lunedì 16 giugno 2025

CASCATE NEL CUORE DELLA MONTAGNA, LE GROTTE DI STIFFE


Nel cuore del Parco Naturale Regionale Sirente-Velino, a pochi chilometri dall’Aquila, le Grotte di Stiffe si svelano come una delle meraviglie sotterranee più affascinanti dell’Italia centrale. Situate nella frazione di Stiffe, nel comune di San Demetrio ne’ Vestini, queste grotte carsiche sono un capolavoro scolpito dall’acqua, un invito a esplorare le profondità della terra abruzzese. Esplorare questo sito lascia un’impronta indelebile, un’esperienza che intreccia la potenza della natura con il fascino di un passato remoto.
 
La Sala della Cascata
 
Raggiungere le grotte è già un viaggio nel viaggio. La strada statale 261 Subequana si snoda tra le colline della conca aquilana, dove il paesaggio si alterna tra la maestosità del Gran Sasso e la rigogliosa vegetazione che incornicia il piccolo borgo di Stiffe. Non lontano, il borgo di Fossa, aggrappato a uno sperone roccioso e segnato dai lavori di ricostruzione post-sisma, custodisce tesori che arricchiscono l’esperienza: la duecentesca chiesa di Santa Maria ad Cryptas e l’attigua necropoli, testimonianze di un Abruzzo antico e spirituale da conoscere con l'ausilio di guide appassionate e preparate come quelle dell'associazione "Semi sotto la pietra".
 
Salendo nella Sala della Cascata

L’ingresso alle grotte, incastonato in una parete rocciosa a circa 700 metri di altitudine, è una spaccatura spettacolare, quasi una porta verso un mondo altro. Qui, il Rio Gamberale, il fiume sotterraneo che ha plasmato le grotte per millenni, accoglie i visitatori con il suo fragore, un canto incessante che accompagna l’intera esplorazione.
 
La splendida Sala delle Cocrezioni
 
La visita guidata, della durata di circa un’ora, si sviluppa lungo un percorso di 700 metri, attrezzato con passerelle e scalinate che rendono l’esperienza accessibile, pur richiedendo scarpe antiscivolo per l’umidità del terreno e un abbigliamento adeguato per ripararsi dal rigido abbraccio dei circa 10°C di temperatura interna costante. Ci si può così abbandonare ad un viaggio al centro delle montagne d'Abruzzo, tra stalattiti e stalagmiti.
 
Altezze vertiginose tra ombre e luce

Le Grotte di Stiffe sono una risorgenza attiva, un fenomeno geologico raro in cui il fiume, dopo un percorso sotterraneo, riemerge in superficie. Le acque, originate dal sovrastante Altopiano delle Rocche, creano rapide, laghetti e cascate, con una portata che varia stagionalmente: in primavera il flusso è impetuoso, mentre in autunno assume un carattere più raccolto.
 
Concrezioni nelle grotte
 
Il percorso si articola in diverse sale dalla bellezza ipnotica, ciascuna con un’identità unica. La Sala del Silenzio, dove il fiume si placa per gran parte dell’anno, offre un’atmosfera quasi sacra, con il gocciolio delle stalattiti che rompe la quiete. La Sala della Cascata, con un salto d’acqua di circa 20 metri, è uno spettacolo di potenza e bellezza, dove il fragore si mescola alla vista di pareti levigate dall’erosione. La Sala delle Concrezioni è un trionfo di forme: stalattiti trasparenti come cristalli e stalagmiti che si ergono come sculture naturali. Per culminare nella Sala dell’Ultima Cascata, aperta al pubblico nel 2007, dove un salto di oltre 25 metri si getta in un laghetto profondo, in un ambiente vasto che amplifica l’eco dell’acqua. Appena fuori dall'ingresso infine sono ancora visibili i resti di una centrale idroelettrica del 1907, distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale.
 
Acque trasparenti custodite nelle profondità della montagna
 
A completare l’esperienza, a pochi minuti d'auto dalle grotte c'è come detto il paesino di Fossa che offre la possibilità di visitare la duecentesca Santa Maria ad Cryptas con il suo esterno gotico e il fascino mistico degli affreschi medievali benedettini e toscani, che sussurrano storie di fede. Senza dimenticare la vicina necropoli, con le sue tombe testimonianza del ricco e variegato patrimonio culturale, artistico e spirituale abruzzese.
 
Esplorando le grotte ci si avventura in un mondo altro
 
Con oltre 40.000 visitatori l’anno, le Grotte di Stiffe sono una meta straordinaria per ogni amante della natura e del bello. Un'occasione unica per immergersi nel dialogo tra l’uomo e l'eternità, un viaggio nel tempo dove l’acqua, scultrice paziente, racconta una storia millenaria. Un luogo da scoprire, che incanta e sorprende, rivelando l’anima più profonda dell’Abruzzo.


sabato 19 aprile 2025

A GROTTAFERRATA L'ULTIMO BALUARDO BIZANTINO IN OCCIDENTE

 

Stele attica nel museo dell'abbazia: sec. V a.c. Un giovane intento a leggere con una pantera sotto di sé

A pochi passi da Roma, dove i Colli Albani si ergono verdeggianti, Grottaferrata custodisce un tesoro di spiritualità e cultura: l’Abbazia di San Nilo e il suo museo, un luogo dove l’Oriente bizantino incontra l’Occidente in un dialogo che sfida i secoli. Tra vigneti e uliveti, respirando aria profumata di terra e di storia, la strada sinuosa porta in vista di questo luogo unico. Quando il monastero appare, con le sue mura merlate e il campanile romanico svettante, il tempo sembra rallentare, invitandoti al raccoglimento ed alla riflessione.
 
L'iconostasi barocca dell'Abbazia di San Nilo a Grottaferrata
 
L’Abbazia di San Nilo, fondata nel 1004 da San Nilo di Rossano, un monaco calabrese di origine greca, è un unicum nel panorama monastico: l’ultimo baluardo dei monasteri bizantini che un tempo punteggiavano l’Italia meridionale, rimasto fedele a Roma pur conservando il rito bizantino-greco. Entrare nella Chiesa di Santa Maria è come varcare una soglia tra due mondi.
 
Decorazioni a grottesche all'interno del museo dell'abbazia di S.Nilo
 
La facciata, con il suo rosone che cattura la luce del mattino, parla un linguaggio romanico, ma l’interno ti avvolge in un’atmosfera mistica: l’iconostasi barocca, progettata da Gian Lorenzo Bernini e realizzata da Antonio Giorgetti, troneggia con l’icona della Theotokos, la Madre di Dio, che ti guarda con occhi vivi di energia spirituale.
 
Pavimento cosmatesco (XIII sec.) all'interno della chiesa abbaziale
 
I mosaici della Pentecoste sull’arco trionfale, risalenti al XII secolo, brillano di un oro che sa di cielo, mentre gli affreschi della Cappella Farnesiana, opera del Domenichino, narrano le storie di San Nilo con una grazia che commuove. Il pavimento in marmo policromo, un intreccio cosmatesco del XIII secolo, riflette la luce che filtra dalle vetrate, e il profumo d’incenso aleggia nell’aria, accompagnando il canto dei monaci che, ancora oggi, celebrano in greco antico.
 
Chiostro dell'abbazia di S. Nilo, sede del museo archeologico

 
Ma l’Abbazia non è solo un luogo di culto: è un scrigno di memorie. Accanto alla chiesa, il Museo di San Nilo, ospitato nel Palazzo del Commendatario, ti accoglie con la promessa di un viaggio nel tempo. Qui, ogni oggetto racconta una storia. La stele attica del V secolo a.C., con un giovane seduto e una pantera, ti guarda con la serenità di chi ha attraversato millenni. I sarcofagi dell’ipogeo delle Ghirlande, rinvenuti nei pressi delle catacombe Ad Decimum il cui ingresso scorre accanto quasi nascosto lungo la via che porta a Grottaferrata, parlano di un amore materno che sfida la morte: quello di Ebuzia Quarta per il figlio Tito Carvilio Gemello, sepolti insieme in un commovente, eterno abbraccio.
 
Sarcofagi di Ebuzia Quarta e del figlio Tito Carvilio Gemello, rinvenuti nei pressi della catacomba Ad Decimum
 
Camminando tra le sale, ti colpisce il silenzio, rotto solo dal suono tenue dei propri passi e dal canto lontano di un uccello che si leva dal cortile. È un silenzio che invita alla riflessione, che ti fa sentire parte di qualcosa di più grande: un ponte tra epoche, tra culture, tra il visibile e l’invisibile. Dalla finestra, lo sguardo si perde sui colli, dove il verde si mescola ai colori degli edifici della placida cittadina, e il cuore si riempie di una pace profonda, come se il tempo, qui, avesse deciso di fermarsi per lasciarti ascoltare la voce del mondo.
 
Ciborio cosmatesco del XIII secolo. Colonne tortili e arco ogivale
 
Lasciare l’Abbazia di San Nilo lascia un velo di malinconia nell'animo, quella che si prova quando ci si allontana da qualcosa di piacevole. Porti con te il profumo dell’incenso, l’eco di un canto antico, il rifulgere di un mosaico. È un luogo che regala sensazioni che non ci si stancherebbe di provare. E mentre ti allontani, con il sole che accende i colli di sfumature dorate, sai che tornerai, proprio perché sai che vorrai ritrovare ancora quelle atmosfere, ne sentirai la mancanza come accade per i bei sogni che non vogliono svanire.
 
Annunciazione, sportelli lignei XIII secolo