domenica 13 marzo 2011

VACANZE INDIGESTE






Così c'è più gusto, davvero. L'italrugby batte al Flaminio la Francia, 22-21, per la prima volta nel Sei Nazioni e quattordici anni dopo l'unico successo della sua storia ovale, Grenoble 1997. Se allora erano state le mete di Vaccari e Francescato, assieme ai calci di Dominguez ad aprire le porte dell'Olimpo ovale agli Azzurri, con l'ingresso nel torneo più antico e prestigioso di questo sport, oggi sono Bergamasco e Masi a fare la storia, il primo con i preziosi punti al piede e il secondo con l'unica splendida meta in faccia ai transalpini.
"Vacanza romana", titolava L'Equipe in apertutra delle pagine sportive alla vigilia dell'incontro, descrivendo perfettamente lo spirito con cui i giocatori transalpini si accingevano a scendere in campo: punti assicurati, vittoria in carrozza. La storia, invece, aveva altri programmi per il pomeriggio del Flaminio. Così, una Francia indisponente nella sua presunzione si fa beffare dagli avversari più motivati e determinati, che prevalgono nonostante la mischia, storico punto di forza degli azzurri, abbia faticato a lungo. Gli ultimi cinque minuti di gara vissuti in apnea dai tifosi, idealmente in mischia assieme ai giocatori per bloccare gli ultimi, disperati e confusi tentativi di rimonta dei cugini, rimarranno per molto nella memoria degli appassionati. Per quelli italiani, resterà la felice immagine della grande, agognata e insperata vittoria contro una delle squadre più forti e temute del panorama ovale; Per i francesi la consapevolezza di aver subito una cocente umiliazione, figlia della supponenza.
Unica nota stonata di un pomeriggio trionfale, quei fischi incessanti da parte di molti spettatori italiani all'indirizzo dei giocatori avversari che calciavano verso i pali. Una pratica normale, purtroppo, in altri sport. Non nel rugby. Un boato continuo, tanto da costringere lo speaker dello stadio a richiamare, fatto senza precedenti, la massa vociante alla civiltà. Le cattive abitudini sono dure a morire, ma c'è da riconoscere che il mondo ovale ha già fatto molto: dai minuti di silenzio onorati addirittura in silenzio, senza gli odiosi applausi, fino al terzo tempo vissuto in amicizia tra tifoserie. A breve arriverà anche il rispetto dei giocatori avversari. Ci vuole pazienza. E poi chissà che, sulle ali dell'entusiasmo, non partano anche i lavori di ampliamento dello stadio Flaminio, per chiudere una volta per tutte con lo sconcio delle tribune mobili formato Ikea. Ma qui l'aura magica del rugby non può far nulla, serve l'efficienza e l'onestà della politica. Ci vuole un miracolo...

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