sperare nella ripresa di un processo di pace tra israeliani e palestinesi.<br />I numeri di queste tre settimane di guerra non possono lasciare indifferenti e anche se non è possibile quantificare il dolore, la lettura dei dati non può non essere il punto di partenza per qualsiasi ragionamento su quanto accaduto a Gaza e sul futuro della Terra Santa. "L'offensiva ha causato 1.203 morti palestinesi di cui 410 bambini e 108 donne, stimano i medici nella Striscia" scrive Davide Frattini sul <span style="font-style: italic;">Correre della Sera</span> del 18 gennaio "I feriti sarebbero 5.300 di cui 1.630 bambini". Nessuno può dimenticare, però, i 13 morti sul fronte israeliano, di cui tre civili e, soprattutto, le migliaia di razzi lanciati dal movimento estremista Hamas nel sud dello Stato ebraico, una minaccia costante sulle città immediatamente a ridosso del confine.<br />Un'eredità pesantissima quella lasciata dall'ennesimo conflitto esploso nell'area mediorientale, un avvenimento che presenta molteplici chiavi di lettura. "L'offensiva a Gaza può danneggiare Hamas e ridurre la sua capacità di colpire il sud di Israele" scrive Tim McGirk del <span style="font-style: italic;">Time</span>, articolo ripreso dalla rivista <span style="font-style: italic;">Internazionale</span> "Ma, come è successo nel 2006 con Hezbollah, l'uso della forza non sarà sufficiente contro il fanatismo ideologico dei militanti islamici. Il sentimento di rabbia nei confronti degli israeliani che si sta diffondendo nella regione rende più difficile per i Paesi arabi unirsi a Israele nel tentativo di affrontare l'Iran, che finanzia e protegge sia Hamas che Hezbollah". L'operazione "Piombo fuso" può presentare quindi diversi lati negativi, dai costi economici elevati che inevitabilmente un conflitto porta con sè, alle perdite civili palestinesi, il cui alto numero rischia di danneggiare l'immagine di Tel Aviv nel mondo e di oscurare le responsabilità di Hamas.<br />Ma Israele, paradossalmente, può sbagliare anche fermandosi e trattando con il movimento palestinese che, a tregua acquisita, avrebbe l'opportunità di gridare alla vittoria come fece Hezbollah nel 2006. "Hamas sostiene che accetterà una tregua" prosegue McGirk "solo se Israele si ritirerà da Gaza allentando il blocco economico che strangola un milione e mezzo di palestinesi. [...]. Dopo settimane di indignazione per la catastrofe umanitaria di Gaza, qualsiasi mediatore insisterà per convincere Israele a mettere fine all'embargo, che dura ormai da diciotto mesi. E poi?. Come fece Hezbollah, anche Hamas dichiarerà di aver vinto. Non solo perchè sarà sopravvissuto a un attacco di una potenza militare molto più forte, ma anche perchè avrà liberato gli abitanti di Gaza". La guerra nella Striscia, quindi, secondo il giudizio di McGirk, avrebbe indebolito sia lo Stato ebraico sia gli alleati arabi moderati, divisi al proprio interno dopo i moti di piazza in favore della causa palestinese.<br />Senza dimenticare le problematiche interne ad Israele, ovvero il trend demografico che potrebbe portare cambiamenti strutturali nella società. "Oggi, tra 7,1 milioni di abitanti in Israele" sottolinea ancora McGirk "ci sono 5,4 milioni di ebrei e 1,6 milioni di arabi. Ma se si considerano anche quelli di Gaza e della Cisgiordania , gli arabi sono già in leggera maggioranza e, dato che il loro tasso di natalità è piuttosto alto, lo scarto aumenterà rapidamente". Diventare minoranza etnico-religiosa a casa propria, quindi, è il rischio che incomberebbe sugli ebrei di Israele se questi non rinunceranno a Gaza e alla Cisgiordania, un concetto ripreso recentemente dallo stesso Ehud Olmert, primo ministro israeliano uscente: "Se vogliamo manterene il carattere ebraico e democratico dello Stato di Israele" dice Olmert "dobbiamo inevitabilmente rinunciare, con grande dolore, ad alcune zone della nostra Patria".<br />La soluzione ideale, come noto, sarebbe la creazione di uno Stato palestinese al fianco di quello israeliano, con confini riconosciuti dalla Comunità Internazionale. Ma permangono dubbi su come realizzare questo proposito. "I leader israeliani" conclude McGirk "devono riconoscere che se Hamas non può essere battuto militarmente, dev'essere coinvolto a livello politico. Questo significa accettare l'idea di trattare con una sorta di governo di unità palestinese. [...] Un'alleanza tra Abu Mazen e Hamas è essenziale per il futuro dello Stato palestinese. Alla fine Israele dovrà ritirarsi entro i confini del 1967 e smantellare molti degli insediamenti. Solo allora i palestinesi e gli altri Stati arabi negozieranno una pace duratura".<br />Aspettando che la Storia faccia il proprio corso e gli uomini le proprie scelte, non resta che guardare a oriente con speranza.<br /></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-9203377152904078924?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-48208897114350339442008-12-15T19:16:00.014+01:002009-01-19T16:41:16.755+01:002009-01-19T16:41:16.755+01:00TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO<div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SUagI3z5fiI/AAAAAAAAAqM/mcRcrMn7x6o/s1600-h/Scarpe-contro-bush-cult-rete.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5280083687419510306" style="margin: 0px auto 10px; display: block; width: 320px; cursor: pointer; height: 240px; text-align: center;" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SUagI3z5fiI/AAAAAAAAAqM/mcRcrMn7x6o/s320/Scarpe-contro-bush-cult-rete.jpg" border="0" /></a>Montasser Al Zaidi scaglia la scarpa contro Bush<br />( foto dal sito Yahoo.com)<br /></div><div style="text-align: justify;" align="justify"><br /><br />"Mission accomplished" dichiarava George W. Bush il 1° maggio 2003 dal ponte della portaerei USS Abraham Lincoln, la guerra in Iraq era conclusa vittoriosamente per la autoproclamatasi "coalition of the willings". Cinque anni dopo, nel momento del congedo e a pochi giorni dall'insediamento del neo inquilino della Casa Bianca Barack Obama, il comandante in capo ormai deposto dagli elettori americani e dall'opinione pubblica mondiale, è protagonista di una scena grottesca proprio a Bagdad, in quell'Iraq liberato che avrebbe dovuto essere il fiore all'occhiello della sua politica estera.<br />Montasser al Zaidi, sciita di 28 anni, giornalista del canale tv al-Baghdadiya, che trasmette dal Cairo, ha scagliato una scarpa contro l'ex uomo più potente del mondo durante una conferenza stampa gridandogli "cane", uno degli insulti più gravi nel mondo arabo, dato che il cane è un animale impuro per i musulmani. Immagini che hanno fatto il giro del mondo in pochissimo tempo e che rappresentano il simbolo del fallimento neo-con.<br />La farsa che nasce dal dramma, dalla tragedia di un Paese dilaniato e terrorizzato, che nulla ha visto in questi anni delle promesse fattegli dall'occidente di redenzione salvifica e rinascita nel benessere e nelle libertà. La retorica post-bellica si è tradotta nel più classico dei governi corrotti, una specie di satrapia occidentalizzata. "Il rapporto interno degli esperti governativi di Washington, filtrato al NewYorkTimes," Scrive Vittorio Zucconi su La Repubblica del 15 dicembre "confermava quello che tutti sanno da tempo, che la ricostruzione dell`Iraq è stata una tragedia grottesca di incompetenza, ignoranza e corruzione". Un esecutivo posticcio e privo di rappresentanza, quindi, impossibilitato a sopravvivere senza la protezione del grande mentore, un occupante che non può andarsene senza veder naufragare, in un mare di sangue , quel titanic costruito dalla protervia e dall'arroganza.<br />"Il presidente" Prosegue Zucconi "della nazione che s`illudeva di essere accolta a colpi di fiori e caramelle come salvatrice, e di cavarsela con qualche milione di dollari di spese, deve muoversi in territorio ostile e sequestrare i telefonini ai pochi giornalisti portati al seguito, perché di nessuno è possibile fidarsi. Giustamente, come hanno mostrato gli oltre 50 morti nell`ultimo attacco a una riunione di capitribù e di boss locali, a Kirkuk, la settimana scorsa."<br />Ora toccherà a Obama impedire che la polveriera irachena deflagri incendiando tutto il Medio Oriente, proprio mentre l'Asia è gravemente destabilizzata, dall'India all'Afghanistan, fino al Pakistan e alle repubbliche ex sovietiche dell'area.<br />Ma gli errori dell'Occidente, in tutta la loro perniciosità, hanno provocato ferite difficilmente rimarginabili. Il fallimento delle dottrine demenziali della guerra preventiva e dell'esportazione della democrazia, come se questa fosse un pacco dono natalizio, deve far riflettere prima che sia troppo tardi. "Io sono lo spirito che vuole eternamente il male e opera eternamente il bene" dice Mefistofele nel <span style="font-style: italic;">Faust</span> di Goethe e proprio questo sembra essere il paradosso dell'occidente che, secondo Massimo Fini, "nonostante si definisca in buona fede democratico e liberale, è fondamentalmente integralista e totalitario. Perchè non concepisce e non tollera l'altro da sè che, per ragioni che di volta in volta sono economiche o etiche o umanitarie, deve essere omologato al modello egemone che si considera, per dirla con il <span style="font-style: italic;">Candide</span> di Voltaire, 'il migliore dei mondi possibili'.<br />Ebbene, tale mondo, nella persona di uno dei suoi simboli più forti, viene preso pubblicamente a scarpate. Dobbiamo ripensare a ciò che è accaduto in questi anni, in quanto non vorrei che la prossima calzatura fosse lanciata, tra qualche tempo, contro Barack Obama.<br /><br /><embed src="http://www.youtube.com/v/mn_iX7vybGU&hl=" fs="1" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed><br /><br /></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-4820889711435033944?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-58190272369836632972008-11-24T14:43:00.010+01:002009-01-19T16:43:39.988+01:002009-01-19T16:43:39.988+01:00DELUSIONE OVALE<div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SSq0mk_7IvI/AAAAAAAAAqE/YydGFV9JXEs/s1600-h/delusione.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 270px; height: 160px;" src="http://2.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SSq0mk_7IvI/AAAAAAAAAqE/YydGFV9JXEs/s320/delusione.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5272224888650408690" border="0" /></a>Il rammarico degli azzurri ( foto dal sito angololibero.it)<br /><br /><br /></div><div style="text-align: justify;">Si conclude in modo pessimo il novembre di test match della nazionale italiana di rugby, battuta anche nella terza e ultima gara in programma. E se il 30-20 subito contro gli wallabies australiani nella prima partita a Padova era maturato in un contesto estremamente positivo, fatto di tenuta fisica, gioco, mete e determinazione, già con l'Argentina la musica era cambiata. Confusione, errori e assoluta mancanza di una propensione offensiva l'avevano fatta da padroni, decretando la meritata debacle azzurra. "Gli australiani sono la terza Nazione rugbistica al mondo e la loro meta decisiva era viziata da un fallo evidente" si disse, non a torto peraltro, nell'immediato post-partita dell'Euganeo, mentre all'indomani del 14 - 22 patito a Torino dai Pumas la giustificazione fu che i sudamericani erano arrivati terzi al mondiale di Francia e stavano imponendosi anche in chiave Tri Nations. "E poi" si ribadiva sorridendo "se loro sono 4° nel ranking e noi 11° un motivo ci sarà".<br />A quel punto, per rendere almeno accettabile il bilancio del trittico novembrino, rimaneva solo l'ultimo appuntamento di Reggio Emilia contro i Pacific Islanders, una selezione multinazionale formata dall'unione di Samoa, Fiji e Tonga e creata nel 2004 per far sopravvivere il rugby isolano dopo le razzie di talenti perpetrate da australiani e All Blacks. Un'allegra armata, insomma, che non aveva mai vinto una partita in 4 anni, con 8 sconfitte su 8. La vittoria dell'italia ovale era data quasi per scontata, dovuta. Ebbene, E' finita 25 - 17 per i colossi del Sud Pacifico, dopo una partita oggettivamente dominata dagli avversari di capitan Sergio Parisse e compagni. Non ci sono scusanti stavolta. L'Italia, scesa a seguito della sconfitta di Torino dal 10° all'11° posto nella classifica internazionale proprio a beneficio delle Fiji, una costola dei Pacific Islanders, era chiamata a una risposta che sancisse la crescita della squadra e del movimento rugbistico nazionale. Ma così non è stato.<br />Giancarlo Dondi, confermato recentemente presidente della Federazione con oltre il 95% dei voti, è chiamato ora a proseguire sulla strada dello sviluppo per il movimento. Da pochi anni, infatti, sono state istituite l'Accademia Nazionale e quelle dei club per far crescere il rugby giovanile e allargare la base con una strategia a lungo termine, ma c'è la necessità di intervenire anche nel medio e breve periodo.<br />Il tasso tecnico del campionato italiano, spogliato dei migliori talenti emigrati in Francia e Inghilterra, è molto basso e anche le più titolate squadre del nostro Paese tornano dalle trasferte internazionali con passivi da brivido. La soluzione passa necessariamente attraverso la creazione di selezioni che riescano ad essere maggiormente competitive a livello europeo, ponendo al centro la crescita dei giocatori italiani. Poi c'è il nodo Flaminio, lo stadio del rugby i cui lavori di ammodernamento ed ampliamento, ormai necessari, tardano ad iniziare con il risultato che, anche quest'anno, si dovrà supplire all'inadeguatezza strutturale con soluzioni tampone ridicolmente italiane, come le "curve provvisorie" ricavate da impalcature in ferro. In questo quadro, coltivare il sogno della coppa del mondo di rugby in Italia, ha senso solo portando avanti un progetto concreto che abbia una tempistica precisa. Altrimenti, è solo un inganno per tutti quegli appassionati e tifosi che, affamati di rugby, continuano a gremire gli spalti per ogni partita dei ragazzi azzurri.<br /><br /><object width="425" height="344"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/sJwOJJeE8kg&hl=it&fs=1"><param name="allowFullScreen" value="true"><param name="allowscriptaccess" value="always"><embed src="http://www.youtube.com/v/sJwOJJeE8kg&hl=it&fs=1" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object><br />Tra le poche note positive dei test match autunnali c'è l'amore dei tifosi per il rugby e la nazionale. 30.000 persone a Padova, 28.000 a Torino e quasi 22.000 a Reggio Emilia ( nel video inni, spalti e haka )<br /><br /><br /><br /></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-5819027236983663297?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-83726445191123943952008-10-08T15:29:00.010+02:002008-10-08T19:18:07.046+02:002008-10-08T19:18:07.046+02:00L'ORCHESTRA DEL TITANIC HA FINITO DI SUONARE<div style="text-align: justify;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SOzkx1RQp3I/AAAAAAAAAp8/9siaGBxPk9o/s1600-h/foto+x+post.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="http://2.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SOzkx1RQp3I/AAAAAAAAAp8/9siaGBxPk9o/s320/foto+x+post.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5254826409998722930" border="0" /></a><br /></div><div style="text-align: justify;">Nulla sembra essere sufficiente per azionare il freno d'emergenza. L'ultramoderno e scintillante treno dell'economia finanziaria è più che mai lanciato verso il baratro. Dopo l'approvazione del piano anti-crisi da parte del Congresso, Wall Street è crollata e successivamente al vertice di Parigi tra i maggiori leader europei, che ha messo a nudo le divisioni croniche di un'Europa artificiale e burocratica, le Borse di tutto il continente si sono inabissate, trascinando giù quelle di mezzo mondo. "Persi 1.400 miliardi di dollari dall'inizio della crisi" decretava il Fondo Monetario Internazionale ieri, precisando prontamente che da quella cifra erano esclusi i disastri delle Borse, mentre oggi, anche l'ultima spiaggia del taglio del tasso di sconto da parte della Fed e della Bce si è rivelata ininfluente, con grosse perdite registrate ovunque, dal Giappone a Milano.<br />"Il panico globale e la massiccia distruzione di ricchezza sono amplificati dallo spettacolo di impotenza di tutte le autorità mondiali, governi e banche centrali. Questa crisi assume dimensioni che nessuno riesce più a padroneggiare" scriveva ieri Federico Rampini su Repubblica, mentre la stampa inglese diffondeva la notizia che persino il Vaticano aveva convertito con largo anticipo, nel 2007, i propri investimenti azionari in oro, contanti e obbligazioni.<br />Benchè molti cerchino di rassicurare sulla tenuta del sistema, pare che nessuno ci creda davvero e i dati non lasciano ben sperare. "La Banca d'Inghilterra immette liquidità nel sistema per 200 miliardi di sterline e il governo britannico nazionalizza parzialmente 8 istituti di credito. Il premier Brown chiede un vertice mondiale", si legge sul sito web di Repubblica, senza contare il precedente della Nothern Rock, la prima banca inglese a cadere e ad essere nazionalizzata. E' proprio questa infatti, la parola magica e al contempo innominabile del momento.<br />Dopo i 700 miliardi di dollari pubblici, pari al 5% del Pil Usa, stanziati per risanare i bilanci delle banche e le acquisizioni da parte del Tesoro americano e della Fed di Fannie Mae e Freddie Mac, colossi dei mutui, sembra che l'unica via di scampo dalla catastrofe sia un maggiore ruolo dello Stato nel settore creditizio e su questo terreno ciò che resta dell'Europa sta procedendo speditamente, benchè grottescamente. Dall'Irlanda alla Grecia, dall'Austria alla Svezia passando per Danimarca e persino Germania, lo Stato assicura i depositi per evitare una corsa argentina agli sportelli. Tutto rigorosamente in ordine sparso, tra accuse reciproche e risse verbali.<br />L'Europa è un nulla politico, ma questo lo sapevamo perfettamente. Il punto è un altro, ovvero cosa fare per salvare il salvabile. "Nazionalizzare il settore creditizio perchè sia lo Stato a sostituirsi ai banchieri?" scrive ancora Rampini "Qualcuno ci ha già pensato, e non a Cuba ma a Londra. Segno che tutti i leader, eletti o tecnocrati, stanno brancolando. Non ci sono precedenti storici che li aiutino. L'11 settembre al confronto fu una "mini-crisi" [...] e il 1929 è lontano, accadde in un contesto troppo diverso".<br />E allora cosa fare per contrastare la paura, un elemento che, nell'era dell'economia virtuale slegata da qualsiasi oggettività, condiziona scambi e profitti? "[...]Anche grandi investitori come George Soros" scrive Massimo Gaggi sul Corriere della Sera "sostengono che l'idea che i mercati sappiano autoregolamentarsi e tendano naturalmente all'equilibrio è sbagliata. Un'illusione che solo il fondamentalismo mercatista ha potuto continuare ad alimentare anche davanti all'evidenza delle bolle speculative[...]". Un ritorno alla realtà, più che a un'economia reale, con Stati forti che non siano avulsi dal contesto economico e non "lascino fare" ad un sistema ormai in corto circuito. "Quando la musica si fermerà" disse nel luglio 2007 l'allora capo di Citygroup Chuck Prince "la situazione sarà complicata. Ma finchè l'orchestra suona noi continuiamo a ballare".<br />Ebbene, ora nessuno ha più voglia di divertirsi.</div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-8372644519112394395?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-38669356077406335302008-08-27T14:22:00.034+02:002008-09-14T14:46:54.572+02:002008-09-14T14:46:54.572+02:00IL RACCONTO DI UN'ESTATE<div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SLVH0llvPKI/AAAAAAAAAh0/7oT8Q8BSdzQ/s1600-h/Immagine+226.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5239172710284606626" style="margin: 0px auto 10px; display: block; cursor: pointer; text-align: center;" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SLVH0llvPKI/AAAAAAAAAh0/7oT8Q8BSdzQ/s320/Immagine+226.jpg" border="0" /></a>Il campanile della chiesa di Sgonico, paesino del Carso triestino a pochi kilometri dalla Slovenia. Sullo sfondo, il Golfo del capoluogo giuliano.<br /><br /><br />I<br /><br /><div style="text-align: justify;" align="justify">Ci fermiamo per l'ultima volta in territorio italiano sulla Udine-Tarvisio, manca poco al confine austriaco e all'inizio ufficiale del viaggio. "Ricordatevi di fare la vignetta e attenzione alla guida" ci ammonisce una graziosa impiegata dagli occhi chiari "perchè quelli lì non perdonano". Quelli lì sono gli agenti della Polizei, particolarmente meticolosi nel far rispettare le regole e la vignetta è l'abbonamento autostradale, dato che in Austria non esistono caselli. Dopo aver dato seguito al suggerimento e aver acquistato un ticket valido 10 giorni su tutta la rete al costo di 7 euro, rientriamo in auto non prima di soffermarci a sorridere amaramente al pensiero che, nel Belpaese, la sola tratta Roma-Orte, circa 60 km, viene oltre 3 euro. Per i cari nipotini di Francesco Giuseppe, quindi, niente file bibliche nè cifre esorbitanti. C'è quasi da sperare che la strada faccia schifo, ma non è così... E non sarà l'unico raffronto impietoso.<br /></div><div style="text-align: justify;" align="justify">Le ore successive corrono veloci in direzione nord, dopo Villach proseguiamo per Salisburgo e in tre ore scarse, tra vette e valli alpine che paiono emergere da dipinti romantici, siamo alla reception dell'albergo a pochi passi dalla Kapitelplatz. Il centro della città è avvolto da una suggestiva aria di mistero e magia, sarà per la settimana della cultura che propone musica classica e opere teatrali anche in piazza, iniziative che attirano migliaia di persone, molte delle quali giovani. Dal Duomo alla Hohensalzburg, la fortezza dell'XI secolo che scruta dall'alto, fino alla Mozartplatz e alle innumerevoli chiese in cui convivono arte gotica, barocca e romanica dando vita a commistioni quasi ipnotiche, ogni scorcio di Salisburgo guida il viaggiatore nei meandri della storia.<br />Una mattinata di pioggia battente, il quinto giorno, ci accompagna fuori dalla città sulla via che porta a sud, in un contesto tanto diverso quanto geograficamente vicino. Il parco nazionale degli Hoe Tauern, infatti, è una meraviglia ad appena un'ora di strada da Salisburgo, ma quando imbocchiamo la Grossglockner Hochalpenstrasse, la strada panoramica che lambisce la vetta d'Austria, comprendiamo immediatamente che non siamo stati baciati dalla buona sorte. Il tempo è orribile e i monti sono coperti da dense nuvole. Inutile dire che fa un freddo cane. Arriviamo ai piedi del Grossglockner ed è visibile solo il Pasterze sotto di noi, una lingua di ghiaccio millenaria che corre per centinaia di metri verso valle e che, però, è martoriata dall'effetto serra che la sta progressivamente cancellando, come tutte le nevi eterne delle Alpi. Tocchiamo con mano la situazione drammatica il giorno successivo, quando, dopo una notte quasi insonne in un rifugio d'alta quota piuttosto spartano, scendiamo lungo un sentiero disseminato di cartelli che segnalano la posizione del ghiacciaio nel corso degli anni. Non c'è bisogno di scrutare foto ingiallite del secolo scorso, basta guardare quanto disti il segnale corrispondente al 2005 con la posizione attuale del Pasterze. Almeno 100 metri. In 3 anni. La Natura ha tempi decisamente più lunghi, questo scempio è opera nostra...<br />Il viaggio prosegue poi in direzione Klagenfurt lasciando il Tirolo Orientale per la Carinzia. I freni affrontano una dura prova scendendo dalla strada del Grossglockner e dopo avergli concesso un pò di tregua ad Heiligenblut, le pendenze si fanno tollerabili e tra pascoli e paesini da cartolina, riprendiamo l'autostrada nei pressi di Spittal An Der Drau, dritti a destinazione. Troviamo alloggio poco fuori Klagenfurt, in un albergo sorprendentemente economico in riva al Worther See, il lago caldo. La cittadina è piacevole da visitare, dal Landhaus alla chiesa di S.Pietro e Paolo, fino alla fontana del dragone, ma capiamo ben presto che le migliori attrattive sono attorno all'abitato. La fortezza medievale di Hochostewitz, Magdalensberg, collina ricca di resti risalenti a prima dei Celti e Maria Saal, piccolo borgo dell' VIII secolo. Il tutto inserito in una campagna da fiaba, ancor più suggestiva al tramonto, quando il sole tinge boschi e campanili di colori irreali.<br />E ora di ritornare in Italia, per far tappa prima della Slovenia e ci congediamo dalla Carinzia dopo aver salutato la receptionist dell'hotel, una bella ragazza austriaca che parla italiano con singolare accento veneto. "Ho fatto un corso di perfezionamento in un albergo a Jesolo" chiarisce sorridendo ogni mio dubbio sulla sua nazionalità.<br />I due giorni italiani li trascorriamo prosaicamente a Lignano Sabbiadoro, nel tipico paesaggio da italiche ferie d'Agosto, ovvero tra ombrelloni e spiaggia. Tuttavia non sembra di aver lasciato la mitteleuropa, tanti sono i turisti tedeschi e austriaci presenti, i quali paiono apprezzare parecchio sia il mare sia l'organizzazione delle strutture. Una nota d'orgoglio nostrano dopo tanti appunti doverosamente presi...<br /><br /></div><div style="text-align: center;" align="justify">II<br /></div><div style="text-align: justify;" align="justify"><br />Siamo al giro di boa e la mattina di ferragosto partiamo alla volta della Slovenia, mini-Stato grande quanto la Lombardia e indipendente da appena 18 anni. La Venezia-Trieste è un budello intasato da Tir e camper e, mappa alla mano, decidiamo di passare quel che resta del confine dalla parte di Gorizia, meno frequentata dai vacanzieri diretti per lo più verso le spiagge croate. Come in Austria, neppure in Slovenia ci sono i caselli, ma la differenza sta nei costi: non più abbonamenti di pochi giorni da 7 euro, ma una sberla obbligatoria di 6 mesi da 35. "Lo fanno per fare cassa" veniamo a sapere in autogrill da un signore italiano che ha appena saccheggiato un tabaccaio, sfuttando il diverso regime fiscale vigente nel Paese sulle sigarette. Così ripartiamo dopo aver speso 40 euro per un pieno, circa 20 in meno rispetto a 15 km prima, con la stessa spiacevole sensazione che avevamo provato entrando in Austria. Ormai è quasi tradizione.<br />Raggiungiamo Lubiana in un amen, il tempo di sistemarsi in albergo e siamo già in perlustrazione nel centro storico. L'impressione che emerge è quella di una città molto più europea che balcanica, pensiero che ci aveva sfiorati anche durante il tragitto da Nova Gorica, in un paesaggio non dissimile da quello austriaco. Mentre camminiamo la Ljubljanica scorre sotto di noi, tra il Tromostovje, il ponte triplo, e la chiesa francescana. Attorno, edifici del 700 e cafè all'aperto con vista sul fiume. Sopra di noi svetta il Grad, il castello della città, posto su una collina abitata sin dall'età del ferro. Dalla Chiesa di S.Jakob a quella di Cirillo e Metodio la Capitale slovena offre moltissimi spunti culturali, ma non solo. Una delle attrattive più prosaicamente caratteristiche del Paese, infatti, è quella dei casinò, diffusi in maniera capillare su tutto il territorio. Dopo quasi due giorni trascorsi ad apprezzare l'aspetto aulico di Lubiana, quindi, non rimane che scendere di quota, tra roulette e croupiers, per la nostra ultima, atipica, nottata.<br />Il mattino seguente facciamo rotta verso il nord del Paese incontrando Bled, graziosa cittadina in riva all'omonimo lago creato dai ghiacci in epoche remote e al centro del quale si trova la Blejski otok, un isolotto raggiungibile solo con imbarcazioni a remi, sul quale svetta un eremo immerso nel verde. Il tempo corre veloce ormai e si fa appena in tempo ad assaporare luoghi e momenti. Da Bled, prima di volgere verso la costa, non possiamo non soffermarci ad ammirare il simbolo della Slovenia, il Triglav, svettante con i suoi tre corni rocciosi.<br />Ed è già tempo di avvicinarci al mare. In poco più di due ore siamo a Koper, l'italiana Capodistria dall'interessante centro storico ma dal mare pessimo, caratteristica che toccheremo con mano anche più a sud sul brevissimo tratto sloveno di costa adriatica. Nel tentativo infatti di cercare lidi migliori, letteralmente, ci dirigiamo verso Portorose, distante pochissimi chilometri. Realizziamo, una volta giunti, di trovarci in una specie di sala giochi a cielo aperto, con alberghi costosissimi, specie se comparati alla qualità del mare e casinò ovunque. E' chiaro che lì la gente va solo per sperperare soldi, posseduta da quel mostro compulsivo e incontrollabile che è il gioco d'azzardo. Non fa per noi, abbiamo sfidato il demone già abbastanza. Perciò, tornati nel nostro economicamente accessibile rifugio, decidiamo di informarci presso una cameriera, evitando tatticamente la receptionist che tesserebbe le lodi dello squallido lungomare-porto posto di fronte all'albergo, su dove siano le spiagge più belle della Slovenia. "In Croazia" la risposta caustica della sorridente ragazza indaffarata a preparare la colazione per alcuni clienti. Detto fatto, dopo un'ora scarsa siamo a Umag, il primo paese oltre il confine. Dopo aver provato l'ebbrezza di una sensazione ormai dimenticata, il controllo passaporti, siamo lì a gorderci il sole dinanzi a un mare fantastico. Ombrellone e due lettini a 21 Kune e colossale cena di pesce per due a 200. al cambio con l'euro fanno, rispettivamente, 3 e 28. Viva la moneta unica!<br /></div><div style="text-align: center;" align="justify"><br />III<br /></div><div style="text-align: justify;" align="justify"><br /></div><div style="text-align: justify;" align="justify"></div><div style="text-align: justify;" align="justify"></div><div style="text-align: justify;" align="justify"></div><div style="text-align: justify;" align="justify"></div><div style="text-align: justify;" align="justify"></div><div style="text-align: justify;" align="justify"></div><div style="text-align: justify;" align="justify"></div><div style="text-align: justify;" align="justify">Siamo all'epilogo dell'avventura e la fatica di 15 giorni <em>on the road</em> inizia a farsi sentire. Così, mentre ci congediamo anche dalla Slovenia dopo essere rientrati in tarda serata satolli e soddisfatti da Umago, iniziamo a percepire quella lieve malinconia che si accompagna ad ogni viaggio di ritorno. Ma non è ancora finita. Il Friuli Venezia Giulia, infatti, è ricchissimo di luoghi e occasioni. Dalla già citata Lignano Sabbiadoro alle ordinate colline dell'udinese, fino alle cime carniche e al celebre Carso, con le sue innumerevoli grotte immerse in un paesaggio unico. "E perchè no?" pensiamo scrutando cartine e itinerari regionali. Dopo escursioni in montagna, gite al mare e in collina, manca proprio un <em>tour </em>in quell'area compresa tra Gorizia, Trieste e l' estremo occidente della Slovenia. A 24 ore dal nostro rientro, quindi, ci troviamo nei pressi di Opicina, paesino alle porte del capoluogo giuliano. La strada si immerge in una vasta area verdeggiante con sassi puntuti emergenti ovunque dal terreno, forse "la" caratteristica del Carso. L'ingresso della Grotta Gigante e lì vicino. Il tempo di fare il biglietto e ci inoltriamo nelle viscere della terra con altri turisti e la guida. La temperatura scende di colpo a 10 gradi e le flebili luci artificiali mostrano enormi stalagmiti levigate dalla forza dell'acqua, che precipita da quasi 100 metri di altezza. Le distanze divengono ingannevoli e tutto sembra essere avvolto da un silenzioso mantello invisibile. Chi ha scoperto questo miracolo della Natura deve aver vissuto un'esperienza quasi metafisica. Dopo circa un'ora di visita emergiamo di nuovo alla luce e al caldo che, ora, è ancor più fastidioso. Ci vuole un pò di ristoro, allora, e il pensiero è fulmineo: Carso + mangiare = Osmitza. Tradizione che risale a Maria Teresa d'Austria, essa è una normale casa privata aperta al pubblico in determinati periodi dell'anno e a turnazione, come punto di ristoro. Istituzione tipica del luogo, l'Osmitza è segnalata da un semplice ramo spezzato posto su un muro accanto a una freccia di legno. Una specie di codice. Ne troviamo una a Sgonico, poco distante dalla Grotta Gigante e ci sostentiamo con vino Terrano, aspro e straordinario vitigno tipico della zona carsica , affettati misti e pesche affogate nella Malvasia d'Istria mentre sediamo in uno splendido giardino immerso in caldi colori. Paradisiaco.</div><div style="text-align: justify;" align="justify">Il modo migliore di concludere una vacanza indimenticabile, l'avventura di un'estate.<br /><br /></div><div style="text-align: center;"><a href="http://picasaweb.google.com/mbombagi/Estate2008">Le foto</a> </div><div style="text-align: center;"></div><div style="text-align: center;"></div></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-3866935607740633530?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-54643600561569769712008-06-23T11:57:00.013+02:002009-01-19T16:53:00.280+01:002009-01-19T16:53:00.280+01:00AI RIGORI NON E' SEMPRE (DI) NATALE...<div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SXShkjvHDeI/AAAAAAAAAz0/sFjUt8IMzqg/s1600-h/italiaspagna91.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 320px; height: 220px;" src="http://4.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SXShkjvHDeI/AAAAAAAAAz0/sFjUt8IMzqg/s320/italiaspagna91.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5293033111507373538" border="0" /></a>Cesc Fabregas ha appena trasformato il penalty decisivo.<br /></div><div style="text-align: center;">L'Italia è fuori da Euro 2008 ( notedisport. wordpress.com)<br /><br /><br /></div><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: center;"><br /></div>Il day after di un'eliminazione dal dischetto, come quella dell'Italia di Donadoni ai quarti dell'Europeo contro la Spagna, è sempre difficile, ma dobbiamo impegnarci ad analizzare a freddo le cose.<br />Il bilancio è magro e non lascia spazio a interpretazioni: 4 gare disputate che hanno portato una sconfitta netta con i tulipani, due pareggi, quello con le furie rosse nei 90 minuti e il primo, alquanto rocambolesco, con la Romania e solo una vittoria con una Francia in disarmo. La cifra che sottolinea l'aspetto più significativo dell'avventura austro-svizzera, però, è quella delle reti: 3 gol fatti, ovvero un autogol, un rigore e un colpo di testa di un difensore centrale. Mai un gol su azione manovrata nè un gol degli attaccanti. Non ci è mancato, paradossalmente, tanto Fabio Cannavaro quanto il bomber del Bayern Luca Toni, mister 40 e passa gol in un anno, che non è riuscito mai a imporsi. Un pò per colpa del modulo che lo lasciava spesso solo e lontano dalla porta, un pò per colpa di una stagione serrata e sfiancante. Ad ogni modo, la sostanza non muta: Andava sostituito. Dopo tanti esperimenti e improvvisazioni tattiche a centrocampo e in difesa, infatti, nel momento in cui era chiaro l'affanno del giocatore, Donadoni avrebbe potuto, e forse dovuto provare Marco Borriello, il quasi capocannoniere della serie A dietro Alex Del Piero, altra scommessa persa, purtroppo, del ct.<br />Gioco sconclusionato e privo di idee quello dei Campioni del Mondo, una squadra che ha dato l'impressione di affidarsi unicamente a casuali spunti individuali. Donadoni è una persona perbene e appaiono squallidi gli attacchi personali che nell'immediato post-eliminazione lo vedono oggetto, ma ha certamente sbagliato alcune scelte, anche nella gara contro gli spagnoli, come l'impiego a oltranza di Toni e il rigore decisivo affidato al fragile Di Natale. Non è detto, però, che un ritorno di Lippi significhi automaticamente vittoria nel 2010. Valuteranno il da farsi, ad ogni modo, gli uomini preposti e valuteremo noi le decisioni che verranno prese.<br />Non ci resta che riflettere, infine, con malinconica ironia sui calci di rigore che, come la vita, danno e tolgono. Ma non chiamatela lotteria, please. Vincere una sfida dagli undici metri non è come giocare al superenalotto. Non solo bisogna saper tirare bene, ma soprattutto avere freddezza e lucidità per esprimere al meglio le proprie qualità. Forse non era il caso, quindi, di mandare dal dischetto, nel momento decisivo, un quasi esordiente come la punta dell'Udinese.<br />Pazienza, questa volta è toccato a noi.</div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-5464360056156976971?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-32453374612345554782008-06-03T21:06:00.007+02:002009-01-19T16:55:58.322+01:002009-01-19T16:55:58.322+01:00CANNAVARO OUT, MA I CAMPIONI SIAMO NOI<div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SXSiYz9QV7I/AAAAAAAAAz8/ndFfqk-_H0I/s1600-h/ap_13099243_48150.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 127px; height: 320px;" src="http://2.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SXSiYz9QV7I/AAAAAAAAAz8/ndFfqk-_H0I/s320/ap_13099243_48150.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5293034009214867378" border="0" /></a>Fabio Cannavaro dopo l'infortunio ( foto dal sito repubblica.it)<br /></div><br /><br /><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">Neppure iniziato e già finito. Cala il sipario sull'Europeo del capitano azzurro Fabio Cannavaro, colpito, tanto duro quanto involontariamente, da Giorgio Chiellini durante il primo allenamento della Nazionale italiana nel ritiro austriaco di Baden, vicino Vienna.<br /></div>Una tegola pesantissima per la squadra di Donadoni, in procinto di intraprendere l'avventura austro-svizzera per confermare quanto di buono fatto due anni fa ai mondiali tedeschi. Il girone in cui i Campioni del Mondo sono inseriti è da brividi e non sarà certo facile raggiungere la qualificazione ai quarti di finale, anche perchè, essendo i detentori dell'aurea coppa sollevata nella notte di Berlino, Buffon e compagni sono e resteranno gli avversari da battere. Olanda, Romania e, dulcis in fundo, la vera e propria nemesi azzurra, la Francia. Un girone che sembra emergere dal sogno perfetto del tifoso teutonico e che farà scontrare fra loro le più grandi rivali della Germania, mentre questa, molto probabilmente, passeggerà nel proprio raggruppamento con polacchi, austriaci e croati, ma tant'è.<br />Bando alle lamentazioni però, come insegna proprio il mondiale vinto dopo calciopoli. Gli italiani, infatti, danno il meglio di sè quando sono in difficoltà e anche se lo scandalo che travolse lo sport più amato del Belpaese non è paragonabile all'infortunio di un giocatore, pur fondamentale e carismatico come il capitano della nazionale, la perdita di Cannavaro può cementare ancor più il gruppo, fugando definitivamente ogni spettro di presunzione o narcisismo. Fattore decisivo, questo, in vista di sfide che, da subito, possono segnare in positivo o in negativo per gli azzurri l'esito finale del torneo. Da un evento infausto può nascere nuova forza, quindi.<br />Niente paura, perciò. La rosa a disposizione dello staff italiano, infatti, benchè priva di chi fu legittimamente soprannominato <span style="font-style: italic;">Il muro di Berlino</span>, farebbe invidia a qualsiasi commissario tecnico. Possiamo vantare un centrocampo che, forse, è riduttivo definire tra i migliori al Mondo e un attacco che non è da meno. La difesa, infine, anche senza il capitano, annovera giocatori come Fabio Grosso e Marco Materazzi, gli eroi della Coppa del Mondo, senza dimenticare il veterano Panucci e gli affidabilissimi Zambrotta, Chiellini e Barzagli.<br />Prepariamoci, quindi, a vivere grandi sfide in un europeo d'altissimo livello, con una nazionale che ha tutte le possibilità di imporsi ancora, come a Berlino. In bocca al lupo a tutti e forza capitano.<br /><br /><br /><object width="425" height="355"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/kNEJjq2TkCA&hl=it"><param name="wmode" value="transparent"><embed src="http://www.youtube.com/v/kNEJjq2TkCA&hl=it" type="application/x-shockwave-flash" wmode="transparent" width="425" height="355"></embed></object><br /><br /></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-3245337461234555478?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-68686623346243725842008-05-06T21:40:00.005+02:002009-01-19T17:00:26.694+01:002009-01-19T17:00:26.694+01:00FIGLI DEL NULLA<div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SXSjN5BA_PI/AAAAAAAAA0E/oNxZGtT9G6Y/s1600-h/verona_fiori.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer; width: 230px; height: 221px;" src="http://2.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SXSjN5BA_PI/AAAAAAAAA0E/oNxZGtT9G6Y/s320/verona_fiori.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5293034921105882354" border="0" /></a> fiori sul luogo in cui è stato picchiato a morte Nicola <span class="blsp-spelling-error" id="SPELLING_ERROR_0">Tommasoli</span><br />( foto dal sito ilgiornalista.unisa.it)<br /><br /></div><br /><div style="text-align: justify;">Nicola non ce l'ha fatta e dopo quattro giorni di agonia si è spento in un letto d'ospedale. Era rimasto vittima di un violento pestaggio nel centro della sua città, Verona, al termine di una serata trascorsa con gli amici, il primo maggio. I suoi carnefici, 5 ragazzi provenienti da famiglie <span class="blsp-spelling-error" id="SPELLING_ERROR_1">normalissime</span>, sono vicini agli ambienti dell'estrema destra scaligera. Un episodio di barbarie insensata e agghiacciante, considerando che la follia è iniziata per una banalissima sigaretta negata.<br /></div><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: justify;"><br />Ci si stupisce, ancora una volta, della provenienza "borghese" degli assassini, come se rabbia e violenza belluina fossero piaghe confinate nelle periferie più degradate e povere, come se il deserto morale ed etico che affligge la nostra società non fosse un problema di tutti. I 5 del branco sono, sotto questo aspetto, i figli legittimi del nulla <span class="blsp-spelling-error" id="SPELLING_ERROR_2">valoriale</span> che ci circonda, vuoti involucri senza <span class="blsp-spelling-corrected" id="SPELLING_ERROR_3">né</span> un fine <span class="blsp-spelling-corrected" id="SPELLING_ERROR_4">né</span> un senso, orfani degli stessi concetti di giusto e sbagliato, di limite e dovere, di legge. Privati di tutto ciò che può elevare e con il solo propellente costituito dagli istinti più bassi e bestiali, molti vivono, oggi, nella sola dimensione dei sensi, come primitivi. La politica c'entra ben poco, quindi, con la morte di Nicola, così come lo sport è solo il pretesto per le violenze delle frange ultras più incontrollabili.<br /><br />Il male ha radici molto più profonde che ci avvolgono tutti e rischiano di stritolarci. <span style="font-style: italic;">"Ai primordi gli uomini si creano dei codici di comportamento," </span>scrive Massimo Fini, giornalista e pensatore laico <span style="font-style: italic;">"cui danno il nome di morale (o di religione), per poter stare insieme senza sbranarsi a vicenda e, alla fine, autodistruggersi. Quella che deve essere tenuta a bada [...] è la violenza fisica in modo che l'<span class="blsp-spelling-error" id="SPELLING_ERROR_5">hobbesiano</span> homo <span class="blsp-spelling-error" id="SPELLING_ERROR_6">homini</span> lupus non si risolva in un'ecatombe generale". </span>Il trionfo dell'utilitarismo economico come unica stella polare del nostro tempo, ha sancito la distruzione delle fondamenta stesse del vivere civile e, con esse, dell'avvenire della società. Ancora Fini: <span style="font-style: italic;">"Se Dio non esiste [...] non esistono nemmeno i valori. <span class="blsp-spelling-error" id="SPELLING_ERROR_7">Perchè</span> non c'è alcun Assoluto che possa essere preso come punto di riferimento da cui far discendere una gerarchia fra ciò che è Bene e ciò che è Male". </span><br /><br />Ci stiamo sbranando a vicenda, è bene che Dio torni a esistere.<span style="font-style: italic;"><br /><span style="font-style: italic;"><span style="font-style: italic;"><span style="font-style: italic;"></span></span></span></span><br /></div></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-6868662334624372584?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-81413120116894919332008-04-29T19:11:00.011+02:002008-05-04T22:46:07.037+02:002008-05-04T22:46:07.037+02:00ROMA CITTÀ APERTA...AL CAMBIAMENTO<div style="text-align: justify;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SBdrlKK2QcI/AAAAAAAAAaA/vQvwIALYBFI/s1600-h/20080428_alemanno5.jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="http://4.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SBdrlKK2QcI/AAAAAAAAAaA/vQvwIALYBFI/s320/20080428_alemanno5.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5194738981324341698" border="0" /></a><br />I cittadini sceglieranno, s'era detto in attesa del ballottaggio a Roma e così è stato. Gianni Alemanno è il nuovo sindaco della Capitale con il 53.7% contro il 46.3% del suo avversario Francesco Rutelli, candidato del centro sinistra. Oltre 90.000 voti separano alla fine della contesa i pretendenti al Campidoglio e la sconfitta è cocente per i frequentatori del Loft. Rutelli, infatti, prima del 13/14 Aprile era dato già per sindaco in pectore e quando, dopo il primo turno, si era palesata la dura realtà, ovvero un crollo verticale di quasi 20 punti dai tempi dell'ultima, trionfale elezione di Walter Veltroni, nell'entourage dell'ex vicepremier si preferì puntare sulla presunta sicurezza di 80.000 voti in più acquisiti su Alemanno. L'alto astensionismo, il voto disgiunto e, soprattutto, le scelte sbagliate nelle ultime due settimane di campagna elettorale, poi, hanno fatto il resto. Dai braccialetti anti-stupro, a seguito dell'ennesima violenza, accolti con indignazione da più parti come se, nell'impossibilità di garantire la legalità, le Istituzioni trasformassero le vittime in sorvegliate speciali, fino alla stantia arma antifascista per contrastare la rimonta del candidato Pdl che, sotto di 5 punti al primo turno, era in fase di sorpasso.<br /></div><div style="text-align: justify;"><br />Si è trattato di una Caporetto devastante per il neonato Partito Democratico di Veltroni e del tramonto definitivo del cosiddetto "modello Roma", ovvero di una città palcoscenico, tra notti bianche e festival del cinema, che, tuttavia, nascondeva i problemi sotto il tappeto, magari rosso... I dati sono lì a dimostrarlo: le periferie hanno voltato le spalle al centrosinistra e a Rutelli in particolare, in considerazione anche dei risultati nei Municipi: si è passati dal lapidario 18 a 1 del 2006 ad un più equilibrato 11 a 8, con presidenti di centrodestra che hanno rimontato anche 10 punti percentuali in pochi giorni, determinando il risultato finale. Ora però inizia la parte più complessa, ovvero dare risposte ai cittadini.<br /><br />Le prime dichiarazioni del neosindaco, in questo senso, lasciano ben sperare: sgomberi per gli accampamenti abusivi, espulsioni per gli stranieri che delinquono, una commissione composta da figure d'alto profilo per studiare ciò di cui la città ha bisogno e lotta al degrado. Roma cambia, si leggeva sui manifesti pro Alemanno in giro per Roma e dobbiamo sperare che ciò avvenga davvero. D'altra parte sarebbe un delitto sprecare quest'occasione.<br /><br /></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-8141312011689491933?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-14305494229109772772008-04-23T19:05:00.005+02:002008-04-23T19:48:23.587+02:002008-04-23T19:48:23.587+02:00INTERVISTA A MAURO CORONA<div style="text-align: justify;">Lo scrittore/scultore/alpinista Mauro Corona parla con Daria Bignardi a "Le invasioni barbariche". Vengono toccati vari argomenti, tra cui una scalata particolare con un politico...Tutto il video è molto interessante ma il passaggio di cui sopra inizia quando sono trascorsi 4 minuti e dura una trentina di secondi.<br /><br /><a href="http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=invasioni&video=4246">L'intervista di Mauro Corona a "Le invasioni barbariche"</a><br /><br /><br /></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-1430549422910977277?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-72002204739030668902008-04-14T23:07:00.013+02:002008-04-18T18:48:32.951+02:002008-04-18T18:48:32.951+02:00ELEZIONI 2008: NIENTE PAREGGIO, NIENTE ALIBI<div style="text-align: justify;"><div style="text-align: center;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SAPZmUquYQI/AAAAAAAAAZ4/oO7k9lqWXMQ/s1600-h/BER10169..jpg"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="http://1.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SAPZmUquYQI/AAAAAAAAAZ4/oO7k9lqWXMQ/s320/BER10169..jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5189230448067109122" border="0" /></a>Il leader del Pdl, Silvio Berlusconi.<br /></div><br />Ora si deve governare. I risultati delle elezioni politiche 2008, giunti, peraltro, sorprendentemente presto rispetto ai grotteschi ritardi del passato, hanno premiato il Popolo delle Libertà di Silvio Berlusconi in coalizione con la Lega Nord, decretando la sconfitta del Partito Democratico di Walter Veltroni e dell'alleato Antonio Di Pietro. Maggioranza ampia anche al Senato, quindi, per il fu centro-destra che ora è chiamato a far fronte ai grandi problemi del Paese. Dal caro vita alle imprese, dalle pensioni alle famiglie, con un occhio alla congiuntura economica internazionale fortemente negativa che non lascia spazio a indugi. Bisogna intervenire in fretta per far ripartire il sistema Italia che, secondo le stime, non crescera più dello 0,3% nei prossimi 12/24 mesi. Siamo fermi.<br /></div><div style="text-align: justify;"><br />Non ci sono alibi e non ci sarà la possibilità di condividere con altri, tramontata ogni ipotesi di pareggio elettorale e di conseguenti larghe intese, la responsabilità di eventuali fallimenti o politiche inefficaci. La crisi americana, figlia del disastro subprime, dopo le prime avvisaglie sta per abbattersi sull'Europa, mentre la domanda crescente di Cina e India preme sia sul prezzo del petrolio, che già flagella da tempo le bollette, sia su quello dei generi alimentari facendoli schizzare alle stelle. Poi c'è la scuola, la sicurezza, il gap infrastrutturale e quello tecnologico, il precariato che non aiuta nè il lavoro nè i lavoratori e tanto altro. Il tutto da affrontare con un debito pubblico che si è attestato<span id="U22011826851162bF" style="font-weight: bold;"> </span><span id="U22011826851162bF">al 104,0% del Pil a fine 2007</span> e che non permette eccessiva creatività finanziaria.<br /><br />Perciò basta parlare, ora tutti al lavoro. E speriamo<br /><br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SAPZWUquYPI/AAAAAAAAAZw/IlidKMrzd9g/s1600-h/01.JPG"><img style="margin: 0px auto 10px; display: block; text-align: center; cursor: pointer;" src="http://1.bp.blogspot.com/_l4T_IZMWjl0/SAPZWUquYPI/AAAAAAAAAZw/IlidKMrzd9g/s320/01.JPG" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5189230173189202162" border="0" /></a><div style="text-align: center;">Walter Veltroni, leader Pd, riconosce la sconfitta durante la conferenza stampa a Roma<br /><br /></div></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-7200220473903066890?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5072138386632846102.post-8104810248776751692008-04-01T20:11:00.005+02:002008-04-01T20:23:28.849+02:002008-04-01T20:23:28.849+02:00LE MIE DOMANDE AI CANDIDATI<div style="text-align: justify;">Sono riuscito a porre domande, seppur indirettamente, ad alcuni candidati alle prossime elezioni politiche. l'AdnKronos ha infatti visitato le scuole di giornalismo di Roma per registrare talune questioni presentate dai ragazzi e le ha poi girate ai candidati durante un dibattito. Le mie domande sono state poste a Fabrizio Cicchitto (Pdl) ed Ermete Realacci (Pd)<br /><br /><br /><a href="http://www.adnkronos.com/IGN/FacciaAFaccia/?vid=1.0.2026588156">Il Video di Realacci </a><br />sono il primo che interviene<br /><br /><a href="http://www.adnkronos.com/IGN/FacciaAFaccia/?vid=1.0.2026494427">Il Video con Cicchitto</a><br />la mia è la seconda domanda<br /><br /><br /><br /></div><div class="blogger-post-footer"><img width='1' height='1' src='https://blogger.googleusercontent.com/tracker/5072138386632846102-810481024877675169?l=marco79-mountain.blogspot.com' alt='' /></div>Dienecehttp://www.blogger.com/profile/18362396096827185704noreply@blogger.com0