L'apertura, circa un metro di diametro, che ha giustificato
la chiusura al pubblico di quasi un ettaro di Villa Ada,
nell'area "ex scuderie Reali"
la chiusura al pubblico di quasi un ettaro di Villa Ada,
nell'area "ex scuderie Reali"
Si ergono reti metalliche a Villa Ada, lo storico parco pubblico romano. Dopo quella sorta nell'area adiacente all'ambasciata egiziana, infatti, un nuovo vasto lembo di verde, sempre nell'area delle "ex scuderie reali", sta per essere interdetto al passaggio dei visitatori. La motivazione alla base di entrambi i provvedimenti, emessi nell'arco di breve tempo, è la medesima: pericolo smottamenti.
Non è una novità che l'ex villa Savoia sia soggetta a tali fenomeni, sorgendo esattamente sopra le catacombe di Priscilla, fra le più estese di Roma, le cui gallerie si dipanano per chilometri e possono causare cedimenti del terreno sovrastante. Un simile zelo nel preservare la pubblica incolumità, però, in una zona, peraltro, da tempo al centro di progetti di valorizzazione e riqualificazione urbana, è senza precedenti. Questa sì, una novità.
La mente torna al celebre progetto relativo al "Museo del giocattolo", che dovrebbe sorgere proprio dove ora spuntano le recinzioni. "A metà 2007" scriveva nell'aprile 2008 Giuseppe Mele su fainotizia.it "il Consiglio Comunale romano approvò in una delle tante deroghe al PRG la cementificazione di Villa Ada per migliaia di mq per realizzare bar, ristoranti, sala polivalente per conferenze e spettacoli, attività commerciali, un centro di cultura ludica e parcheggi, incluso il mitico Museo del Giocattolo, che da solo costerebbe 2 milioni di euro ma che col resto tocca i 15 milioni. Il Comune, tra l'altro, per mettersi avanti aveva comprato già nel 2005, dall'imprenditore perugino Emilio Servadio, una collezione di circa 11 mila bambole, trenini e pupazzi provenienti dal Lagetoismuseet di Stoccolma per circa 5 milioni. Il puzzle si ricompone" concludeva Mele "sempre allo stesso modo e si ritorna, tra cementificazioni e museo del giocattolo, alla voglia di far guadagnare ai gestori soldi facili".
Alcuni mesi prima dell'articolo pubblicato da Mele, inoltre, Maria Pia Pettograsso aveva scritto al blog di Beppe Grillo un commento in cui esprimeva, a nome di alcune importanti associazioni come Italia Nostra, Villa Ada Greens e Wwf, preoccupazione per le mire speculative sul parco: "Nuove costruzioni, aumenti di migliaia di metri cubi ex novo per la realizzazione di cafeterie, ristoranti, una sala polivalente per conferenze, proiezioni e spettacoli, un 'centro di cultura ludica' destinato anche ad aste pubbliche, attività commerciali per la vendita di gadget e pubblicazioni relative al Museo Europeo del Gioco e del Giocattolo (MeGG), un parcheggio per centinaia di macchine e il passagio continuo di navette per i visitatori rischiano di compromettere per sempre un grande complesso storico ambientale, patrimonio unico della Capitale". A pochi anni di distanza dalle coincidenti disamine di Mele e della Pettograsso, infine, è nata la questione delle recinzioni, di cui si è occupato anche il Corriere della Sera, su denuncia di Legambiente. Nell'articolo in questione, però, si parla di tutto, dalle biomasse alle botticelle, meno che del progetto MeGG e delle relative prospettive per l'area.
Bisogna fare chiarezza, quindi, e capire in cosa consista questo Museo del Giocattolo. Cosa si vuole fare e come. Se valorizzazione significa recuperare degli edifici di grande valore storico e artistico da decenni in stato di totale abbandono e degrado, per donarli alla città e ai cittadini a cui appartengono, credo ragionevolmente siano tutti d'accordo. La questione cambia se il progetto è quello di utilizzare risorse pubbliche per allestire la solita corte dei miracoli, tra speculazione e affarismo. Non sarebbe un bell'inizio per la neonata Roma Capitale.
Non è una novità che l'ex villa Savoia sia soggetta a tali fenomeni, sorgendo esattamente sopra le catacombe di Priscilla, fra le più estese di Roma, le cui gallerie si dipanano per chilometri e possono causare cedimenti del terreno sovrastante. Un simile zelo nel preservare la pubblica incolumità, però, in una zona, peraltro, da tempo al centro di progetti di valorizzazione e riqualificazione urbana, è senza precedenti. Questa sì, una novità.
La mente torna al celebre progetto relativo al "Museo del giocattolo", che dovrebbe sorgere proprio dove ora spuntano le recinzioni. "A metà 2007" scriveva nell'aprile 2008 Giuseppe Mele su fainotizia.it "il Consiglio Comunale romano approvò in una delle tante deroghe al PRG la cementificazione di Villa Ada per migliaia di mq per realizzare bar, ristoranti, sala polivalente per conferenze e spettacoli, attività commerciali, un centro di cultura ludica e parcheggi, incluso il mitico Museo del Giocattolo, che da solo costerebbe 2 milioni di euro ma che col resto tocca i 15 milioni. Il Comune, tra l'altro, per mettersi avanti aveva comprato già nel 2005, dall'imprenditore perugino Emilio Servadio, una collezione di circa 11 mila bambole, trenini e pupazzi provenienti dal Lagetoismuseet di Stoccolma per circa 5 milioni. Il puzzle si ricompone" concludeva Mele "sempre allo stesso modo e si ritorna, tra cementificazioni e museo del giocattolo, alla voglia di far guadagnare ai gestori soldi facili".
Alcuni mesi prima dell'articolo pubblicato da Mele, inoltre, Maria Pia Pettograsso aveva scritto al blog di Beppe Grillo un commento in cui esprimeva, a nome di alcune importanti associazioni come Italia Nostra, Villa Ada Greens e Wwf, preoccupazione per le mire speculative sul parco: "Nuove costruzioni, aumenti di migliaia di metri cubi ex novo per la realizzazione di cafeterie, ristoranti, una sala polivalente per conferenze, proiezioni e spettacoli, un 'centro di cultura ludica' destinato anche ad aste pubbliche, attività commerciali per la vendita di gadget e pubblicazioni relative al Museo Europeo del Gioco e del Giocattolo (MeGG), un parcheggio per centinaia di macchine e il passagio continuo di navette per i visitatori rischiano di compromettere per sempre un grande complesso storico ambientale, patrimonio unico della Capitale". A pochi anni di distanza dalle coincidenti disamine di Mele e della Pettograsso, infine, è nata la questione delle recinzioni, di cui si è occupato anche il Corriere della Sera, su denuncia di Legambiente. Nell'articolo in questione, però, si parla di tutto, dalle biomasse alle botticelle, meno che del progetto MeGG e delle relative prospettive per l'area.
Bisogna fare chiarezza, quindi, e capire in cosa consista questo Museo del Giocattolo. Cosa si vuole fare e come. Se valorizzazione significa recuperare degli edifici di grande valore storico e artistico da decenni in stato di totale abbandono e degrado, per donarli alla città e ai cittadini a cui appartengono, credo ragionevolmente siano tutti d'accordo. La questione cambia se il progetto è quello di utilizzare risorse pubbliche per allestire la solita corte dei miracoli, tra speculazione e affarismo. Non sarebbe un bell'inizio per la neonata Roma Capitale.
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