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Il Cortile dei Leoni della Rocchetta Mattei, ispirato a quello ben più ampio dell'Alhambra di Granada |
I monti a sud della città felsinea si svelano come un antico scrigno, dove ogni scorcio
sembra custodire un segreto. Dai fitti boschi, ricchi di ogni sfumatura che la natura sa creare, che scorrono lungo la strada punteggiata da antichi borghi spunta su una collina la Rocchetta Mattei, un castello fiabesco che narra storie di un tempo lontano, sospeso.
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La Cappella, realizzata con materiali locali quali gesso, cemento, mattoni e legno. Con i caratteristici archi, che ricordano delle palme, ispirati a quelli della Mezquita di Cordova. |
L’aria è fresca e profumata e il cielo si
apre come una tela dove le nuvole disegnano
arabeschi che ricordano gli intricati decori del castello che già
attende. Le sue torri svettano presentando al visitatore l'incredibile misto di
stili che caratterizza il maniero: moresco, gotico, orientale. Unico, come se il conte Cesare Mattei, il suo eccentrico ideatore,
avesse voluto fondere in un’unica visione tutti i sogni che aveva
raccolto nei suoi viaggi e nei suoi studi.
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Dalla Cappella si sale al Giardino pensile dal quale si ha una visuale unica sugli edifici della Rocchetta |
Varcare l’ingresso in stile moresco è come
attraversare un portale verso un’altra dimensione. L’imponente scalone
in pietra arenaria accoglie con grande solennità,
mentre la luce filtra dalle vetrate colorate dipingendo riflessi che
danzano sulle pareti. Le stanze si susseguono come capitoli di un libro, ognuna con
un carattere proprio: archi ogivali si alternano a decorazioni
orientali, mosaici scintillanti si specchiano in pavimenti che
raccontano storie di maestria artigianale. È un luogo che non si lascia
afferrare facilmente: ogni angolo nasconde un dettaglio, un simbolo, un
enigma che invita a fermarsi, a osservare, a riflettere.
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Ingresso moresco al castello. La scalinata in pietra arenaria che sale fino al cortile principale è decorata con numerose statue. |
Ma la Rocchetta non è solo un’opera d’arte. È
anche un luogo che parla al cuore. Da ogni finestra lo sguardo si perde
sull’Appennino, un mare di colline che si stende all’infinito,
interrotto solo dal profilo di qualche antico campanile. Il silenzio qui
è profondo, rotto solo dal canto di un uccello o dal frusciare delle
foglie mosse dal vento. È un silenzio che non opprime, ma consola, come
un abbraccio della natura che ti ricorda quanto sia prezioso fermarsi a
respirare, a sentire, a essere. In questo scenario la Rocchetta sembra
quasi un miraggio, un’oasi di bellezza e mistero che testimonia di un’epoca in cui gli uomini osavano sognare.
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La torre dell'ingresso moresco. La finestra ha come balaustra la copia in marmo del pulpito "pomposiano" conservato al Louvre di Parigi. |
La storia di Cesare Mattei è quella di un personaggio da romanzo.
Nato nel 1809, dedicò la sua vita alla
costruzione del castello e alla diffusione dell'Elettromeopatia, medicina
alternativa da lui ideata che attirò l’attenzione di intellettuali come Fëdor
Dostoevskij, che citò il conte nei “Fratelli Karamazov”. Ma oltre la fama, ciò che colpisce è la visione: la Rocchetta non è
solo un edificio, è un manifesto, un luogo dove arte, scienza e
spiritualità si fondono in un’armonia che sfida il tempo e mira a trasmettere desiderio di dare corpo all'eternità.
Tornando verso la pianura al termine del viaggio nel sogno di Mattei, mentre il sole tramonta sull’Appennino disegnando profili onirici, un senso di meraviglia e di pace accompagna il visitatore. Ed egli sa che un pezzo di quella visione resterà nell'animo come un’eco di bellezza e poesia.