martedì 7 dicembre 2021

FORTEZZE E CATTEDRALI NELLA TERRA DEI SABINI

Fortezza di Rocchettine (XIII sec.) particolare del torrione est costruito edificato presumibilmente all'epoca dei Savelli nel XVI secolo.


Nei fiammeggianti colori dell'autunno i pendii del reatino si regalano agli sguardi in una veste speciale. Un caleidoscopio che esplora ogni sfumatura di rosso e marrone, fino all'arancione e al giallo e che non stanca mai gli occhi in contemplazione di tale spettacolo. Luoghi in cui la natura incanta e l'eredità culturale dei secoli trova adeguata cornice.

Rocchette (RI)


Come a Torri in Sabina, nel cui territorio si trovano immersi nel verde e nel silenzio tesori magnifici che emanano la magia della storia: le due fortezze gemelle di Rocchette e Rocchettine, poste a guardia del fiume Laia e dell'omonima gola e l'abbazia di Santa Maria della Lode, la "Cattedrale della Sabina". Le prime sorgono una dinanzi all'altra su due alture che dominano uno stretto passaggio percorso dall'affluente dell'Imele, a sua volta affluente del Tevere alcuni chilometri più a sud.

L'abbazia di Santa Maria della Lode (VIII sec.) nel comune di Torri in Sabina (RI)


Il paesaggio attorno alle rocche sembra emergere dalle pagine di una fiaba, o dai meandri di un sogno. Fitti boschi avvolgono impervi costoni rocciosi e solitarie vallate incastonate tra i monti. Al di sopra di tutto questo verdeggiante panorama si ergono, come guerrieri sopravvissuti al tempo, le due fortezze. Poco si sa di chi fondò Rocchette e Rocchettine, tranne il periodo in cui vennero costruite, il XIII secolo, e che furono dapprima denominate Rocca Guidonesca (Rocchettine) e Rocca Bertalda (Rocchette).

Colline verdeggianti dalla fortezza di Rocchettine


Dopo aver avuto molteplici padroni nel 1728 passarono entrambe alla Camera Apostolica. Allora le vicende dei due luoghi, fino a quel momento parallele, iniziarono a divergere. Rocchettine iniziò gradualmente ad essere abbandonata, fino al 1917 quando a seguito di una riorganizzazione dell'area Sabina il Cardinal Consalvi la assegnò al Comune di Torri in Sabina. Rocchette invece, pur trasformatasi da centro fortificato a rurale, continuò a vivere col suo tessuto originario e i suoi muraglioni a strapiombo.

Abbazia di Santa Maria della Lode, interno con affreschi XI e XII secolo


Rocchettine è indubbiamente più affascinante, grazie al suo orgoglioso profilo che evoca antiche saghe. Spiccano il torrione est, edificato presumibilmente all'epoca dei Savelli nel XVI secolo, e la torre quadrata sul lato nord, risalente alla prima fase di costruzione. All'interno del perimetro si trova la chiesa di S. Lorenzo completamente trasformata nel '700 in stile che ricorda il tardo barocco. Due bellissime mete il cui passato, in gran parte ancora avvolto dal mistero, ne amplifica la malia.

La chiesa di S. Lorenzo, completamente trasformata nel '700,
all'interno della fortezza di Rocchettine (XIII secolo)


A poca distanza da Rocchette e Rocchettine poi, sempre nel territorio di Torri in Sabina in una dolce piana ingentilita da alti alberi che ne esaltano lo splendore, si trova l'abbazia di Santa Maria della Lode, a Vescovio. Già da grande distanza è visibile il caratteristico campanile romanico di questa imponente struttura simbolo da sempre di spiritualità per tutto il territorio.

Abbazia di Santa Maria della Lode (VIII sec.), affreschi dell'altare. Visibile la luce proveniente dalla sottostante cripta dell'XI secolo, accessibile attraverso due passaggi ai lati del presbiterio. .


Edificata nell'VIII secolo è conosciuta infatti come "la Cattedrale della Sabina". All'interno si possono ammirare affreschi tra i più significativi del Lazio, realizzati nel Duecento e nel Trecento e raffiguranti scene dall'Antico e Nuovo Testamento, come il Sacrificio di Isacco. Ai lati del Presbiterio, sotto l'altare, si aprono due stretti passaggi che conducono alla suggestiva cripta dell'XI secolo, dove sono visibili i resti di affreschi rappresentanti animali sacri.

Particolare della cripta dell'XI secolo al di sotto del presbiterio dell'abbazia di Santa Maria della Lode,
nel comune di Torri in Sabina (RI)


Nell'area circostante l'abbazia si trovano i resti dell'antica città romana di Forum Novum risalente al II secolo a.c. Le rocche gemelle e la Cattedrale della Sabina, un itinerario tra natura e storia nell'identità culturale di questo lembo di Lazio tra Umbria e Abruzzo.

Particolare degli affraschi nella cripta (XI secolo) dell'abbazia di Santa Maria della Lode (VIII sec.),
nel comune di Torri in Sabina (RI)

venerdì 12 novembre 2021

L'ANTICA FERENTUM ILLI E L'ABBAZIA DEI DUCHI LONGOBARDI, TESORI IN VALNERINA

 

L'abbazia di S.Pietro in Valle fondata nell'VIII secolo dal settimo duca longobardo di Spoleto Foroaldo II

Il parco fluviale del Nera, paradiso verde dell'Umbria in provincia di Terni, con le sue strette vallate protette da ripidi pendii montuosi avvolti dal delicato abbraccio dei boschi, non custodisce solo la scrosciante meraviglia della cascata delle Marmore ma molti altri tesori da scoprire: borghi antichi, rocche misteriose e solitarie abbazie nate dal mito e dal potere della fede.

La rocca di Precetto (XI-XII sec.) una delle due parti in cui è diviso dal fiume Nera il borgo di Ferentillo


A circa 15 minuti d'auto dal celebre salto d'acqua, risalendo la strada verso nord, troviamo il Comune più esterno del parco, Ferentillo. Suggestivo e inconfondibile il profilo di questo paesino diviso dalle acque placide in due entità: Matterella, ai piedi del monte Gabbio e Precetto, a quelli del monte Sant'Angelo sulla riva opposta. Tutt'attorno verde a perdita d'occhio, nella tonalità più chiara, quasi argentea, degli ulivi disposti in armoniosi terrazzamenti, e in quella più scura dei fitti boschi impenetrabili allo sguardo.

La rocca di Matterella (XI-XII sec.), sul versante opposto rispetto a Precetto.
Insieme costituiscono il nucleo di Ferentillo


La tradizione vuole che i primi abitanti dell'area fossero coloni dedotti dal re Liutprando nell'VIII secolo dall'antica cittadina di Ferentum, o Ferento, a 3 chilometri da Viterbo. Il nome attuale del borgo sul Nera quindi, deriverebbe dal latino Ferentum Illi, ossia "quelli di Ferento", dal luogo natìo di quei primi cittadini.

La rocca di Precetto dall'interno. Visibili molte parti delle fortificazioni con i classici merli guelfi


Simbolo di Ferentillo sono le sue rocche alto medievali edificate tra l'XI e il XII secolo, che dominano i due nuclei. Quella di Matterella, originariamente Mater-illae, "piccola madre" o "quella madre" era posta a controllo della Valnerina a sud e della Val Suppegna a nord. La rocca di Precetto sul lato opposto conserva ancora i contrafforti con i caratteristici merli guelfi. Entrambe facevano parte di un anello di fortificazioni a protezione dell'allora potente abbazia di S. Pietro in Valle, sita a pochi chilometri a nord.

Scorcio della Val Suppegna dall'abbazia di S. Pietro in Valle (VIII secolo)


Oggi quel luogo santo non possiede più la forza politica di un tempo ma conserva intatta, tuttavia, quella spirituale e artistico culturale. Scrigno di sapienza dal periodo longobrdo al Rinascimento ed oltre, questo diamante incastonato nella natura è simbolo della religiosità benedettina in Valnerina. Le vicende legate alla sua fondazione abbracciano storia e mito.

Chiesa abbaziale di S. Pietro in Valle, ciclo di affreschi nella parete di sinistra della navata (metà XII secolo). Scene dell'Antico e Nuovo Testamento. L'autore, ignoto, supera i canoni artistici bizantini (immobilismo, ieraticità) e anticipa le tendenze dell'arte romanica del XIII secolo


Protagonisti due dei trecento profughi siriaci, Lazzaro e Giovanni, che fuggirono nel VI secolo dalle persecuzioni ariane in Medio Oriente stabilendosi in una grotta in val Suppegna, nei pressi di un precedente insediamento romano. Nel 575 Giovanni morì lasciando Lazzaro, suo cugino, in solitudine. Fu allora che, secondo la leggenda, S. Pietro venne in sogno al duca longobardo di Spoleto Foroaldo I e gli suggerì di recarsi in Val Suppegna per incontrare un sant'uomo. Il duca, colpito dalla figura di Lazzaro, costruì il primo cenobio per ospitare lui e la comunità di monaci che poi si formò sotto la regola di S. Benedetto.


Chiesa abbaziale di S. Pietro in Valle, ciclo di affreschi nella parete di destra della navata (metà XII secolo). Scene dell'Antico e Nuovo Testamento. L'autore, ignoto, supera i canoni artistici bizantini (immobilismo, ieraticità) e anticipa le tendenze dell'arte romanica del XIII secolo


Più di un secolo dopo, nel 720, fu il settimo duca longobardo di Spoleto, Foroaldo II, ad entrare in quest'avvincente storia, ritirandosi proprio a S. Pietro in Valle dopo aver fondato l'abbazia. Ancora oggi sotto l'altare maggiore della chiesa abbaziale si trovano i meravigliosi sarcofagi contenenti le spoglie dei santi Lazzaro e Giovanni e di Foroaldo II.

Altare maggiore longobardo (VIII sec.) e abside della chiesa abbaziale di S.Pietro in Valle. Gli affreschi sono opera del Maestro di Eggi (XV sec.) e rappresentano il Cristo Pantocrate con Santi eremiti e S. Benedetto assiso in trono..


L'abbazia di S.Pietro in Valle crebbe in forza e prestigio nel corso dei secoli successivi. A testimonianza di questo gli innumerevoli tesori conservati all'interno delle sue mura. Un patrimonio unico dominato dal ciclo di affreschi di scuola romana della metà del XII secolo che adornano le pareti.

Chiesa abbaziale di S. Pietro in Valle, altare del transetto di sinistra. Due sarcofagi romani (III-IV sec.) sovrapposti: quello più in basso reca la figura del defunto sorretto da vittorie alate. Quello superiore reca l'immagine del defunto togato. All'interno le reliquie dei Santi Lazzaro e Giovanni.


Un racconto in immagini di storie del Vecchio e Nuovo Testamento di un autore ignoto che superò il bizantinismo, con le sue figure immobili e ieratiche, anticipando di oltre un secolo le tendenze dell'arte romanica del XIII secolo. Tanto che si ipotizza che il Cavallini e Giotto abbiano studiato gli affreschi di S.Pietro in Valle, che è stato sicuramente il cantiere pittorico più importante dell'Umbria fino alla costruzione della basilica di Assisi.


Chiesa abbaziale di S. Pietro in Valle, altare del transetto di destra. Sarcofago (II sec.) detto di Foroaldo II, il settimo duca longobardo di Spoleto morto nel 728 e lì sepolto. In marmo con cinque nicchie divise da colonnine tortili. Raffigurati un Satiro, una Menade, Dioniso con Negride, un Sileno.


Assolutamente degni di nota, poi, il magnifico altare longobardo, VIII secolo, gli affreschi dell'abside, XV secolo, con il Cristo Pantocrate e soprattutto i sarcofagi dell'altare maggiore e del transetto contenenti le reliquie dei santi eremiti e del duca di Spoleto Foroaldo II.

Madonna in trono con Arcangelo Michele e Gabriele (1452) nicchia dell'altare di destra nel transetto.


Luoghi di stupefacente bellezza e fascino vivono in Valnerina. Perle di natura e cultura, arte e storia che rappresentano l'anima profonda di una terra e delle sue comunità.

sabato 16 ottobre 2021

SULL'ALTOPIANO, ALLA RICERCA DELLA "CAPPELLA SISTINA D'ABRUZZO"

Bominaco (AQ), Oratorio di S. Pellegrino noto anche come "La Cappella Sistina d'Abruzzo". Particolare dell'interno con gli straordinari affreschi duecenteschi

Non si può lasciare la Provincia aquilana senza aver assaporato le atmosfere e i paesaggi dell'altopiano di Navelli. Un itinerario spettacolare che si snoda tra il Capoluogo e il borgo di Capestrano, lungo la statale 17. Il percorso può essere svolto tanto da sud, uscendo dalla A-25 direzione Pescara presso il casello di Bussi-Popoli, quanto dalla parte opposta, laddove l'A-24 incontra L'Aquila.

Capestrano (AQ), il castello Piccolomini-Medici


Il passaggio da sud permette di immergersi in panorami selvaggi e suggestivi con pochi centri abitati, più numerosi invece arrivando dall'altra direzione.
Dopo essersi lasciati alle spalle la stretta vallata che accoglie chi lascia l'autostrada a Bussi ci si addentra in una piana coronata da montagne. Dopo pochi minuti di strada immersa nel bosco si scorge Capestrano, la prima tappa del viaggio.

Dalle mura del castello di Capestrano si può godere di una vista impareggiabile sulla vallata sottostante


Situata a 734 metri d'altezza sul crinale che separa la piana di Navelli dalla conca di Ofena e luogo natio del predicatore S.Giovanni da Capestrano, questo paesino è noto soprattutto per il celebre rinvenimento, nel 1934, della statua italica del VI secolo a.c. denominata Guerriero di Capestrano, oggi simbolo stesso della Regione custodito nel museo archeologico nazionale d'Abruzzo a Chieti. Domina l'abitato l'imponente castello, appartenuto ai Piccolomini e successivamente ai Medici, ben conservato e visitabile con la sua meravigliosa vista.

Castello di Capestrano (AQ), particolare dall'interno delle imponenti mura 


Terminata la visita all'antico maniero, nella contemplazione della sua bellezza, ci si rimette in marcia verso quell'altopiano che prende il nome dal delizioso borgo che vi si affaccia.
Anche a Navelli, come altrove, sono ancora visibili le ferite inferte dai terremoti che periodicamente, purtroppo, colpiscono questa splendida terra, ma molto è già stato fatto per una ricostruzione nel segno della tradizione e del rispetto per il paesaggio e la storia del territorio. Si ricostruisce com'era dov'era. Solo così del resto è possibile salvare l'anima e le radici delle comunità.

Il ciborio del 1223 con candelabro per il cero pasquale nella chiesa di S. Maria Assunta a Bominaco. Perla dell'altopiano di Navelli (AQ).


Un'anima che sopravvive non solo a Navelli ma anche nella tappa successiva, lungo la statale che procede dritta. Uno dei gioielli più scintillanti di questo lembo d'Abruzzo: Bominaco. Sembra incredibile che questa piccola frazione a quasi 1000 metri d'altezza custodisca tali perle e che queste, inoltre, non siano state minimamente toccate, come per miracolo, dalla violenza degli ultimi terremoti.

A Bominaco, oltre all'oratorio di S.Pellegrino troviamo la splendida chiesa romanica di S.Maria Assunta, eretta tra l'XI e il XII secolo. Tra i tesori all'interno anche un meraviglioso ambone a bassorilievi


Qui infatti troviamo quella che viene definita "La Cappella Sistina d'Abruzzo", l'Oratorio di S. Pellegrino. Fu ricostruito nel 1263 sul luogo in cui, secondo la tradizione, precedentemente Carlo Magno inaugurò una chiesa. Semplice all'esterno è interamente decorato all'interno da affreschi duecenteschi opera di artisti noti come "Maestro della Passione", "Maestro dell'infanzia", "Miniaturista". Uno spettacolo sbalorditivo i cui nomi misteriosi degli autori riportano alla magnificenza di un altro luogo magico: la Cripta di S. Magno ad Anagni, nel frusinate. Anche lì infatti gli autori degli stupendi affreschi che ornano i sotterranei della cattedrale romanica di S. Maria Assunta, avevano nomi egulmente criptici come "Maestro delle traslazioni", "Maestro Ornatista" e "Maestro di Anagni".

Particolare della chiesa di S.Maria Assunta a Bominaco (AQ). La parte posteriore a tre absidi con la centrale più alta delle laterali.


Tornando a Bominaco, assolutamente da vedere anche la grande ed armoniosa chiesa romanica di S. Maria Assunta a pochi metri dall'oratorio di S. Pellegrino, eretta tra l'XI e il XII secolo. L'interno è impreziosito da un ciborio del 1223, da un bellissimo candelabro per cero pasquale e da un ambone a bassorilievi, mentre l'esterno è semplice ed essenziale, tranne che per l'archivolto del portale e l'architrave, decorati finemente con motivi e figure. Da non perdere la salutare passeggiata, infine, che conduce ai resti del castello medievale sulla cima del colle. Pochi minuti di salita valgono il panorama strabiliante che si gode una volta giunti lì.

Bominaco (AQ), Chiesa romanica di S.Maria Assunta. Particolare della facciata con archivolto del portale decorato con motivi a palmette e pannocchia. L'architrave alterna alle palmette un motivo floreale con un leone al centro.


Ora l'itinerario punta in direzione de L'Aquila, non prima di una deviazione all'altezza di Prata D'Ansidonia per una visita ai ruderi di Peltuinum, città dei Vestini e poi dei Romani traversata dalla via Claudia Nova. Visibili i resti delle mura, del teatro e dell'anfiteatro. Pur essendo l'area parzialmente chiusa per scavi uno sguardo è possibile anche da oltre le transenne.


Particolare del rosone nella facciata posteriore dell'oratorio di S.Pellegrino, "La Cappella Sistina d'Abruzzo".

Dopo Prata d'Ansidonia la via scende con decisione. Si lascia l'altopiano verso il Capoluogo abruzzese al termine di una giornata indimenticabile.
Mentre ci si avvicina alla fine del viaggio si ritorna alle memorie dell'incanto appena vissuto e si riflette su quanti ancora siano i tesori che questa Regione unica riserva al visitatore in cerca di libertà ed infinito. Alla prossima avventura.

I resti del castello di Bominaco dominano dall'alto l'area della chiesa di S.Maria Assunta e dell'oratorio di S. Pellegrino

giovedì 16 settembre 2021

LA VALLE DELL'ATERNO, ITINERARIO D'ABRUZZO TRA STORIA E AVVENTURA

La chiesa di S. Maria delle Grotte (o Ad Cryptas) di Fossa, prima tappa dell'itinerario lungo la valle del fiume Aterno. All'interno due cicli di affreschi tra i più antichi del medioevo abruzzese
 
Si può arrivare nel silenzioso e suggestivo paesino di Fossa, a pochi chilometri da L'Aquila, passando per il Capoluogo e dirigendosi poi verso est, attraversando il fiume Aterno. Oppure scendere dall'altopiano delle Rocche più a sud incontrando gli scorci unici del parco Sirente Velino. In entrambi i casi il paesaggio è quello splendido delle vette d'Abruzzo, con il Gran Sasso a dominare maestoso e torreggiante.

Particolare dell'abside nella chiesa in stile cistercense di S. Maria delle Grotte, o Ad Cryptas

Fossa costituisce la prima tappa di uno degli itinerari più affascinanti della Regione, lungo la valle del fiume che lambisce la città più importante dell'area nel proprio cammino dai monti della Laga al mare Adriatico.
 
Particolare dell'Ambone nella chiesa di S. Maria delle Grotte o Ad Cryptas di Fossa

Alle porte del piccolo borgo aggrappato ad uno sperone roccioso, tuttora caratterizzato da importanti lavori di ricostruzione post-sisma, si trova il gioiello più brillante: la duecentesca chiesa di S: Maria delle Grotte, o Ad Cryptas. Semplice l'esterno ispirato a forme gotiche, all'interno, che segue modelli cistercensi, custodisce due dei cicli di affreschi più antichi del medioevo abruzzese. Quelli a destra e in fondo sono di scuola benedettina del XIII secolo, mentre quelli di sinistra sono di scuola toscana tra il XIV e il XV secolo.

Sguardo alla parete settentrionale della chiesa di S. Maria delle Grotte o Ad Cryptas, riedificata dopo un sisma nel 1313 ed affrescata da pittori di scuola toscana

Un luogo che merita tempo per assaporarne tutte le emozioni, e la cui bellezza spinge alla meditazione e alla riflessione sulla sapienza e la sensibilità che portarono alla creazione di tanta magnificenza.

Particolare degli affreschi all'interno della chiesa di S. Maria delle Grotte, o Ad Cryptas, di Fossa

Lungo la strada che corre sinuosa nel verde della vallata si incontrano borghi e scorci incantevoli. Fontecchio ad esempio, il centro urbanisticamente più interessante dell'area. Ben conservato nella sua anima medievale accoglie il visitatore negli stretti e ripidi vicoli su cui affacciano edifici già rinnovati dopo il sisma o ancora sottoposti ad opere di ricostruzione. Le ferite inferte dal terremoto sono ancora visibili, come altrove del resto, ma traspare la volontà di rinascere nel rispetto delle proprie radici.

Fontecchio, la porta dei Santi sulla quale si staglia la torre dell'orologio

Dopo Fontecchio la strada conduce alla destra idrografica dell'Aterno per poi arrampicarsi sul fianco dei monti, dando l'opportunità di godere ancora di panorami dal fascino selvaggio e solitario. Si arriva così a Castelvecchio Subequo, sorto nel medioevo nei pressi della città peligna e poi romana di Superaequum.

Fontecchio, la porta dei Santi

Simbolo di questo grazioso borgo è la chiesa di S. Francesco, fondata nel 1288 e modificata nel 1647 con l'aggiunta della facciata barocca. All'interno lo straordinario altare maggiore in noce scolpito ed intagliato nel XVII secolo, e la cappella laterale dedicata al Santo di Assisi, affrescata tra il XIV e il XV secolo con storie relative alla sua vita.

Castelvecchio Subequo, interno della chiesa di S. Francesco fondata nel 1288 e modificata nel 1647. Il fastoso altare maggiore in noce intagliato e decorato nel XVII secolo 

Il viaggio nella Valle dell'Aterno consente di vivere in breve tempo una piccola sintesi dello spirito culturale d'Abruzzo: antiche chiese ricche d'arte e spiritualità, paesaggi assorti che portano alla contemplazione e speciali silenzi che solo la Natura incontaminata può regalare in questo meraviglioso lembo di Italia.

Castelvecchio Subequo, chiesa di S. Francesco. La cappella dei conti di Celano, o di S. Francesco affrescata con storie relative alla vita del Santo

giovedì 26 agosto 2021

LE PENDICI DEL VELINO CUSTODISCONO NATURA E ARTE

 

Il sito di Alba Fucens con i monti del Parco Naturale Regionale Sirente Velino sullo sfondo

La Marsica è una parte molto affascinante d'Abruzzo, uno dei suoi rari lembi pianeggianti con l'ex lago del Fucino al centro e una corona di vette attorno, meritevoli d'essere esplorate tanto d'inverno quanto d'estate.
Una di queste è il monte Velino che, assieme al Sirente, dà il nome ad uno dei molteplici parchi che caratterizzano la Regione.

Magliano de' Marsi, chiesa di S. Lucia XIII sec.


Alle pendici dell'imponente cima che raggiunge i 2487 metri d'altezza, il territorio non offre solo natura splendida e panorami dalla grazia selvaggia, ma anche innumerevoli tesori storico culturali. Borghi solitari aggrappati alla roccia e alla ripida terra, circondati dal verde e custodi di identità e tradizioni.


Rosciolo de' Marsi, chiesa di S. Maria in Valle Porclaneta (X sec.)


Come Magliano de' Marsi e la sua frazione di Rosciolo de' Marsi. Senza dimenticare l'antica città romana di Alba Fucens a pochi chilometri di distanza. Il primo centro può vantare la meravigliosa chiesa di S. Lucia eretta nel XIII secolo in forme d'ispirazione borgognona, con la facciata a tre portali in stile cistercense e il raffinato rosone ogivale.

Elaboratissimo rosone ogivale della chiesa di S. Lucia di Magliano de' Marsi


Ai lati di questo, molto interessanti le due coppie di formelle duecentesche incassate in cornici riccamente decorate. All'interno figure di uomini, animali e mostri. Sotto una di queste, nella cornice di sinistra guardando la facciata, si può scorgere la scritta palindroma sator arepo tenet opera rotas. Il suggestivo "quadrato magico" ritrovato in molteplici siti in tutta Europa e associato a numerose ipotesi interpretative.

Una delle due coppie di formelle duecentesche, poste ai lati del rosone ogivale delle chiesa di S. Lucia a Magliano de' Marsi. Tra le zampe della figura di sinistra si può scorgere una scritta.


Tra cui quella relativa alla cruces dissimulatae, un artificio escogitato dai primi cristiani per adorare la croce segretamente. Dato che, come scoprì nel 1926 Felix Grosser, pastore evangelista di Chemnitz, le 25 lettere del Quadrato possono essere disposte in modo tale da formare la parola Paternoster incrociata tra una A e una O, corrispondenti latine dell'alfa e omega dell'alfabeto greco, ovvero il principio e la fine di tutte le cose.

Tra le zampe di una delle figure contenute all'interno delle formelle ai lati del rosone ogivale di S. Lucia a Maghliano de' Marsi si scorge la scritta palindroma sator arepo tenet opera rotas. Il suggestivo "quadrato magico" ritrovato in molteplici siti in tutta Europa e associato a numerose ipotesi interpretative


A poca distanza da Magliano de' Marsi troviamo la sua deliziosa frazione di Rosciolo de' Marsi a 910 metri di quota. Antica fattoria romana della gens Roscia nel 91 a.c. , da cui il nome Rosculum , è un castello medievale attorno all'anno mille. Successivamente l'abate Desiderio, poi Papa Vittore III, vi istituisce un'abbazia benedettina la cui chiesa, nota oggi con il nome di S. Maria in Valle Porclaneta, rappresenta un autentico gioiello.

La chiesa di S. Maria in Valle Porclaneta conserva al proprio interno incredibili tesori d'arte: l'Ambone, l'Iconostasi e il Ciborio con numerosi affreschi anche di secoli successivi.


Un magnifico esempio di architettura romanica dell'XI secolo conserva al proprio interno incredibili tesori d'arte: l'ambone del 1150 con pilastrini ottagonali, la coeva iconostasi a colonnine tortili, il ciborio pure databile 1150 su quattro colonne con copertura ottagonale e numerosi affreschi anche di secoli successivi.

Il magnifico ambone della chiesa di S. Maria in Valle Porclaneta di Rosciolo de' Marsi (X sec.)


L'edificio, autentica perla del territorio, è incastonato nel bosco di querce secolari sotto lo sguardo delle alte rocce che osservano il visitatore mentre, tenendo il profilo del monte Velino alla propria sinistra, egli procede in direzione di Alba Fucens.

Chiesa di S. Maria in Valle Porclaneta (X sec.) . Si scorgono ambone, iconostasi e ciborio.


A pochi minuti d'auto da Magliano de' Marsi si trova infatti la più nota città antica d'Abruzzo, fondata dai Marsi e poi dal 304 a.c. importante centro romano sulla via Tiburtina Valeria. Dal foro alle terme, fino alla basilica, al santuario di Ercole e all'affascinante anfiteatro del I sec. d.c. di cui rimangono le gradinate.

Alba Fucens, la più nota città antica d'Abruzzo fondata dai Marsi e poi dal 304 a.c. importante centro romano sulla via Tiburtina Valeria


Ci si incammina sul basolato perfettamente conservato mentre i secoli di storia si manifestano attorno, regalando emozioni che fluttuano tra le vette.
Il Parco Naturale Regionale Sirente Velino guarda la piana del Fucino e sembra invitare gli amanti della Natura e della bellezza ad abbandonarsi alla contemplazione degli incredibili paesaggi e dei secoli di identità, cultura e spiritualità che ancora vivono all'interno dei propri confini.


Alba Fucens, anfiteatro del I sec. d.c. ancora oggi utilizzato per spettacoli all'aperto