giovedì 26 agosto 2021

LE PENDICI DEL VELINO CUSTODISCONO NATURA E ARTE

 

Il sito di Alba Fucens con i monti del Parco Naturale Regionale Sirente Velino sullo sfondo

La Marsica è una parte molto affascinante d'Abruzzo, uno dei suoi rari lembi pianeggianti con l'ex lago del Fucino al centro e una corona di vette attorno, meritevoli d'essere esplorate tanto d'inverno quanto d'estate.
Una di queste è il monte Velino che, assieme al Sirente, dà il nome ad uno dei molteplici parchi che caratterizzano la Regione.

Magliano de' Marsi, chiesa di S. Lucia XIII sec.


Alle pendici dell'imponente cima che raggiunge i 2487 metri d'altezza, il territorio non offre solo natura splendida e panorami dalla grazia selvaggia, ma anche innumerevoli tesori storico culturali. Borghi solitari aggrappati alla roccia e alla ripida terra, circondati dal verde e custodi di identità e tradizioni.


Rosciolo de' Marsi, chiesa di S. Maria in Valle Porclaneta (X sec.)


Come Magliano de' Marsi e la sua frazione di Rosciolo de' Marsi. Senza dimenticare l'antica città romana di Alba Fucens a pochi chilometri di distanza. Il primo centro può vantare la meravigliosa chiesa di S. Lucia eretta nel XIII secolo in forme d'ispirazione borgognona, con la facciata a tre portali in stile cistercense e il raffinato rosone ogivale.

Elaboratissimo rosone ogivale della chiesa di S. Lucia di Magliano de' Marsi


Ai lati di questo, molto interessanti le due coppie di formelle duecentesche incassate in cornici riccamente decorate. All'interno figure di uomini, animali e mostri. Sotto una di queste, nella cornice di sinistra guardando la facciata, si può scorgere la scritta palindroma sator arepo tenet opera rotas. Il suggestivo "quadrato magico" ritrovato in molteplici siti in tutta Europa e associato a numerose ipotesi interpretative.

Una delle due coppie di formelle duecentesche, poste ai lati del rosone ogivale delle chiesa di S. Lucia a Magliano de' Marsi. Tra le zampe della figura di sinistra si può scorgere una scritta.


Tra cui quella relativa alla cruces dissimulatae, un artificio escogitato dai primi cristiani per adorare la croce segretamente. Dato che, come scoprì nel 1926 Felix Grosser, pastore evangelista di Chemnitz, le 25 lettere del Quadrato possono essere disposte in modo tale da formare la parola Paternoster incrociata tra una A e una O, corrispondenti latine dell'alfa e omega dell'alfabeto greco, ovvero il principio e la fine di tutte le cose.

Tra le zampe di una delle figure contenute all'interno delle formelle ai lati del rosone ogivale di S. Lucia a Maghliano de' Marsi si scorge la scritta palindroma sator arepo tenet opera rotas. Il suggestivo "quadrato magico" ritrovato in molteplici siti in tutta Europa e associato a numerose ipotesi interpretative


A poca distanza da Magliano de' Marsi troviamo la sua deliziosa frazione di Rosciolo de' Marsi a 910 metri di quota. Antica fattoria romana della gens Roscia nel 91 a.c. , da cui il nome Rosculum , è un castello medievale attorno all'anno mille. Successivamente l'abate Desiderio, poi Papa Vittore III, vi istituisce un'abbazia benedettina la cui chiesa, nota oggi con il nome di S. Maria in Valle Porclaneta, rappresenta un autentico gioiello.

La chiesa di S. Maria in Valle Porclaneta conserva al proprio interno incredibili tesori d'arte: l'Ambone, l'Iconostasi e il Ciborio con numerosi affreschi anche di secoli successivi.


Un magnifico esempio di architettura romanica dell'XI secolo conserva al proprio interno incredibili tesori d'arte: l'ambone del 1150 con pilastrini ottagonali, la coeva iconostasi a colonnine tortili, il ciborio pure databile 1150 su quattro colonne con copertura ottagonale e numerosi affreschi anche di secoli successivi.

Il magnifico ambone della chiesa di S. Maria in Valle Porclaneta di Rosciolo de' Marsi (X sec.)


L'edificio, autentica perla del territorio, è incastonato nel bosco di querce secolari sotto lo sguardo delle alte rocce che osservano il visitatore mentre, tenendo il profilo del monte Velino alla propria sinistra, egli procede in direzione di Alba Fucens.

Chiesa di S. Maria in Valle Porclaneta (X sec.) . Si scorgono ambone, iconostasi e ciborio.


A pochi minuti d'auto da Magliano de' Marsi si trova infatti la più nota città antica d'Abruzzo, fondata dai Marsi e poi dal 304 a.c. importante centro romano sulla via Tiburtina Valeria. Dal foro alle terme, fino alla basilica, al santuario di Ercole e all'affascinante anfiteatro del I sec. d.c. di cui rimangono le gradinate.

Alba Fucens, la più nota città antica d'Abruzzo fondata dai Marsi e poi dal 304 a.c. importante centro romano sulla via Tiburtina Valeria


Ci si incammina sul basolato perfettamente conservato mentre i secoli di storia si manifestano attorno, regalando emozioni che fluttuano tra le vette.
Il Parco Naturale Regionale Sirente Velino guarda la piana del Fucino e sembra invitare gli amanti della Natura e della bellezza ad abbandonarsi alla contemplazione degli incredibili paesaggi e dei secoli di identità, cultura e spiritualità che ancora vivono all'interno dei propri confini.


Alba Fucens, anfiteatro del I sec. d.c. ancora oggi utilizzato per spettacoli all'aperto


venerdì 6 agosto 2021

URBS VETUS DOMINA I SECOLI DAL SUO BASTIONE DI TUFO

 

Duomo di Orvieto, commissionato da Papa Niccolò IV nel 1290. I lavori durarono tre secoli

È visibile già da lunga distanza, dalla sommità piatta di un colle che si affaccia sulla valle del fiume Paglia. Orvieto è uno dei luoghi più affascinanti della verde Umbria. Le sue origini lontane e misteriose, la sua ricchezza di storia e cultura, il suo straordinario territorio dai molti tesori.

Uno dei simboli di Orvieto, il pozzo di S. Patrizio. Voluto nel 1527 da Papa Clemente VII e progettato da Antonio da Sangallo il Giovane

Sin dal nome Orvieto attira attenzioni e curiosità. Esso deriva infatti da Urbs vetus, che ha radici medievali e latine, ma se si cerca più indietro nel tempo ci si smarrisce nei meandri del mito: Forse Velzna, o Hurtvi Veltha ossia "il recinto del tempio di Vertumno", una delle più importanti divinita etrusche. Ad ogni modo il nome latino, che significa "città vecchia", sottolinea come Orvieto fosse considerata antica già nel medioevo.

Le millenarie gallerie al di sotto della cittadina sono un serbatoio di informazioni storico, archeologiche


Di sicuro c'è la magnificenza e la bellezza della cittadina: dai panorami alle strette vie del centro su cui si affacciano gli splendidi palazzi del XII e XIII secolo. La conformazione medievale fa immergere il visitatore in un'atmosfera incantata di arte e avventura.

La necropoli del Crocifisso si trova ai piedi del colle su cui sorge Orvieto ed è una tappa irrinunciabile di visita. Un complesso cimiteriale etrusco che risale al VI sec. a.c. Tombe a camera in tufo.


Un percorso di emozioni che culmina di fronte all'imponente duomo, la cui edificazione richiese tre secoli di lavoro a partire dal 1290, quando fu commissionata da Papa Niccolò IV. La facciata, dominata dal rosone di Andrea Di Cione, detto Orcagna, e attorniata dalle caratteristiche fasce orizzontali di travertino bianco e basalto grigio-azzurro, cattura immediatamente lo sguardo: bassorilievi, statue e mosaici policromi che trattano scene dall'Antico e Nuovo Testamento, sono una meraviglia dell'arte gotico-romanica. All'interno, da non perdere la Cappella della Madonna di S. Brizio, affrescata da Beato Angelico con l'aiuto di Benozzo Gozzoli a partire dall'estate 1447 e completata dall'opera del Signorelli.

Duomo di Orvieto, facciata. Bassorilievi, statue, mosaici, pilastrini e archi in una perfetta sintesi tra architettura e arte decorativa. Esempio di gotico italiano a tre cuspidi a cui corrispondono tre portali.

Duomo, interno della Cappella della Madonna di San Brizio. Costruita entro la metà del Quattrocento, fu affrescata da Beato Angelico e da Luca Signorelli.

Particolare della Cappella della Madonna di S. Brizio


Tra le tante perle da scoprire, musei, chiese e pregevoli dimore, gli autentici simboli di Orvieto sono le gallerie sotterranee e il pozzo di S.Patrizio. La particolare natura geologica del masso su cui sorge il borgo ha consentito di scavare nel corso dei millenni infiniti cunicoli che sono un prezioso serbatoio di informazioni. Dall'ombra delle cavità emergono immagini e ricordi dell'epoca etrusca e medievale, rinascimentale e moderna. Dagli strumenti di lavoro all'allevamento di piccioni, dalla luce delle aperture panoramiche all'oscurità di tunnel ancestrali. Un viaggio nel cuore della storia.

Orvieto sotterranea, all'interno delle innumerevoli gallerie scavate nei secoli trovavano spazio anche gli allevamenti di piccioni. Una riserva di cibo nei momenti difficili.


Non certo da meno il pozzo di S. Patrizio. Voluto nel 1527 da Papa Clemente VII per ovviare alla carenza d'acqua della città e progettato da Antonio da Sangallo il Giovane è costituito da due scale elicoidali sovrapposte, una per la discesa e l'altra per la salita, per evitare l'incrocio degli animali carichi di orci d'acqua. Un capolavoro architettonico e ingegneristico.

Il pozzo di S. Patrizio visto dall'alto


Senza dimenticare poi, ai piedi del colle e del centro storico, la necropoli etrusca del Crocifisso: un complesso cimiteriale risalente al VI secolo a.c. Un insieme di piccole tombe a camera in blocchi di tufo all'esterno delle quali si trovano ancora importanti iscrizioni che testimoniano l'identità del defunto. Un complesso estremamente suggestivo.

Necropoli del Crocifisso, iscrizioni sulle pareti delle tombe con i nomi dei defunti


La Città Vecchia, anzi millenaria, è pronta a risplendere d'arte, cultura e storia dal suo bastione tufaceo. Per gli sguardi liberi di chi ama la vita.

Duomo di Orvieto, veduta dell'interno con il presbiterio sullo sfondo