venerdì 23 giugno 2017

NAZZANO E LA SUA OASI, IL TEVERE AMMIRATO DAL CASTELLO


Scorcio del Lago di Nazzano, meglio noto come Riserva naturale Tevere-Farfa. Il tramonto tinge di Rosa la zona umida



Il fiume che diviene lago e si fa ammirare dalle torri fortificate e ben conservate d'un castello che aspetta di tornare agli antichi fasti, superando l'attuale fase di decadenza e riacquistando la nobiltà d'un tempo. 
Nazzano è un piccolo comune a nord di Roma in cui il fascino della storia, sommato alla bellezza del paesaggio, rende il territorio ricchissimo di attrattiva. Come sempre accade in Italia ogni borgo nasconde e riserva al visitatore tesori culturali immensi, tanto splendidi quanto, troppo spesso, ignoti ai più.
Un castello medievale che torreggia fiero da un colle, a strapiombo sulla valle del Tevere, sul quale vive ancora oggi un insediamento di cui si ha notizia sin dal 1011. Molti i potenti che si sono avvicendati nel governo dell'area nel corso dei secoli, dalla vicina abbazia di Farfa ai monaci benedettini del monastero di S.Paolo a Roma.
Senza dimenticare i Savelli che edificarono il maniero, oggi chiuso in quanto crollato e pericolante in molte sue parti interne, sebbene lo splendore esterno sia stato risparmiato dall'usura del tempo. L'edificio conserva una commovente imponenza. Esso esprime infatti grazia più che forza, eleganza e armonia più che fierezza bellicosa. Sembra quasi chiedere di poter trasmettere ancora il proprio bagaglio di storie, di insegnare poesia all'oggi inaridito che non sa più concepire l'incanto.

Tutta l'imponenza del castello Savelli di Nazzano, delizioso comune a nord di Roma

Ai piedi della rocca un'altra perla, il lago di Nazzano meglio noto come Riserva naturale Tevere-Farfa. Quel braccio sinuoso circondato dal verde palustre che si tinge d'ogni tonalità di rosso e rosa al calar del sole, altro non è che il fiume di Roma rigonfio d'acque lì trattenute da una diga realizzata più a valle, verso la Capitale. Sorta nel 1979 come prima area protetta del Lazio, la riserva tutela una vasta zona umida la cui vegetazione si è adattata alle condizioni ambientali nel corso di quest'ultimo quarto di secolo. Oggi questa zona protetta rappresenta uno dei siti più interessanti dell'Italia centrale per il birdwatching e l'osservazione del mondo palustre.
Il lago nato da un fiume è oggi tutelato nella sua magnificienza. Quegli scorci sopravvivono intatti ai deserti che sovente la modernità crea chiamandoli sviluppo. Tutti possono così ammirare la forza dolce della natura e trasmetterne bellezza e valori alle future generazioni. Chissà che un simile destino di vita, nuova e altra, possa contraddistinguere anche il castello di Nazzano, la rocca che è sopravvissuta ai secoli e chiede solo un'altra possibilità. 


Veduta notturna del castello Savelli a Nazzano

mercoledì 7 giugno 2017

L'ANTICA ISOLA DOMINA LA VALLE DEL TEVERE



Eremo di S. Antonio, sul versante occidentale del monte Soratte
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Guardiano silente del Tevere nel suo viaggio verso Roma, il monte Soratte dall'inconfondibile profilo e dall'immenso fascino, con i suoi colori resi densi dalla folta vegetazione che ricopre rigogliosa aspri e scoscesi pendii, dal 1997 è una delle riserve naturali della Regione Lazio per un'estensione di 410 ettari.
Una perla paesaggistica e culturale e anche un unicum geologico: tra i tufi della Tuscia ad ovest e i dolci colli alluvionali ad est, l'antico massiccio è costituido da calcari. Un dente di dura roccia lungo 5 km e alto 691 metri che nel Pliocene era un'isola, quando il mare oggi distante 60 km più ad occidente ne lambiva le pendici sommergendo tutt'intorno.
Il Soratte, a ben vedere, continua ad essere un'isola ancor oggi, di bellezza e poesia assediate dall'urbanizzazione che punteggia il territorio fino ai confini dell'area protetta. Uno scrigno di fauna, flora, cultura e storia. Dalle grotte ai caratteristici Meri, aperture carsiche nel terreno; dagli eremi arroccati sui costoni strapiombanti da cui si gode una vista impareggiabile, fino alle gallerie scavate durante il secondo conflitto mondiale e oggi visitabili.


Collegiata di S. Lorenzo nel centro storico di S.Oreste. Chiesa progettata da Jacopo Barozzi, il Vignola

 
Chi vive all'ombra del grande guardiano sono gli abitanti di S.Oreste, piccolo e delizioso Comune arrampicato sul contrafforte meridionale del massiccio. Ricco di storia e spunti di visita il borgo si presenta con un aspetto cinquecentesco che conserva un'anima medievale. La prima notizia del luogo risale al Chronicon di Benedetto del Soratte che cita la "Curtis Sancti Heristi". Il nome del borgo deriverebbe da Edisto, soldato romano cristiano martirizzato nel 68 d.c. durante le persecuzioni neroniane. Successive trasformazioni hanno mutato Sant'Edistus in Sant'Oreste.
Secoli di cultura convivono quindi alle pendici del monte Soratte, dagli Etruschi ai Romani passando per Falisci e Capenati, antichi popoli autoctoni, fino al Cardinal Farnese e a Jacopo Barozzi da Vignola, celebre architetto che progettò diversi edifici del piccolo Comune. Fino alle vicende della seconda guerra mondiale con le famose gallerie nelle viscere della montagna.
Non dovrebbe sorprendere più, ormai, lo splendore che caratterizza ogni angolo d'Italia. Tesori d'immenso valore disseminati ovunque dalla Natura e dall'ingegno umano lungo la Penisola, desiderosi solo di essere conosciuti da cittadini talvolta inconsapevoli di un'eredità che è vera identità. Concreto e nobile sentimento d'appartenenza. 


Il profilo del Monte Soratte dall'altopiano ad est, verso la valle del Tevere