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martedì 7 maggio 2013

ROMA ANTICA NEL SUO SCRIGNO RINASCIMENTALE

Palazzo Altemps, Cortile interno


L'arte e la cultura come testimonianza e monito. Una bellezza senza eguali nel mondo sopravvive ancora nelle vie delle nostre città, ma la sua esistenza è messa a rischio dalla costante minaccia del degrado e dell'ignoranza, insieme causa ed effetto del declino che caratterizza i nostri tempi.
Fino a quando, tuttavia, resteranno aperte le splendide sale di luoghi magici come Palazzo Altemps, ultima tappa del viaggio attraverso i secoli nel Museo Nazionale Romano, dopo aver conosciuto le meraviglie di Palazzo Massimo, Crypta Balbi e Terme di Diocleziano, la luce della speranza in un futuro di civiltà non sarà spenta.

Cortile, portico settentrionale

"Palazzo Altemps", si legge nella guida ufficiale del museo, "si trova nel centro della città rinascimentale, tra Piazza Navona e il fiume Tevere, nella zona nord del Campo Marzio, dove scavi archeologici hanno individuato strutture e reperti databili tra il I secolo d.c. e l'età moderna". Uno scrigno rinascimentale che custodisce l'anima antica della Città Eterna. "Nel 1568 il palazzo fu acquisito dal cardinale Marco Sittico Altemps che affidò ad architetti e artisti del tempo importanti lavori di ampliamento e decorazione. La preziosa raccolta di statue antiche e la notevole biblioteca, ospitate nelle splendide sale affrescate, rappresentavano il fasto e il gusto aristocratico della famiglia".

Marte e sarcofago Grande Ludovisi

Moltissime e importanti le opere ospitate all'interno del sito, riconducibili alla sensibilità artistica delle famiglie più in vista dell'epoca. Dalla collezione Altemps e quella Boncompagni Ludovisi: "La celebre raccolta seicentesca di scultura antica della principesca villa Ludovisi sul Quirinale", si legge ancora nella guida del museo, "è stata fino a tutto il secolo XIX  meta obbligata per viaggiatori, artisti, e studiosi di tutto il mondo.

Marte e sarcofago Grande Ludovisi e Galata

Il nucleo principale della collezione fu acquistato dallo Stato nel 1901 ed è dal 1997 allestito a Palazzo Altemps". E poi le collezioni Brancaccio, Drago Albani e Mattei, fino alla raccolta Egizia, che illustra la fortuna di cui godette la religiosità orientale in età romana: "L'interesse per tale ambito artistico e culturale determinò il gusto egittizzante del collezionismo di antichità delle famiglie nobili romane", aggiunge la guida.

Passaggio di Plutone e Zeus

"Si possono ammirare sculture provenienti dall'Egitto insieme ad altre realizzate a Roma, rinvenute nell'Iseo e Serapeo del Campo Marzio e nel cosiddetto santuario del Gianicolo". Il Museo Nazionale Romano e Palazzo Altemps, gioielli di storia e arte, simboli della forza che risiede nella bellezza, unico antidoto al dilagare del nulla.


 Ares Ludovisi II sec. a.c.

giovedì 13 ottobre 2011

LA FINE E L'INIZIO

Cronaca di un collasso annunciato. Le fragili fondamenta economiche non riescono a sopportare il peso del traballante edificio europeo, ma soprattutto la posticcia unità monetaria non riesce a mascherare l’assenza di un’autentica unità politica, il solo cemento che possa rendere stabile qualsiasi entità statuale. E ora, ogni tentativo di salvare l’euro è solo vano e crudele accanimento terapeutico.
Potremmo dire, citando la recente e ormai celebre intervista rilasciata dal controverso trader Alessio Rastani alla Bbc, che ormai “nessuno se la beve”. Niente è riuscito a dare una parvenza di credibilità alle strategie di uscita dalla crisi. Sono lì a dimostrarlo i moti di piazza in Grecia, il rischio fallimento che incombe sull’Italia, tacendo di Spagna, Irlanda e Portogallo. Un problema inoltre, non solo europeo. Globale è l’economia, infatti, e globale è il corto circuito che essa ha creato. E chi dovrebbe intervenire non ha voce in capitolo. “Questo non è il momento di credere che i governi sistemeranno le cose” afferma Rastani nel cuore del suo intervento. “Loro non governano il mondo. Goldman Sachs governa il mondo. E a Goldman Sachs non importa questo pacchetto di misure di salvataggio e neanche importa ai grandi fondi di investimento”. Ignobile impostore che vede complotti dappertutto trasformando un’onesta banca d’affari nel simbolo della finanza che soverchia e calpesta l’interesse generale? Forse, ma guardandoci attorno per un secondo questo scenario potrebbe non apparire del tutto inverosimile.
E quando Rastani sottolinea che “Ai traders non importa che vi sia una situazione politica stabile e un’economia sana ma importa solo fare soldi”, rivelando candidamente, in relazione all’attuale drammatica situazione mondiale, “di andare a letto sognando una nuova recessione perché si possono fare molti soldi sui crolli finanziari” e soprattutto che “tutti possono farlo, sapendo come muoversi”, all’indignazione che deriva dall’apprendere in maniera così brutale le modalità di funzionamento del sistema, non può che seguire una lucida e onesta disamina del mondo che ci circonda e degli avvenimenti di questi ultimi anni, dai subprime in poi. Il coming out di Rastani, perciò, appare tutt’altro che fantasioso.
Se pensiamo alla situazione dell’Euro, infatti, abbiamo chiaro in mente che nessuna somma di denaro sarà mai sufficiente a sollevare dal baratro del debito gli Stati in crisi, e l’ostinazione suicida di chi intende proseguire sulla strada dei prestiti riuscirà solo a creare macigni ancor più grandi il cui peso andrà a gravare sulle spalle dei cittadini. Ma l’obiettivo non è salvare il popolo greco, e forse, poi, quello italiano, ma le maggiori banche continentali che hanno speculato sui debiti delle nazioni in difficoltà e ora rischiano di finire a fondo con queste. E tale operazione, come detto più volte, apertamente, da tutti gli “addetti ai lavori” del mondo economico e finanziario mondiale, verrà effettuata con soldi pubblici, ovvero di quelle popolazioni che stanno subendo sulla propria pelle le conseguenze di ciò che riempie di felicità la gente come Rastani.
Euro, finanza, banche, non sono elementi separati ma tasselli di un medesimo mosaico; sono componenti essenziali di un modello di sviluppo economico, quello occidentale, ormai adottato ob torto collo ovunque nel mondo. Si tratta quindi di mettere in discussione un’idea, non singoli aspetti. Cancellare un solo tassello non basta a rendere invisibile il mosaico. I giovani americani che poco tempo fa hanno protestato a New York, di fronte a Wall Street, non contestavano solo la borsa Usa, ma il simbolo e Sancta sanctorum di un sistema che ha sacrificato la politica, e con essa il concetto stesso di democrazia, sull’altare dei profitti e della libera circolazione del denaro e degli scambi. E c’è da credere che questo sia solo l’inizio. A quanto pare stiamo per arrivare a un crocevia della storia, e conviene fare attenzione a non farsi spingere sulla strada sbagliata.

Articolo pubblicato anche sul sito: giornaledelribelle.com