giovedì 17 gennaio 2013

IL ROCOCÒ E LA CHIESA DI ZUCCHERO

L'interno, integrazione dell'impianto architettonico tardobarocco del De Rossi con le più tarde, ricchissime decorazioni rococò: è a navata unica, ellittica, con cappelle ai lati, transetto e profonda abside.


Un gioiello incastonato nel centro della Città Eterna, adagiato tra gli edifici circostanti senza paura, tuttavia, di confondersi tra essi considerata la prorompente bellezza della sua facciata, preambolo della magnificenza che si apre alla vista del visitatore una volta varcata la soglia.
La chiesa di Santa Maria Maddalena, edificata sulle ceneri di una cappella trecentesca preesistente, sorge nell'omonima piazza ampliata su autorizzazione di Papa Urbano VIII proprio per ospitare l'edificio sacro in uno spazio più adeguato. "La preesistente chiesa dell'Arciconfraternita del Gonfalone" si legge nella guida Chiesa Santuario di S. Maria Maddalena sec. XVIII, "fu ceduta al p. Camillo", De Lellis, fondatore dell'Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli infermi, "nel 1586.

L'interno, integrazione dell'impianto architettonico tardobarocco del De Rossi con le più tarde, ricchissime decorazioni rococò: è a navata unica, ellittica, con cappelle ai lati, transetto e profonda abside.

Nel 1694 iniziò l'ampliamento e la trasformazione della chiesa; nel 1699 la struttura muraria era terminata; la decorazione completata verso la metà del sec. XVIII; la nuova chiesa fu consacrata il 20 ottobre 1727 dal Card. Giovanni Ottoboni. Per unità di stile e di ricchezza d'ornamento, per il movimento mistilineo della pianta e il giuoco elegante delle masse in elevazione, è ritenuta esempio classico dello stile barocco-rococò romano". La scelta di tale stile, però, giudicato scarsamente mistico a causa dello sfarzo che lo contraddistingue e quindi inadatto a una chiesa, fu per questo oggetto di pesanti critiche, che sfociarono nell'epiteto ironico "chiesa di zucchero", assegnato all'edificio sacro che, per i detrattori, ricordava la decorazione di una torta.

L'interno, integrazione dell'impianto architettonico tardobarocco del De Rossi con le più tarde, ricchissime decorazioni rococò: è a navata unica, ellittica, con cappelle ai lati, transetto e profonda abside.


La sfolgorante grazia dell'opera, tuttavia, riesce senza fatica a dipanare ogni dubbio. Dalla facciata, "bellissimo esempio di stile rococò, aggiunta nel 1735 da Giuseppe Sardi", come si legge in RomaSegreta, con i suoi stucchi e le sculture "raffiguranti S.Camillo de Lellis e S.Filippo Neri, nonché S.Maria Maddalena e S.Marta", al meraviglioso interno, che "costituisce una splendida integrazione dell'impianto architettonico tardobarocco del De Rossi con le più tarde, ricchissime decorazioni rococò".



E poi dipinti, stucchi, sculture, oro; La slendida sagrestia
"pienamente rococò, una delle più belle di Roma e la meglio conservata, con una profusione di dipinti, volute, dorature, policromie", o "la cantoria e l'organo in legno dorato e figure di stucco bianco, del 1736", precisa Wikipedia. Ma lo splendore non cancella la spiritualità. Arte, storia e religione convivono nella bellezza e nel mito. Sono molteplici, infatti, le leggende che avvolgono di ulteriore fascino l'edificio sacro a due passi dall'imponente Pantheon.




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Durante una delle piene più terribili del Tevere, avvenuta nel 1598", aggiunge RomaSegreta, "fu vista la statua della Maddalena, in piedi sulle acque che irrompevano tumultuose nella chiesa, spostarsi da una cappella laterale fino all'altare maggiore, al sicuro dal furore del fiume". Misticismo ma anche romanticismo, come "la grande storia d'amore di due giovani, Teresa Bennicelli e Pio Pratesi. La ragazza, costretta dai parenti a lasciare il fidanzato, si suicidò; lui, affranto dal dolore, prese i voti e celebrò la sua prima Messa sulla tomba dell'amata, naturalmente nella chiesa di S.Maria Maddalena".
Frammenti di un passato che vive nell'arte e nell'anima di Roma, eredità da preservare nel presente come fondamento per un futuro che rispetti la cultura.