Tutto ebbe inizio con una corsa. Quella di William Webb Ellis, studente della public School di Rugby, cittadina inglese del Warwickshire, considerato il creatore di una tra le discipline più affascinanti del mondo. Un pomeriggio di novembre del 1823, infatti, gli allievi dell’istituto stavano giocando una partita di pallone tra classi nel Big Side, il terreno di gioco della scuola. Il giovane William, all’improvviso, "con grande disprezzo delle regole del football così com'era giocato a quell'epoca, prese il pallone tra le braccia e corse con quello, dando origine alla principale caratteristica del gioco del rugby". Recita così la targa ancora oggi conservata nel cortile del College, accanto alla statua di Ellis.
La celebrazione di un mito, la storia di un ragazzo di 16 anni povero e di origini irlandesi, alunno in una scuola per ricchi rampolli dell’aristocrazia britannica solo grazie al sussidio concesso dall’esercito inglese, dopo la morte in battaglia del padre James. Sempre ai margini, l’inventore del Rugby. Poi il destino di manifestò sotto forma di gesto rivoluzionario, creatore. Una bella favola di ribellione e libertà. E forse null’altro. L’unica fonte che conferma la storia della folle corsa nel Big Side, infatti, è Matthew Holbeche Bloxam, antiquario e compagno di scuola per qualche anno di Ellis, che per rispondere a una lettera pubblicata sul The Standard, nella quale ci si interrogava sulle origini dello sport ovale, pubblicò un articolo sul Meteor, il giornale della public school di Rugby. L’articolo ricordava l’eretica impresa: “Nella seconda metà del 1823, circa 57 anni fa, fu provocato, senza alcuna premeditazione, quel cambiamento delle regole che distinse il gioco della scuola di Rugby da tutti gli altri. Un ragazzo di nome Ellis - William Webb Ellis - […] mentre giocava nel Bigside a football in quella metà dell'anno, raccolse la palla tra sue braccia. Stando così le cose, secondo le regole di allora, avrebbe dovuto correre verso l'indietro fin dove avesse voluto, senza lasciare la palla, perché gli avversari potevano soltanto avanzare fino al punto in cui aveva afferrato il pallone, e non potevano attaccare fino a quando lui non avesse calciato la palla o l'avesse piazzata a terra in modo tale che un suo compagno potesse calciarla. […] Ellis, per la prima volta, trasgredì questa regola e, impadronendosi della palla, anziché arretrare, corse in avanti con la palla in mano verso la linea di meta avversaria […]”.
Molti, tuttavia, nutrivano dubbi sulla veridicità della testimonianza così, nel 1895, sette anni dopo la morte del vecchio antiquario,
Una disciplina sempre al confine tra verità storica e fiaba, quindi, nata nel mito e cresciuta in esso fino ai giorni nostri. Oltre la corsa del giovane Ellis, infatti, troviamo la leggenda del Cucchiaio di legno, riconoscimento simbolico che viene ironicamente assegnato alla squadra che arriva ultima in ogni edizione del Sei Nazioni, antico torneo a cui partecipa dal 2000 anche l’Italia. Storia romantica quella del celebre cimelio, che fu assegnato per la prima volta all'Irlanda e al Galles ex aequo nel 1883. Fino al 1904, infatti, l'utensile esisteva veramente: William Bolton, giocatore inglese, introdusse la tradizione per "gratificare" i colleghi irlandesi, sempre sconfitti. Il cucchiaio, acquistato da Bolton durante una vacanza in Svizzera nel cantone dei Grigioni, era simile a quello che i produttori elvetici di formaggio utilizzavano per girare il caglio. Dal 1904, però, per ignote vicissitudini, di tale “premio” si sono perse le tracce. Una delle innumerevoli leggende che avvolgono il mondo ovale vuole che il Cucchiaio di Legno sia oggi conservato in un austero maniero scozzese nelle isole Orcadi.
Non meno affascinante, poi, è la storia della Calcutta cup, uno dei trofei più antichi al mondo, assegnato per la prima volta nel
Il presente si nutre di passato, così come la realtà si alimenta di mito. "Il rugby è trenta uomini che inseguono un sacco di vento" diceva poeticamente Willie John Mc Bride, ex nazionale irlandese, e sembra essere questa la chiave di lettura di uno sport al contempo moderno e romantico.
martedì 19 gennaio 2010
RUGBY, UNO SPORT TRA STORIA E MITO
La statua di William Webb Ellis nella Public School di Rugby
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